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Alberto Tadiello racconta la sua Elektronskal

del

Alberto Tadiello, nato nel 1983 a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, si è laureato all’Università IUAV di Venezia nel 2007, scegliendo da allora di concentrare il proprio lavoro sulle manifestazioni fisiche dell’attrazione, della tensione, dell’energia che corre, traducendole in sculture ed installazioni sonore. I cavi elettrici, le casse acustiche, il suono che si propaga e invade le stanze trasmette un senso di tensione che si sposa perfettamente con la fisicità delle sue opere, spesso di dimensioni considerevoli.

Il lavoro di Alberto prevede un impegno diretto nell’assemblaggio e nella lavorazione degli elementi che danno forma alla sua poetica, di forte impatto sia per quanto concerne la loro componente scultorea sia in termini di sonorità, penetranti al limite del disturbante. Alberto segue un flusso che definisce necessario per il proprio processo evolutivo, alla continua ricerca non solo di nuove sonorità ma anche di nuove visioni in termini di accostamento di materiali.

Invitato a partecipare in collettive nazionali e internazionali, segnaliamo T2 – Torino Triennale. 50 lune di Saturno alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel 2008; X Initiative, New York, 2009; Science versus Fiction, Bétonsalon – Centre d’art et de recherche, Parigi, 2009 ; SI Sindrome Italiana, Le Magasin – Centre National d’Art Contemporain de Grenoble, 2010 ; Sound Art. Sound as a Medium of Art, ZKM – Center for Art and Media, Karlsruhe, 2012 ; Art or Sound, Ca’ Corner della Regina, Fondazione Prada, Venezia, 2014; Altri tempi altri miti, 16° Quadriennale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2016; That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine, MAMbo, Bologna, 2018. Nel 2009 Alberto è stato proclamato vincitore della settima edizione del Premio Furla e nel 2011 ha vinto il New York Prize; ha preso parte a diversi programmi di residenza, organizzati da Dena Foundation for Contemporary Art (Parigi), Gasworks International Residency Programme (Londra), Villa Arson (Nizza), HIAP – Helsinki, International Artist Programme (Helsinki), Viafarini (Milano) e ISCP – International Studio & Curatorial Program (New York).

Alberto Tadiello
Alberto Tadiello

Project Marta – Monitoring Art Archive – un servizio che, a partire dall’intervista con artista, realizza una scheda tecnica completa di tutte le informazioni utili a conoscere in profondità le opere d’arte –  ha raccolto tecniche e materiali in particolare per due opere di Alberto. Oggi vi presentiamo parte dell’intervista realizzata per Elektronskal, una scultura realizzata nel 2011 la cui struttura portante è stata realizzata con profilati metallici in ferro, i quali sorreggono un disco ottagonale in lamiera perforata su cui sono stati fissati 64 campanelli elettrici, smaltati di un colore rosso acceso e disposti secondo una grafica propria della schematizzazione degli atomi.

Benedetta Bodo di Albaretto: Studiando il tuo percorso artistico risulta evidente come le installazioni ambientali basate su sonorità e estetica siano il tuo mezzo favorito per indagare il rapporto con lo spazio e con il tempo. Mi puoi delineare dove e come si colloca Elektronskal nel tuo percorso artistico passato e presente? Si tratta di una sperimentazione ingegneristica oppure di un punto di arrivo rispetto ad un’idea?

Alberto Tadiello: «Elektronskal nasce da una serie smisurata di suggestioni, idee, appunti che ho raccolto nel tempo, ma è stata concretizzata nel 2011, dopo un periodo di residenza a Nizza e soprattutto dopo un mese trascorso in Finlandia in primavera, un momento in cui lo sballamento bioritmico dovuto a venti ore di luce su ventiquattro e lo spettacolo della natura in fiore mi ha fortemente suggestionato. Elektronskal nasce intorno alla corolla di un tulipano pensata come un amplificatore sonoro e il suo nome deriva dal termine tecnico usato per definire le raffigurazioni degli atomi. Il lavoro si pone come un binomio scultoreo e sonoro».

Alberto Tadiello, Elektronskal, 2011. AMC Collezione Coppola, Vicenza
Alberto Tadiello, Elektronskal, 2011. AMC Collezione Coppola, Vicenza

B.B.: Quanti esemplari esistono di Elektronskal? Quante volte è stato esposto al pubblico?

A.T.: «Esistono due versioni di Elektronskal, la prima è entrata a far parte della AMC Collezione Coppola  di Vicenza. La seconda è stata esposta alla Fondazione Prada di Venezia (Art of Sound, 2014), e recentemente presso la chiesa di san Giuseppe delle Scalze a Napoli per un’esposizione della Collezione Agovino (Frammenti di Paradiso, 2017)».

B.B.: Come funziona in questo caso la componente sonora del tuo lavoro?

A.T.: «Da un punto di vista sonoro il lavoro funziona in modo molto semplice e può essere gestito tramite una fotocellula o un temporizzatore. Si attivano contemporaneamente tutti i campanelli. È un suono sgranato, vivido, molto secco e nel momento in cui tutti gli elementi vengono scollegati dalla corrente, il suono si affievolisce improvvisamente lasciando nell’aria una vibrazione di pochi secondi che produce nello spazio un eco, una singolare dissipazione sonora, che si fissa nelle orecchie come un’impronta, una risonanza».

Alberto Tadiello, Elektronskal, 2011. Vista dell'opera installata presso la chiesa di San Giuseppe delle Scalze, Napoli 2017, Collezione Agovino, Napoli
Alberto Tadiello, Elektronskal, 2011. Vista dell’opera installata presso la chiesa di San Giuseppe delle Scalze, Napoli 2017, Collezione Agovino, Napoli

B.B.: Abbiamo lavorato su un’altra tua opera in cui i danni legati alla ruggine sui profilati metallici peggioravano sensibilmente con il passare del tempo, mettendone a rischio l’integrità. Da allora hai iniziato a considerare diversamente questo fattore, quello della mutabilità delle tue opere? Valuti se e come manterranno nel tempo il risultato che vuoi ottenere?

A.T.: «Per un lungo periodo ho sviluppato una serie di progetti che parlavano del concetto di depotenziamento e sfinimento, dunque la scelta dei materiali certo è portatrice intrinseca di questa idea di consunzione. Ci sono lavori e pensieri destinati a mutare nel tempo, a dissiparsi, a virare per ossidazioni e invecchiamenti. Elektronskal è un lavoro più fermo, stabile, anche dal punto di vista geometrico – l’ottagono se ci pensi è il segno dello Stop!».

B.B.: Riflettendo sul restauro in generale, in caso di invecchiamento, incidenti, degrado, le parti danneggiate di una tua opera potrebbero essere sostituite?

A.T.: «Pensando a questo lavoro non prevedo a priori che possano essere sostituiti alcuni degli elementi. È vero che se si danneggiassero parti come i pannelli di MDF si potrebbero sostituire mantenendo una coerenza cromatica. I campanelli invece hanno una loro singolarità, una timbrica, un difetto intrinseco che li rende unici e quindi andrebbe fatta una valutazione al momento del danno. Se la lamiera perforata e gli angolari in metallo arrugginissero la migliore soluzione potrebbe essere l’approccio già tentato con “25L” e risultato vincente, ovvero si dovrebbe inibire il processo di ossidazione senza però cancellarne le tracce. In ogni caso però, avendo questo lavoro una forte componente estetica, valuterei nel momento in cui si dovesse presentare il problema».

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