La storia delle arti in Portogallo ha, da sempre, fortemente risentito della perifericità geografica del paese, che ha comportato come conseguenza un arrivo differito di tutte le correnti e i movimenti d’avanguardia che man mano segnavano l’evoluzione artistica del continente: basti pensare al cosiddetto stile Manuelino, un gotico flamboyant — peraltro bellissimo — che caratterizzò l’architettura portoghese della prima parte del XVI secolo, con un ritardo quindi di quasi due secoli sul trionfo di quella tendenza in Francia e Inghilterra.
Nel Novecento il Portogallo ha inoltre accusato, e non solo a livello artistico, il lungo periodo di dittatura salazarista (dal 1932 al 1968; la Rivoluzione dei Garofani avverrà poi nel 1974): decenni man mano sempre più chiusi e cupi che non hanno certo favorito un fiorire delle arti, aumentando semmai il distacco e il ritardo della produzione artistica portoghese rispetto ai movimenti europei coevi. Diversi artisti, a causa delle limitazioni alla libertà di pensiero e d’espressione, emigrarono all’estero.
In generale sono pochi i nomi di artisti portoghesi conosciuti internazionalmente al grande pubblico: i tre giganti letterari Luís de Camões (ca. 1524-1580), Fernando Pessoa (1888-1935) e José Saramago (1922-2010); il regista cinematografico Manoel de Oliveira (1908-2015); l’architetto Álvaro Siza Vieira (1933); si aggiungono, in campo musicale, la pianista Maria João Pires (1944), le cantanti Carmen Miranda (1909-1955) e Amália Rodrigues (1920-1999) e il gruppo dei Madredeus. Figure molto interessanti emergono poi per chi conosce più approfonditamente la cultura portoghese, alcune caratterizzate anche da forte ed eccentrica inventiva: da Camilo Pessanha (1867-1926) a Mário de Sá-Carneiro (1890-1916), da José Cardoso Pires (1925-1998) a António Lobo Antunes (1942) in Letteratura; da João César Monteiro (1939-2003) a João Botelho (1949) nel Cinema, per fare solo alcuni esempi.
Nelle arti figurative il Portogallo, dopo il periodo manuelino, soffrì di una sorta di lunghissimo stallo fino al XIX secolo, quando si affermarono correnti romantiche in chiave soprattutto naturalistica. Il naturalismo continuò a dominare anche la pittura portoghese del primo Novecento (fatti salvi alcuni epigoni del Surrealismo), nel cui panorama si stagliano però tre importanti figure “d’avanguardia”: Amadeo de Souza-Cardoso (1887-1918), che a Parigi fu amico di Modigliani e Brâncuşi e aderì al Cubismo; José de Almada Negreiros (1893-1970), pittore e poeta, che formò assieme a Pessoa, Sá-Carneiro e Souza-Cardoso il gruppo Orpheu, dando un determinante impulso all’affermarsi del Modernismo; Maria Helena Vieira da Silva (1908-1992), la maggiore astrattista nonché l’artista portoghese più apprezzata internazionalmente (anche a livello di mercato: nel 2015 occupava il 416° posto nella lista dei 500 Top Artists stilata da ArtPrice).
Júlio Pomar e Jorge Martins
Date queste premesse storiche, l’arte contemporanea portoghese prende le mosse all’indomani della Rivoluzione dei Garofani, che ripristinò la democrazia nel paese e favorì un’apertura nei confronti dell’Europa e del mondo. Molti giovani artisti portoghesi vengono inizialmente influenzati soprattutto da Pop Art e Minimalismo (come pure da certo Espressionismo Astratto); all’epoca è già ampiamente riconosciuta la personalità della Vieira da Silva, anche se l’artista vive a Parigi dalla fine degli anni Quaranta e ha preso la nazionalità francese; dalla Francia rientra invece, dopo un lungo periodo di (semi)esilio per motivi politici, Júlio Pomar.
Júlio Pomar (1926) è il “grande vecchio” della pittura portoghese. Appartenente all’ultima generazione dei Modernisti, la sua produzione nel corso della carriera è passata dal neorealismo degli anni Quaranta e Cinquanta (un “neorealismo” che si rifaceva però in maniera peculiare ai muralisti messicani come pure a Georg Grosz, con un evidente risvolto politico) al neoespressionismo degli anni Ottanta, vagamente in linea con certa Transavanguardia. Pur avendo attraversato una breve fase di assemblages con objects trouvés nei tardi anni Sessanta (quando si era appunto trasferito a Parigi) e aver subito l’influenza dell’informale negli anni successivi, domina nell’opera di Pomar il legame con la figurazione, come pure con cultura e tradizione portoghesi: l’artista ha anche creato nell’ambito dell’azulejaria, ovvero la decorazione murale realizzata con le mattonelle di ceramica tipiche del Portogallo (gli azulejos appunto) — una tradizione che ha quasi monopolizzato l’arte figurativo-plastica portoghese per secoli e con cui si sono confrontati anche molti artisti del Novecento: dalla stessa Vieira da Silva a Paula Rego e Jorge Martins fino alle ultime generazioni.
