La disciplina delle imprese culturali e creative ha recentemente trovato il suo compimento con la pubblicazione del decreto direttoriale 10 luglio 2025 del ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit), in attuazione del cd. «decreto Icc» del 25 ottobre 2024.
Nello specifico il nuovo decreto del MIMIT definisce gli adempimenti per l’iscrizione alla sezione speciale del registro delle imprese ad esse dedicata, le specifiche tecniche e la modulistica per la presentazione delle relative istanze, nonché l’operatività della nuova sezione.
Tale provvedimento conclude un percorso normativo molto sofferto, avviato con la legge quadro per il made in Italy (l. 206/2023), che ha definito il perimetro normativo delle imprese culturali e creative.
Più in dettaglio l’articolo 25 ha definito quali “imprese culturali e creative” le società, associazioni, fondazioni o lavoratori autonomi che esercitano effettivamente (vale a dire con attività reali, documentate e concretamente svolte) e in modo prevalente (cioè generando un volume di affari superiore al 50 per cento di quello complessivo) attività di ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione di beni, attività e prodotti culturali, nonché attività di supporto a queste ultime.
I vantaggi per le imprese culturali e creative
Le imprese culturali e creative vengono riconosciute dal legislatore quale asset strategico nazionale, in continuità con le politiche europee. Un riconoscimento che prevede l’adozione di politiche specifiche, sia a livello centrale sia periferico, in maniera più capillare e mirata, raggiungendo e sostenendo l’ecosistema culturale e creativo.
Per citare alcuni esempi concreti la legge quadro per il Made in Italy ha previsto per le imprese culturali e creative l’erogazione di contributi in conto capitale per un valore di 3 milioni di euro all’anno, per un periodo compreso di almeno dieci anni.
In aggiunta, la normativa in commento prevede l’adozione, ogni tre anni, di un Piano nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali e creative, con Decreto del Ministro della Cultura di concerto con il Ministro delle imprese e del made in Italy e del Ministro degli Esteri, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
Nuova normativa sulle imprese culturali e creative: requisiti, vantaggi e opportunità dal decreto MIMIT 2025 per imprese ed enti del Terzo Settore.
La possibilità di ottenere la qualifica per gli Enti del Terzo Settore
Gli Enti del terzo settore si trovano oggi di fronte all’opportunità di aggiungere alla propria qualifica di Ets quella di impresa culturale e creativa (Icc).
Un passaggio che può offrire vantaggi importanti, quali ad esempio una maggiore visibilità e la possibilità di accedere a bandi e strumenti di finanziamento dedicati al settore creativo.
Tuttavia, tale possibilità di accesso non è spendibile per tutti gli Ets in quanto solo alcuni possono beneficiare di questa doppia qualifica.
Preliminarmente l’accesso sarà possibile solo quegli enti che esercitano la propria attività esclusivamente o principalmente in forma di impresa commerciale (quindi le imprese sociali), ovvero gli Ets i cui ricavi da attività commerciali superano, in modo sistematico e continuativo, i proventi delle attività non commerciali.
Inoltre, l’attività deve rientrare tra quelle di interesse generale previste dal codice del terzo settore e dalla disciplina dell’impresa sociale, ossia le attività culturali di interesse sociale con finalità educativa, gli interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, l’organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale e l’organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso.
In conclusione, la possibilità di iscrizione nell’apposita sezione del Registro Imprese per le imprese culturali e creative sarà fortemente condizionata alle agevolazioni che il legislatore concretamente destinerà per tali soggetti. Nel caso in cui tali vantaggi siano piuttosto contenuti, l’iscrizione rappresenterà un mero riconoscimento simbolico per le istituzioni culturali.