Valori in calo ma aumentano le transazioni
Il mercato dell’arte ha registrato un calo del 12%, chiudendo il 2024 con un valore totale delle vendite globali pari a 57,5 miliardi di dollari: questo è il dato chiave che emerge dall’ultimo report annuale di Art Basel e UBS, pubblicato la settimana scorsa.
Dal report emerge, però, anche un altro dato fondamentale: se da un lato si è registrato un calo in termini di valore, dall’altro c’è stato un aumento nel numero delle transazioni. Un dato che offre speranza per il futuro del mercato dell’arte, suggerendo un ampliamento della base di acquirenti e una maggiore possibilità di diversificazione.
Infatti, la perdita del 12% è attribuibile principalmente al continuo indebolimento della fascia più alta del mercato, in particolare del secondario delle aste, che ha registrato un crollo del 39% nelle vendite di opere d’arte sopra i 10 milioni di dollari nel 2024, dopo un calo già significativo del 27% nel 2023.
La principale causa di questi numeri in discesa è, innanzitutto, la difficoltà di reperire importanti capolavori e collezioni rispetto agli anni precedenti, dovuta soprattutto alla riluttanza dei collezionisti a vendere, più che a una scarsità di opere di alta qualità, che in passato giungevano sul mercato con maggiore frequenza.
Parallelamente, è aumentata l’attività nei segmenti inferiori: le vendite di opere sotto i 50.000 dollari sono cresciute sia in valore che in volume. Le gallerie con un fatturato annuo inferiore ai 250.000 dollari, ad esempio, hanno registrato un incremento del 17%. Anche il segmento sotto i 5.000 dollari è in costante crescita, in linea con quanto rilevato in un recente report di Artprice.
Come ha sottolineato Clare McAndrew durante il panel di presentazione dell’8 aprile: “Anche se il mercato ha registrato una diminuzione di valore per due anni consecutivi, una delle evoluzioni più positive è stata la crescita delle vendite nella fascia di prezzo più accessibile. Galleristi e case d’asta sono riusciti ad attirare nuovi acquirenti, costruendo una base più ampia e diversificata di compratori.”
L’aumento delle transazioni a prezzi più bassi riflette infatti un dinamismo incoraggiante, alimentato principalmente da nuovi acquirenti alla ricerca di opportunità più accessibili per entrare nel mercato, come ha confermato anche il CEO di Art Basel, Noah Horowitz.
Secondo quanto emerge dal report, il 38% delle vendite totali in galleria è stato effettuato con nuovi compratori, una cifra che sale al 50% per le gallerie più piccole. Anche i commercianti di fascia alta (con un fatturato annuo superiore ai 10 milioni di dollari) hanno riferito che il 40% delle loro vendite nel 2024 proviene da nuovi clienti.
Allo stesso tempo, i collezionisti che hanno guidato il mercato negli ultimi 20-30 anni non acquistano più con la stessa intensità del passato, come ha osservato Horowitz. “Ci sono molti nuovi acquirenti, molti dei quali provengono da ambienti e profili socioeconomici diversi rispetto al passato, che stanno iniziando a sperimentare l’acquisto d’arte,” ha dichiarato. “È importante trovare il modo di renderli non solo clienti di oggi, ma anche clienti del futuro.”
Canali di vendita: rimane importante il contatto di persona
Nonostante le previsioni e il ruolo crescente della tecnologia nel settore, le vendite online oggi giocano un ruolo meno centrale del previsto, registrando un calo dell’11% nel 2024 – il livello più basso degli ultimi quattro anni, pur rimanendo superiori del 76% rispetto ai livelli pre-pandemia.
Per quanto riguarda il canale online, gran parte dei guadagni proviene dai canali diretti delle gallerie, che hanno raddoppiato la loro quota di mercato dal 2019, sottolineando l’importanza di Instagram e dei social come strumenti di ricerca e acquisto. Secondo il report di UBS e Art Basel dedicato ai collezionisti HNWI, il 43% di questi ha acquistato opere su Instagram senza visionarle dal vivo.
Dallo stesso report emerge che i contatti diretti e gli incontri di persona restano fondamentali, soprattutto in fiera e nel processo di connessione con nuovi potenziali clienti.
Nonostante le criticità legate all’aumento continuo dei costi di partecipazione e di logistica, oltre alle questioni di sostenibilità ambientale, il 31% dei galleristi intervistati considera le fiere come la principale fonte di contatti, seguite dalle visite di persona in galleria (23%) e dalle segnalazioni dei clienti (16%).
Anche la quota di vendite concluse in fiera è aumentata in modo significativo rispetto all’anno precedente, rappresentando il 31% delle vendite totali per la galleria media nel 2023 (con un aumento del 2% rispetto all’anno precedente), sebbene ancora inferiore al 2022 (quando era al 35%). Le gallerie attive in diverse fasce di prezzo confermano che la maggior parte delle vendite in fiera si è conclusa durante l’evento stesso (70%), con il 14% avvenuto prima e il 16% dopo la fiera.
