L’arte contemporanea si presenta a noi multiforme, esplora l’infinito delle tecniche e della materia e proprio per questo la si ama oppure no. Spesso però la reticenza nei suoi confronti è dettata dalla paura o dalla naturale distanza che si crea quando non si è in grado di comprenderla.
Il fascino del contemporaneo risiede proprio in quel suo lato oscuro, misterioso e imprevedibile. E quando la materia dell’opera incarna in sé queste suggestioni ecco che la magia è completa! Non lasciatevi però frenare dai dubbi e dalla paura di non essere in grado di gestire opere di questa portata. La materia all’apparenza più fragile, se compresa, diventa facilmente gestibile.
Così è la cera.
Francesco Sena, artista torinese classe ’66, utilizza la cera per le sue opere sperimentandone caratteristiche e potenzialità ormai da molti anni.
I primi lavori consistevano in dipinti su legno ricoperti da uno spesso strato di cera semitrasparente, un filtro, una barriera tra le figure rappresentate e lo spettatore. Dopo aver vagliato la possibilità di utilizzare alcune resine per creare questa distanza, Sena ha scelto la cera per il suo aspetto opalescente e per la sua dimensione “di memoria”. La cera ha poi un particolare fascino tattile che spinge la maggior parte delle persone a sfiorarla: “essa rimane lì, sospesa nella mente dando una sensazione di mistero”.
L’artista negli anni ha sperimentato numerosi materiali cerosi partendo dalla paraffina, che però risultava troppo rigida, per poi provare delle mescole di diverse cere, che tuttavia presentavano una colorazione non omogenea, fino ad approdare alla cera microcristallina: trasparente, colorabile, resistente e sufficientemente elastica da non fratturarsi.
Dopo i primi lavori in cui l’elemento della cera era utilizzato dall’Artista come filtro, colata orizzontalmente sui suoi pannelli dipinti così da creare uno spesso strato, man mano che la ricerca avanzava, Sena cominciò ad utilizzarla anche per fare scultura, immergendoci foglie, colandola con siringhe su strutture in polistirolo e su pannelli per creare paesaggi in rilievo quasi come una pittura materica.
Spatolata, scaldata, colata, colorata, modellata, la cera si presta a molteplici utilizzi mantenendo sempre la sua aura di mistero e fragilità. Ma questo materiale è davvero così delicato?
In realtà non molto, almeno non più di altri materiali. Secondo l’esperienza di Sena stesso, uno dei degradi possibili di questo materiale è l’ingiallimento dovuto all’esposizione alla luce diretta prolungata nel tempo, esattamente come la carta o la vernice di un dipinto.
Un dubbio, poi, che a tutti sorge, dal momento che la nostra unica esperienza con la cera è di solito sotto forma di candele da utilizzare con il fuoco, è se ci sia il rischio che si sciolga con il calore. In realtà la sua temperatura di fusione è di circa 60°C, non una temperatura facile da raggiungere in ambiente domestico, insomma! È sufficiente quindi fare attenzione a non esporre le opere in cera sopra un calorifero o conservarle in un luogo esposto al calore del sole di agosto per evitare spiacevoli inconvenienti.
Un’altra sua fragilità, a cui però si può ovviare con semplici accortezze, è il pericolo di sfregamento o graffio. Essendo quelle di Sena opere pensate per essere fruite senza un vetro o una teca di protezione, esse necessitano di un’attenzione particolare nella scelta della collocazione: sarà consigliabile evitare, ad esempio, aree di passaggio o ad altezza sedie.
A ben vedere quindi, tutte le problematiche sopra descritte sono le stesse a cui fare attenzione se si ha a che fare con opere su carta o dipinti senza vetro. La cera è, insomma, un materiale perfettamente conservabile e non meno resistente di molti altri utilizzati nelle opere di arte contemporanea. Con qualche accortezza e un po’ di buon senso, quindi, le opere realizzate con questo materiale affascinante “possono durare per sempre”.