Ieri, 3 novembre, a Torino ha aperto al pubblico una delle più importanti fiere d’arte contemporanea italiane: Artissima. Alla sua trentesima edizione, vede la partecipazione di 181 gallerie, sia italiane che straniere.
Per il secondo anno consecutivo, alla direzione troviamo Luigi Fassi.
Il tema principale della fiera è “Relative of Care”, un concetto sviluppato in un recente saggio dell’antropologo Renzo Taddei. L’idea alla base di questo concetto è l’ipotesi di superare le crisi del nostro tempo identificando e proponendo la cura come premessa e fine ultimo per l’avanzamento della conoscenza, volta a preservare la diversità e il valore di ogni forma di vita.
All’interno della fiera, quattro sezioni ormai consolidate: la “Main Section”, le “New Entries”, i “Monologhi/Dialoghi” e le “Art Spaces & Edition”.
In aggiunta, tre sezioni curate che includono “Disegni”, “Present Future” e “Baci Tuo The Future”.
La sensazione che si percepisce è estremamente interessante, frenetica e stimolante.
Molte opere ancora legate al secolo scorso, ma anche molti lavori veramente contemporanei soprattutto nelle gallerie New Entries. C’è sicuramente una forte presenza femminile. Oltre alle donne e alle tematiche legate più o meno esplicitamente al femminismo, molte le collezioniste donne all’inaugurazione, come mi è stato raccontato dalle due galleriste di Eastcontemporary di Milano. Proprio questa galleria presenta tre artiste: Ania Bak, Ala Savashevich e Mila Panic che avranno mostre personali nel 2024, utilizzano diversi media, dalla pittura alla scultura alle installazioni artistiche.
Altra galleria legata a queste tematiche e al corpo femminile è Albertä Pane, che presenta il lavoro di tre donne diverse, sia nei loro lavori che nella loro comunicazione. Una delle artiste, la cui installazione attira particolarmente la curiosità, è Romina de Novellis, che fa del proprio corpo un potente strumento per denunciare le limitazioni e gli abusi imposti dalla società contemporanea. Luciana Lamothe, con un lavoro in cui il concetto di soglia è essenziale, è stata fortemente ispirata da riflessioni sulla fugacità del tempo, sulla fragilità dei materiali e sulle costrizioni che il “corpo urbanizzato” subisce.
Come anche in altre fiere, c’è una predominanza di pittura, soprattutto di tipo figurativo, sculture e fotografia. Meno rappresentata l’arte più concettuale. Come già accennato, diverse sono le opere legate al Novecento e all’arte povera, grazie anche alla presenza di gallerie come Tornabuoni che come sempre propone Accardi, Castellanelli, Burri, Boetti, Isgrò, ecc.
Per quanto riguarda i sentimenti e le impressioni dei galleristi, dalle gallerie emergenti a quelle più consolidate, si è registrato un forte entusiasmo durante l’inaugurazione su invito che ha visto una grande affluenza di collezionisti e professionisti del settore. Oltre ai collezionisti noti, sono stati individuati anche nuovi collezionisti, tra cui alcuni più giovani rispetto al consueto, come sottolineato da Dep Art. Durante l’apertura al pubblico, la mattina è stata leggermente più lenta, ma già dopo le prime ore i corridoi della fiera si sono riempiti di visitatori.
Sia per le gallerie emergenti, come Eugenia Delfini e Focherello, che per le gallerie più consolidate, come Sies + Hoke, Lia Rumma, Ciaccia Levi, Dep Art e Galleria Continua, c’è stato un forte interesse concreto verso le opere in vendita, che spaziano da cifre più modeste, nell’ordine di qualche centinaio di euro, a cifre più consistenti.
Come sottolineato dalle gallerie che presentavano artisti meno noti, è stato più impegnativo, soprattutto, ritrovare l’interesse del pubblico. Tuttavia, è stato certamente stimolante, come evidenziato da Fabian Lang, che ha riunito il lavoro di due artisti che si occupano di temi simili nella loro pratica, ma utilizzano mezzi di comunicazione molto diversi per esprimerli. La giovane fotografa britannica Isabelle Young combina un occhio attento ai dettagli e alla prospettiva con una narrativa poetica. Anche la forma architettonica è al centro del lavoro di Kilian Rüthemann, artista svizzero che presenta due versioni delle sue sculture chiamate “Re-Positions (#…)”.
Per quanto riguarda l’organizzazione della fiera, è indubbiamente ben strutturata, con corsie molto ampie e facili da percorrere. Alcune sezioni, come quelle “curate” come ad esempio il settore dedicato al disegno, sono molto ben definite e organizzate. Tuttavia, in alcuni casi, le sezioni centrali risultano un po’ più confuse, con percorsi colorati che non sottolineano chiaramente le diverse aree.
Un esempio molto significativo per il periodo che stiamo attraversando è quello delle due gallerie, Gregor Podnar di Vienna e Sommer con sede a Tel Aviv: hanno scelto di collaborare e condividere lo spazio. Quando ho chiesto alla gallerista il motivo di questa decisione e della presenza ad Artissima, mi ha sottolineato quanto sia importante guardare avanti con un briciolo di speranza e come l’arte possa e debba essere un veicolo di forza.