Nel complesso, le gallerie hanno mostrato performance migliori rispetto alle case d’asta nel 2024, secondo il report. Questo risultato è dovuto principalmente alla difficoltà, da parte delle case d’asta, di garantire un’offerta di opere e collezioni pari a quella delle stagioni precedenti.
A causa dell’indebolimento (o riassestamento) dei prezzi e delle quotazioni nel mercato secondario, soprattutto nella fascia più alta, le aste hanno perso terreno nel 2024, rappresentando solo il 41% delle vendite d’arte globali, con un calo del 4% rispetto al 2023.
I mercanti e le gallerie hanno invece contribuito per il 59% del valore totale degli scambi, sia attraverso vendite online che offline, e sia nel mercato primario che secondario.
Infine, le case d’asta hanno ottenuto maggiori soddisfazioni attraverso le “private sales”, che hanno registrato un aumento del 14% su base annua dopo la pandemia.
Una prospettiva globale sul mercato
In un momento storico in cui le dinamiche di potere economico e diplomatico tra i Paesi si stanno spostando rapidamente, uno dei contributi più importanti del report è offrire una prospettiva globale sulla distribuzione delle transazioni fra i vari Paesi e su come questa potrebbe evolvere nel corso del 2025, anno iniziato con lo shock della nuova guerra dei dazi avviata dalla nuova amministrazione Trump.
“Siamo alle porte di un nuovo regime economico mondiale del commercio”, ha dichiarato Ulrike Hoffmann-Burchardi, CIO per le azioni globali presso il Chief Investment Office di UBS, durante la conferenza di presentazione del report.
Sebbene il report sia stato redatto prima dell’entrata in vigore delle ultime tariffe imposte dal presidente Trump, anticipa già le sfide crescenti in un panorama globale in rapida evoluzione, citando in particolare le preoccupazioni e le incertezze generate dalle politiche protezionistiche e anti-commerciali.
Nonostante la crescente globalizzazione e l’emergere di nuovi mercati, nel 2024 le vendite in valore si sono concentrate in tre aree principali: Stati Uniti, Regno Unito e Cina, che rappresentano una quota combinata del 76%.
Gli Stati Uniti hanno mantenuto la posizione di leader globale, contribuendo per il 43% alle vendite totali, segnando una forte ripresa post-pandemia. Secondo l’analisi, il mercato statunitense ha registrato la più forte ripresa dal 2005, con un aumento del 61% nel valore delle vendite.
Dopo una crescita del 34% nel 2021 e dell’8% nel 2022, il mercato USA ha raggiunto un record di 30,2 miliardi di dollari, il miglior anno di sempre. Tuttavia, questo picco è stato in gran parte trainato da capolavori e collezioni di alto livello, un segmento che ha cominciato a ridursi nel 2023 e ulteriormente nel 2024, facendo scendere il totale a 24,8 miliardi (-9%).
Le nuove politiche protezionistiche della nuova amministrazione Trump potrebbero indebolire ulteriormente la posizione degli Stati Uniti nel prossimo ciclo economico.
Nel 2024, Cina, Regno Unito e Germania hanno rappresentato il 56% delle importazioni d’arte statunitensi, scambi ora a rischio a causa delle nuove misure protezionistiche e delle possibili ritorsioni dei Paesi colpiti.
Dopo l’annuncio delle tariffe del Presidente Trump per il “Giorno della Liberazione”, la Cina ha reagito con una tassa d’importazione, innescando un’escalation che ha portato i dazi fino al 125% per i prodotti statunitensi, con variazioni tra lo 0% e il 245% in base alle categorie e alle eccezioni.
Nel frattempo, la Cina (inclusa Hong Kong) si è confermata il terzo mercato globale nel 2024, con il 15% delle vendite mondiali, ma ha subito un crollo del 31%, attestandosi a 8,4 miliardi di dollari: il livello più basso dal 2009.
La flessione del mercato cinese riflette una combinazione di fattori: crescita economica debole, comportamento più cauto degli acquirenti e crisi immobiliare in corso. Secondo Hoffmann-Burchardi, questo declino può essere visto come una fase di stabilizzazione dopo una crescita rapida e speculativa.
Anche il mercato dell’arte sudcoreano ha subito un calo del 15% nel 2024, dopo anni di espansione. L’instabilità politica e il rallentamento economico ne hanno frenato la crescita.
Il Giappone ha mostrato un rinnovato slancio, con un aumento del 2% nelle vendite rispetto al 2023, sostenuto anche dal settore culturale. Secondo un altro studio di Art Economics, il mercato dell’arte giapponese è cresciuto dell’11% dal 2011. Con una quota del 5% del mercato asiatico, il Giappone è ora il secondo mercato dell’arte in Asia, dopo la Cina, che ne detiene l’80%.
