La poetica di Yinka Shonibare (1962), artista di origini nigeriane, ma nato e vissuto per la maggior parte della sua vita a Londra, risulta essere perfetta espressione del multiculturalismo da cui discende e che permea il mondo contemporaneo.
Attraverso un linguaggio artistico basato sull’ibridazione culturale e l’utilizzo di media differenti (quali la pittura, la scultura, la fotografia e il video), Shonibare esplora il concetto di identità e di memoria, affrontando in modo originale le tematiche legate all’autenticità dell’arte africana e tribale e fondendole con la cultura occidentale, sino a creare un’estetica inedita e oramai immediatamente riconoscibile.
Celebri sono, infatti, le sue installazioni fortemente teatrali, all’interno delle quali l’universo vittoriano e borghese del XVIII e del XIX secolo viene messo in scena attraverso buffi manichini senza volto, abbigliati con ricche e variopinte vesti in stile rococò realizzate con stoffe batik.
Tessuto di origine indonesiana caratterizzato da cromie vivaci, di cui si impossessarono gli olandesi durante l’epoca del colonialismo per dar vita a una produzione di tipo industriale e commerciarlo in Africa, il batik divenne un simbolo di rinascita e orgoglio nazionale per il popolo africano durante il periodo dell’Indipendenza tra gli anni Sessanta e Settanta.
Per Shonibare questo peculiare tessuto rappresenta uno strumento eccellente per indagare le proprie origini e il concetto di autenticità africana e al contempo assume una serie di connotazioni simboliche e metaforiche che esemplificano la complessa e travagliata storia delle relazioni tra Africa ed Europa.
Utilizzato dall’artista con costanza dagli anni Novanta, il batik è una delle cifre distintive di Yinka Shonibare, come ben attesta l’opera con la quale fece il suo esordio in asta, Double Dutch (1994), aggiudicata da Christie’s per 19.832 dollari (Londra, 8/12/1998. Stima: 13.221-16.526 dollari).
Il mercato: l’andamento in asta e le attuali quotazioni in galleria
Dal 2007 le opere di Yinka Shonibare iniziarono a comparire sulle pagine dei cataloghi d’asta con sempre maggiore frequenza, anche se con un andamento alquanto altalenante e discontinuo.
A ottenere i migliori risultati, in particolar modo sul mercato britannico, furono certamente le installazioni e i manichini, anche se spesso i risultati d’asta non registrarono un sostanziale incremento rispetto alle stime di partenza.
La svolta per il mercato dell’artista si verificò tra il 2017 e il 2018, momento nel quale venne registrato un sostanziale incremento a livello di risultati in asta per la vendita delle sue opere, probabilmente da attribuirsi ad alcune prestigiose commissioni pubbliche (come nel caso Nelson’s Ship in a Bottle, realizzata nel 2010 e installata temporaneamente su uno dei plinti di Trafalgar Squar) e a importanti esposizioni che accrebbero la fama di Yinka Shonibare anche al di fuori dal Regno Unito.
E’ questo il caso di opere come Wind Sculpture VI, che venne presentata all’interno del cortile della Royal Academy of Arts di Londra in occasione della Summer Exhibition, oppure di Mrs. Pinckney and the Emancipated Birds of South Carolina, creata appositamente per la mostra organizzata dallo Yale Center for British Art e intitolata “Enlightened Princesses: Caroline, Augusta, Charlotte and the Shaping of the Modern World”.
Questo momento di crescita per il mercato dell’artista culminò con l’aggiudicazione dell’opera intitolata Girl Balancing Knowledge (2015), suo attuale top lot, battuta da Christie’s per 328.677 dollari (Londra, 7/3/2018 Stima: 97.180-124.946 dollari).
Per quanto riguarda invece l’anno appena trascorso, il 2021 si è rivelando per Shonibare un periodo fruttuoso non solo a livello di fatturato ma anche di riconoscimenti. Infatti, oltre ad essere stato insignito dell’Art Icon, il prestigioso premio promosso dalla White Chapel Gallery di Londra, il Museum der Moderne di Salisburgo gli ha dedicato la sua prima grande retrospettiva intitolata “Yinka Shonibare CBE. End of Empire” (22 maggio – 3 ottobre 2021).
Sempre alla fine del 2021, è stata inoltre affidata all’artista la curatela di una delle più importanti mostre d’arte a livello internazionale, la Summer Exhibition, tenutasi alla Burlington House di Londra e organizzata dalla Royal Academy (22 settembre 2021 – 3 gennaio 2022).
