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Fotografia: addio a Letizia Battaglia

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“Io sono una persona non sono una fotografa. Sono una persona che fotografa”. Così si descriveva Letizia Battaglia, famosa per aver raccontato, con i suoi scatti, le guerre di mafia e le stragi che insanguinarono Palermo. La sua scomparsa, avvenuta ieri all’età di 87 anni, lascia un grande vuoto nel mondo della fotografia.

Nata a Palermo nel 1935, l’artista era nota in tutto il mondo tanto che nel 2017 il New York Times l’aveva citata come una delle undici donne straordinarie dell’anno. Battaglia ha raccontato da insider tutta Palermo, per non parlare del contributo dato al teatro, all’editoria e alla promozione della fotografia come disciplina.

È riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia.

Dopo una breve esperienza a Milano all’inizio degli anni Settanta, dove inizia la sua formazione da fotografa, la carrierea di Letizia Battaglia inizia “ufficialmente” nel 1974 quando entra a far parte della redazione de “l’Ora”, un giornale locale di Palermo col quale collaborerà per parecchi anni. Un esordio che la farà esserea la prima donna-fotografo a lavorare per un giornale italiano.

Comincerà così a confrontarsi con la dura realtà di una città, di una regione, spaccata dalla mafia, dal clientelismo, dalla politica, dalla povertà: la fotografia diverrà la sua vocazione a tempo pieno. Un impegno costante che non solo servirà a portare all’attenzione di tutti la cruda realtà palermitana, ma le permetterà anche di lavorare assieme ad altri grandi testimoni del suo tempo tra i quali, ad esempio, Josef Koudelka e Ferdinando Scianna.

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone. Palermo, quartiere La Cala, 1980

Un impegno che la porta, nel 1979, ad essere cofondatrice del Centro di Documentazione Giuseppe Impastato. Mentre negli anni Ottanta fonda il laboratorio d’If, dove si formano fotografi e fotoreporter palermitani.

Nel corso della sua vita Letizia Battaglia ha raccontato anche i volti dei poveri e le rivolte delle piazze, tenendo sempre la città come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà, oltre che del suo paesaggio urbano.  Sono, ad esempio, suoi gli scatti all’hotel Zagarella che ritraggono gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti e che furono acquisiti agli atti per il processo. Il 6 gennaio 1980 è la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato il presidente della Regione Piersanti Mattarella. Nello stesso anno un suo scatto della «bambina con il pallone» nel quartiere palermitano della Cala fa il giro del mondo.

L’artista ha ‘trattato’ il suo lavoro come un manifesto, esponendo le sue convinzioni in maniera diretta, vera, poetica e colta, rivoluzionando così il ruolo della fotografia di cronaca. Impara la tecnica direttamente ‘in strada’, e le sue immagini si distinguono da subito per il tentativo di catturare una potente emozione e quasi sempre un sentimento di ‘pietas’.

I soggetti di Letizia Battaglia, scelti non affatto casualmente, hanno tracciato un percorso finalizzato a rafforzare le proprie ideologie e convinzioni in merito alla società, all’impegno politico, alle realtà emarginate, alla violenza provocata dalle guerre di potere, all’emancipazione della donna.

Molti sono i documentari che hanno indagato la sua figura di donna e di artista, il più recente dei quali è stato presentato all’edizione 2019 del Sundance Film Festival. Il film Shooting The mafia, per la regia di Kim Longinotto, racconta Letizia Battaglia giornalista e artista, che con la sua macchina fotografica e la propria movimentata vita è testimone in prima persona di un periodo storico fondamentale per la Sicilia e per l’Italia tutta, quello culminato con le barbare uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Insignita di numerosi premi come l’Eugene Smith e l’Eric Salomon Award, ha collaborato con le più importanti agenzie giornalistiche mondiali. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell’Est Europa, Francia (Centre Pompidou, Parigi), Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada.

Due anni fa è uscita una biografia scritta a quattro mani con Sabrina Pisu, Mi prendo il mondo ovunque sia. Una vita da fotografa tra impegno civile e bellezza (Einaudi, 266 p., 19 euro).

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