Guardando all’Europa:
Nel 2024, il Regno Unito ha mantenuto il secondo posto a livello globale con il 18% delle vendite (10,4 miliardi di dollari), nonostante un calo del 5% anno su anno, dovuto soprattutto alla scarsità di capolavori disponibili per le aste londinesi.
La Francia, che aveva beneficiato della Brexit, ha iniziato a invertire la rotta nel 2023, con una tendenza negativa proseguita nel 2024. Pur restando il quarto mercato globale (7%) e il più grande dell’UE, ha visto il valore scendere a 4,4 miliardi di dollari, appena sotto i livelli del 2019.
Infine, anche Germania (-4%), Svizzera (-3%) e Italia (-10%) hanno registrato cali significativi nel 2024, in un contesto di riequilibrio generale del mercato.
Il 2025 fra sfide e opportunità
Come ha sottolineato Tim Schneider, moderatore della discussione e fondatore di The Gray Market, durante la conferenza, il report di Art Basel/UBS appena pubblicato offre in realtà un’immagine retrospettiva del mercato, ma il contesto è in continuo cambiamento.
In particolare, l’incertezza innescata dalle nuove politiche anti-commerciali del Presidente Trump potrebbe compromettere la supremazia degli Stati Uniti nel mercato dell’arte nel prossimo ciclo, mentre nuovi mercati emergenti – non ancora menzionati nel report – potrebbero acquisire sempre più importanza, come i Paesi del Golfo e il Sud America.
Le principali sfide affrontate dal mercato dell’arte nel 2024 sono state simili a quelle del 2023 e probabilmente si riproporranno anche nel 2025: instabilità geopolitica, volatilità economica e il loro impatto sulla domanda restano al centro delle preoccupazioni degli operatori.
L’inflazione e l’aumento dei costi di spedizione figurano tra le criticità principali per il settore: secondo il report, le spese operative dei dealer sono aumentate di circa il 10%, con incrementi significativi nei costi di spedizione (+15%), viaggi (+11%) e partecipazione a fiere (+16%), il tutto in un contesto di tensioni globali.
Di conseguenza, il 43% dei mercanti ha faticato a mantenere la propria redditività nel 2024, mentre il 32% ha riportato un aumento e il 25% una stabilità rispetto al 2023.
Il segmento dell’arte contemporanea ha registrato un calo dell’11% delle vendite da parte dei dealer e un crollo del 36% nelle case d’asta, con una discesa a 1,4 miliardi di dollari. Le opere realizzate negli ultimi vent’anni hanno subito una contrazione del 43%, raggiungendo solo un terzo del picco del 2021.
Tuttavia, questi cali vengono interpretati come un necessario “reset” del mercato post-pandemico, volto a riportare i prezzi a livelli più realistici e sostenibili, in particolare per il segmento contemporaneo e ultra-contemporaneo.
Segnali positivi emergono in termini di diversificazione del mercato, sia nella domanda che nell’offerta. Nel 2024, la presenza di artiste donne nelle gallerie ha raggiunto il 41%, con punte del 46% nel mercato primario.
Secondo il report, le gallerie con oltre il 50% di rappresentanza femminile hanno registrato un aumento del 4% nelle vendite, mentre quelle con una quota inferiore hanno subito un calo del 4%.
Questi dati si allineano con il sondaggio Art Basel/UBS sugli HNWI, che mostra una crescita della presenza di opere di artiste donne nelle collezioni, passata dal 33% nel 2018 al 44% nel 2024.
Hoffmann-Burchardi ha osservato che questo trend è anche il risultato della maggiore partecipazione delle donne al collezionismo, con una tendenza a preferire opere di artiste donne e a prendersi più tempo nelle decisioni di investimento.
Nonostante tutto, il 33% dei dealer prevede un miglioramento delle vendite nel prossimo futuro, mentre il 47% si aspetta un ritorno alla stabilità e a una nuova normalità di lungo termine.
La nona edizione dell’Art Basel e UBS Art Market Report conferma un mercato in fase di aggiustamento, influenzato dal grande trasferimento di ricchezza e dai cambiamenti economici globali.
La speranza è che l’allargamento della base del mercato – grazie a collezionisti più giovani, maggiore attenzione verso le artiste donne, nuove economie regionali e l’uso della tecnologia – possa condurre verso un commercio più equo, accessibile e decentralizzato.
Tuttavia, questo cambiamento potrebbe avvenire a spese di alcuni principali mercati dell’arte e alterare gli equilibri di potere a livello globale.
Centrale in questo scenario resta la capacità del settore di adattarsi rapidamente, di fronte a trasformazioni che possono sembrare minacciose, ma che offrono anche nuove opportunità di evoluzione.
La vera questione è quanto velocemente e con quale efficacia l’industria riuscirà a rispondere alle trasformazioni in corso, in un contesto segnato da nuove demografie, spostamenti di ricchezza, interruzioni commerciali e mutamenti nelle dinamiche tra centri di potere storici (come Stati Uniti, Regno Unito e Cina) e nuovi mercati emergenti.