Aperta sia ad artisti affermati sia emergenti, questa storica iniziativa ben rispecchia l’impegno che Yinka Shonibare da anni persegue per sostenere le giovani generazioni di artisti sia su territorio inglese sia su quello africano. Con questa finalità ha infatti istituito nel 2019 la propria fondazione, la Yinka Shonibare Foundation, un ente di beneficenza che si pone come obiettivo la semplificazione dello scambio culturale internazionale, in particolar modo tra Inghilterra e Nigeria, e il sostegno alle pratiche creative attraverso residenze, collaborazioni e progetti educativi.
Con un fatturato totale di 4.044.033 dollari per la vendita all’incanto di 78 opere, Yinka Shonibare può considerarsi un artista affermato non solo nel mondo delle aste ma anche sul mercato primario.
Le opere di questo artista sono infatti disponibili presso alcune importanti gallerie che lo rappresentano, come Stephen Friedman Gallery (Londra), James Cohan (New York), Cristea Roberts Gallery (Londra) e Goodman Gallery (Londra, Johannesburg, Città del Capo e East Hampton).
Se per le stampe fotografiche o per le opere su carta i prezzi delle sue opere sono compresi tra i 12.000 e i 20.000 dollari, per l’acquisto di un’installazione dell’artista è richiesto un investimento maggiore.
Gli iconici manichini che, sfidano ogni legge della fisica, vengono ritratti in equilibrio precario al di sopra di sedie pericolanti, grandi sfere, altalene e buffi monocicli, divenuti cifra dell’artista anche in virtù dell’evidente contrasto rispetto allo stato di disabilità fisica che lo costringe sulla sedia a rotelle, sono acquistabili per cifre che si aggirano tra i 96.000 e i 250.000 dollari (a seconda delle dimensioni, dell’anno di produzione – i più richiesti sono quelli realizzati tra il 2005 e il 2018 – e del fatto che si tratti di un pezzo unico o facente parte di una serie).
Cosa comprare?
È previsto un grande interesse da parte dei collezionisti nei confronti dell’ultimo corpus di opere di Yinka Shonibare intitolato The African Library Collection, che riprende il concetto dell’omonima installazione esposta in modo permanente alla Tate Modern come parte della National Collection, e che è stato presentato in occasione della scorsa edizione di Frieze Art Fair (Londra, 13-17 ottobre 2021).
Si tratta di una serie di raccolte concettuali di libri dedicati a personaggi che, in positivo o in negativo, hanno contribuito alla lotta per l’indipendenza del popolo africano in tutto il continente e alla nascita dell’Africa moderna, suddivisi e raggruppati sottocategorie specifiche, come per esempio “Poeti”, “Attivisti”, “Musicisti”, “Attori”, “Capi di Stato”, “Imprenditori”, ecc.
Mentre l’installazione principale è nella collezione della TATE Modern, l’artista ha voluto realizzare anche una serie di librerie individuali, che si presentano come una scaffalatura foderata di libri con una scheda di accompagnamento, e che consentono di avere una sezione di questo archivio nella propria collezione privata.
Un’altra serie di opere di Shonibare molto richiesta dal mercato sono le sculture facenti parte del progetto Planets in My Head, che si inserisce all’interno dell’attuale contesto di ansia globale per il destino del nostro pianeta. Ogni scultura di questa serie delinea forme alternative di conoscenza e traccia una rottura con il canone occidentale nella forma di un fanciullo, abbigliato con tessuti batik, la cui testa è costituita da un globo all’interno del quale è tracciata una mappa stellare unica che riporta i nomi di scienziati ed esploratori poco noti in quanto trascurati per motivi di genere, pregiudizio sessuale o razziale.
Molto richieste sono anche le sculture ispirate all’antichità classica e alle quali Yinka Shonibare inizia a lavorare a partire dal 2016. Dopo aver letto gli scritti sull’arte antica di Joachim Johann Winckelmann ed essersi ispirato alla visione picassiana di un’antichità zoomorfa, l’artista indaga il complesso rapporto tra l’estetica occidentale e quella africana creando personaggi ibridi dalla fusione tra mitologia classica e forme polimorfe dell’arte tribale, dando vita così a originali parallelismi tra l’aspetto spirituale dei manufatti africani e la mitologia occidentale.