Il progetto espositivo The House ha riaperto i battenti e fino al 30 Giugno sarà possibile prenotare, via Facebook o Instagram, un’esperienza d’arte molto particolare.
Nato qualche anno fa, sotto la direzione artistica di Irene Sofia Comi, The House si dedica alla ricerca di artisti emergenti e lo fa all’interno di una dimensione domestica.
Siamo, infatti, nel quartiere milanese di porta Venezia dove sorge la casa-studio dell’ideatrice del progetto Michela Genghini, architetto e appassionata d’arte. Per chi riceve le indicazioni precise si aprono le porte di una abitazione privata che si trasforma, per qualche mese, in una speciale galleria d’arte.
Nella prima edizione del 2019 con “I’ll be home tonight” protagonisti sono stati i due artisti Hermann Bergamelli e Fabio Ranzolin. Nell’edizione 2021 con il felliniano titolo di “Asa Nisi Masa”, la curatrice Irene Sofia Comi ha invitato Lula Broglio, Federico Cantale e Davide Mancini Zanchi.
L’esperienza espositiva, che si sviluppa attraverso cinque ambienti – ingresso, corridoio, bagno, soggiorno e sala da pranzo- fa sembrare alcune opere come appartenenti già alla casa, tanto che alcune possono sostituirsi agli utensili casalinghi.
Come ha scritto la curatrice “come eccentrici personaggi di una possibile piece teatrale, le opere abitano la casa e, con una presenza all’apparenza giocosa e naif, manifestano l’ancestrale necessità di porre cura e attenzione ai gesti e alle azioni nella vita quotidiana”.
Con The House, anche grazie alla cortese accoglienza della padrona di casa e del suo gatto, le opere vivono, effettivamente, una dimensione diversa. Anzi vivono la loro dimensione naturale: dialogare con la quotidianità degli amanti dell’arte e di coloro che scelgono di diventare collezionisti.
The House nasce prima della pandemia da covid-19, che ha costretto tutti noi a reinventare la nostra quotidianità, e proprio in questo periodo particolare il progetto assume un significato particolare.
Mai come nell’ultimo periodo, proprio perché obbligati a stare in casa e far sopravvivere le nostre passioni tra le pareti domestiche, abbiamo auspicato che un incantesimo liberasse le mura, gli oggetti e la nostra quotidianità dalla costrizione cui eravamo sottoposti, auspicando un allontanamento dalla routine cui eravamo costretti magari andando alla ricerca di un potenziale poetico e surreale, per prendere in prestito le parole della curatrice.
Tutte le opere proprio perché presentate in una casa, il luogo per eccellenza dove gli artisti le hanno immaginate e dove idealmente dovrebbero essere collocate, sembrano in dialogo costante con coloro che abitano e frequentano l’abitazione, in questo caso per noi fortunati avventori di The House.
Entrare in casa altrui da perfetti sconosciuti, quasi come fosse un piacere proibito in tempi di pandemia, ci porta a fare nuove riflessioni sulle relazioni tra esseri umani, senza dimenticare le considerazioni sugli ambienti domestici e il concetto di pubblico e privato, completamente ridefiniti nell’era di Zoom, delle Webcam e delle Stories su Instagram.
Impossibile, poi, non soffermarsi sugli oggetti – in questo caso sculture, dipinti, ready made – che sembrano “prendere vita” come avviene con le sculture di Davide Mancini Zanchi e ci coinvolgono a tal punto da darci l’idea di entrare in un altro mondo. Quel mondo da dove sembrano provenire le opere di Federico Cantale.
Il gatto della proprietaria, protagonista di un dipinto, probabilmente come nella poesia di Rimbaud potrebbe aiutarci a varcare lo spazio onirico dei dipinti di Lula Broglio.
The House conferma che ogni momento della giornata, e la casa è metafora di questa quotidianità, può essere perfetto per fare esperienza di altri universi, a volte paralleli, o magari della profondità della realtà in cui siamo immersi. Non è proprio quello che cerchiamo nell’Arte?