Chi l’avrebbe mai detto? Più che la crisi poté la competizione. Se fino ad oggi la fascia alta del mercato si è dimostrata “insensibile” alla crisi economico-finanziaria che da anni ci affligge, sembra, infatti, che qualcosa potrebbe cambiare molto presto. Ma sul banco degli imputati, quando questo accadrà, non sarà chiamato il dissesto economico internazionale ma proprio le stesse case d’asta, “colpevoli”, secondo gli esperti, di aver stressato un po’ troppo il mercato. Si tratta, al momento, di una previsione, ma il fallimento della evening sale di Sotheby’s del 14 maggio scorso sembra essere sintomatico di una competizione tra case che il mercato comincia a non sostenere più.
Se per il terzo anno consecutivo Christie’s si è confermata, infatti, leader indiscussa delle aste newyorkesi di Post-War e Contemporary Art, totalizzando, nell’appuntamento del 15 maggio, la cifra record di 435.5 milioni di dollari (buyer premium escluso), che supera addirittura del 19.8% il primato che aveva stabilito nel novembre scorso, la rivale Sotheby’s deve invece registrare nei propri annali un brutto insuccesso. L’asta serale del 14 maggio, infatti, ha mancato del 12% la stima pre-asta più bassa, totalizzando solo (si fa per dire) 256.3 milioni di dollari. Un insuccesso dovuto, in primo luogo, a quattro mancate vendite che hanno fortemente penalizzato l’evening sale: un Francis Bacon, stimato tra i 30 e i 40 milioni di dollari; New Hoover Celebrity IV di Jeff Koons (in catalogo con una stima tra i 10 e i 15 milioni); un Rothko e un lavoro del nostro Maurizio Cattelan, entrambi in asta con una stima tra i 6 e gli 8 milioni di dollari. Ma sono, in totale, dodici le opere rimaste in magazzino, su un catalogo che, complessivamente, ne contava 65.
Di tutt’altro tenore, dicevamo, è stata invece la serata del 15 maggio da Christie’s che realizza un nuovo record e porta a casa un tasso di vendita del 94%, sia in valore che in lotti, e 16 record del mondo, vendendo 9 opere per più di 10 milioni di dollari, 23 a più di 5 milioni e 59 a prezzi superiori al milione. Un risultato guidato da Number 19 di Pollock, aggiudicato per oltre 58 milioni di dollari (buyer premium incluso), cifra che stabilisce il nuovo record d’asta per il padre dell’Espressionismo Astratto. E se da Sotheby’s, Rothko rimane nelle casse, da Christie’s il suo Untitled (Black on Maroon) del 1958 viene aggiudicato per più di 27 milioni, confermando l’interesse del mercato per questo artista. E conferme importanti arrivano anche per i maestri della Pop Art, Roy Lichtenstein in testa, la cui Woman with Flowered Hat del 1963 viene venduta per la bellezza di 56 milioni. Bene anche Jean-Michel Basquiat che infrange il suo record d’asta del novembre scorso totalizzando, con l’opera Dustheads del 1982, quasi 49 milioni.
Chiude la settimana delle evening sale newyorkesi Phillips de Pury che, però, si mantiene su livelli decisamente modesti totalizzando, il 16 maggio, 78.6 milioni di dollari (b.p. incluso) con tassi di vendita dell’81% in lotti e dell’88% in valore. Poche le aggiudicazioni degne di nota nella top ten dell’asta, una fra tutte Four Marilyns di Andy Warhol. L’opera, datata 1962, è stata venduta per 38.2 milioni di dollari. Per il resto solo quattro dei lavori in catalogo hanno superato i 4 milioni di dolari e solo tre i due milioni.
Complessivamente, dunque, le evening sale di Post-War e Contemporary Art, tenutesi a metà maggio a New York, hanno raggiunto un totale di 759.7 milioni di dollari (buyer premium escluso) centrando le aspettative, che stimavano un risultato complessivo tra i 685.8 e i 906.8 milioni, e realizzando il secondo totale più alto da novembre 2012 (764 milioni). Un risultato ottimo, dunque, che supera del 19.9% quello realizzato nel maggio dello scorso anno e superiore di addirittura 14 punti percentuali rispetto al picco del mercato registrato nel maggio 2008. Ma gli esperti di ArtTactic mettono in guardia: al di là dei record, «il mercato delle aste sta cominciando a mostrare segni di tensione dovuti alla forte concorrenza tra le principali case d’asta. Il fallimento di Sotheby’s nel soddisfare le sue aspettative pre-vendita è sintomatico di un mercato ormai fortemente dipendente dalle mega vendite e dai prezzi record. A meno che le case d’asta non siano in grado di tirare sempre più in alto i lotti, andando verso le fasce estreme del mercato, e di vendere costantemente a questi prezzi, la fiducia nel mercato potrebbe rapidamente cambiare».
«I recenti risultati di New York – specifica Anders Petterson, fondatore e direttore di ArtTactic – sono stati determinati, una volta di più, dal successo di singoli lotti supervalutati: le aggiudicazioni superiori ai 10 milioni di dollari hanno rappresentato il 58% del totale realizzato dalle evening sale nel loro complesso». «La mancata vendita di alcuni di questi top lot – prosegue Petterson – può, quindi, avere un impatto significativo sul risultato complessivo, come è testimoniato da quanto accaduto da Sotheby’s che non è riuscita a vendere Study for Portrait of P.L. di Francis Bacon, che ci si aspettava dovesse essere una delle opere di punta dell’asta, con una stima pre-vendita tra i 30 e i 40 milioni di dollari. E lo stesso vale per New Hoover Celebrity IV di Jeff Koons (stimato tra i 10 e i 15 milioni di dollari)». «Le due case d’asta principali (Sotheby’s e Christie’s) – conclude il direttore di ArtTactic – si trovano in una situazione difficile, dato che la fascia alta del mercato di Post-War e Contemporary Art è diventato il barometro della salute del mercato dell’arte in generale. Qualsiasi apparente debolezza in questo segmento potrebbe potenzialmente minare la fiducia nel mercato e la percezione del valore attuale dell’arte contemporanea. Ciò significa che le case d’asta sono costrette a continuare a mantenere questi alti livelli di vendite e ciò aumenta la pressione e la concorrenza tra le case per ottenere le migliori opere d’arte. Allo stesso tempo questa situazione potrebbe portare venditori sempre più avidi a mettere le due case d’asta in una sempre più forte contrapposizione, con il risultato che le stime pre-vendita verrebbero spinte troppo in alto».