Jorge Martins (1940) è un altro importante artista portoghese stabilitosi a Parigi nei primi anni Sessanta, il cui iniziale astrattismo geometrico subirà poi l’influenza della Pop Art e del Nouveau Réalisme per sfociare infine in una ricerca peculiarmente incentrata sulla luce come modellatrice della forma e dell’atmosfera psicologica dell’opera. Di qui, con un’ulteriore evoluzione, l’artista inizierà a sperimentare l’uso di parole e testi inseriti nel contesto dell’astrazione figurativa, per approdare infine a una sorta di metafisica dell’oggetto — che si libera di ogni semanticità — perseguita con tecniche non lontane dal trompe-l’oeil.
Ernesto de Sousa e la nuova arte portoghese
Tra gli artisti che invece, all’indomani della Rivoluzione, proposero operazioni di rottura radicale con la tradizione, bisogna ricordare Ernesto de Sousa (1921-1988), critico, curatore e artista fortemente influenzato dalle idee del gruppo Fluxus e di Joseph Beuys e Harald Szeemann, che aveva incontrato in occasione di Documenta 5 a Kassel nel 1972. L’importazione in Portogallo di concetti come smaterializzazione dell’arte, opera aperta, di artista come operatore estetico e di pubblico creativo, assieme all’organizzazione di rassegne “di tendenza” (tra cui l’importantissima Alternativa Zero del 1977 alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Belém, il cui “sottotitolo” recitava: Tendências Polémicas na Arte Portuguesa Contemporânea), diede un notevole contributo allo svecchiamento delle arti visive lusitane.
Conviene citare in questo contesto Clara Menéres (1943), che nel dicembre del 1973 all’Exposição 73 della Sociedade Nacional de Belas Artes aveva esposto una scultura iperrealista raffigurante un soldato morto nell’uniforme usata nelle guerre coloniali dell’epoca (Jaz Morto e Arrefece, letteralmente: “Giace morto e si raffredda”) e che in Alternativa Zero presentò invece Mulher-terra-vida: una sorta di Venere Steatopigica distesa, realizzata con terra e erba.
Il Portogallo tra Istituzioni e collezionismo privato
Nel clima artistico degli anni Settanta, oltre alla Fundação Calouste Gulbenkian — la maggiore istituzione culturale del paese — figura importantissima per l’arte contemporanea è stata quella di Manuel de Brito (1928-2005), che già nel 1964 aveva aperto a Lisbona la Galleria 111 promuovendo giovani artisti, alcuni dei quali al loro debutto. Nel corso della sua vita Brito riunì una collezione di circa duemila opere, per la maggior parte di artisti portoghesi, che un anno dopo la morte sono andate a costituire il Centro de Arte – Colecção Manuel de Brito a Algés, una cittadina tra Lisbona e Cascais.
L’altra grande figura di collezionista e promotore dell’arte contemporanea in Portogallo è quella di José Berardo (1944), la cui collezione (che conta circa 900 importanti opere delle maggiori tendenze internazionali dai primi del Novecento a oggi) dal 2007 è esposta a Lisbona nel Museu Colecção Berardo: il museo organizza mostre temporanee e l’entrata per la collezione permanente è gratuita.
Vi sono poi altre realtà istituzionali significative: la Fundação Portugal Telecom, la cui collezione ha supportato gli artisti portoghesi degli ultimi cinquant’anni, Culturgest della Fundação Caixa Geral de Depósitos, e il Museu de Arte Contemporânea de Serralves a Porto, ancor più attento alle ultime tendenze rispetto alle istituzioni su citate. A Amarante, non lontano da Porto, ha sede anche il Museu Municipal Amadeo de Souza-Cardoso (http://www.amadeosouza-cardoso.pt), e la Camera Municipale della città promuove, con cadenza biennale, un premio per le arti figurative intitolato al pittore.
Da non dimenticare, infine, lo storico Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado a Lisbona, fondato nel 1911 e completamente dedicato all’arte portoghese, dove si trovano diverse opere importanti, ma la cui politica fortemente conservatrice — soprattutto negli anni del salazarismo — ne ha penalizzato la collezione per quello che riguarda le tendenze d’avanguardia.
NOTA -> La seconda puntata del nostro speciale dedicato all’arte contemporanea del Portogallo sarà online martedì 30 agosto. Non perdetela!