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Art Basel Paris 2025 conferma mercato in ripresa ma più selettivo, che privilegia blue chip e profili istituzionali

del

Un’apertura più equilibrata e selettiva

Art Basel Paris ha inaugurato il 22 ottobre con il VIP First Choice Preview ufficiale, dopo una nuova pre-apertura – l’Avant Première” – che già martedì aveva acceso il mercato. 

In sole quattro ore, i galleristi hanno registrato vendite consistenti, delineando un clima più equilibrato rispetto al debutto frenetico dello scorso anno al Grand Palais. All’Avant Première, ogni galleria ha invitato sei top collector (più un accompagnatore), seguiti da altri 12.000 ospiti nella giornata VIP: una strategia che ha alleggerito la calca delle prime edizioni.

Le vendite record e il ritorno dei nomi istituzionali

A fare i titoli di news nell’Avant Premiere è stata Hauser & Wirth che ha aperto piazzando un Gerhard Richter da 23 milioni di dollari, in parallelo alla retrospettiva dell’artista alla Fondation Louis Vuitton, oltre a un Concetto spaziale di Fontana (€3,5 milioni) e un Femme de Monaco di George Condo ($1,85 milioni). La galleria ha poi collocato opere di Nauman, Picabia, Báez, Steir, Johnson, Taylor, Kentridge e Simpson, confermando la tenuta del mercato per i nomi istituzionali. 

Nella stessa giornata, Pace ha riportato una vendita di punta con Jeune fille aux macarons di Modigliani (1918) a poco meno di $10 milioni, acquisita da un’istituzione europea. Seguono Ghenie (€1,5 milioni), Agnes Martin ($4,5 milioni) e Lee Ufan ($900.000), in linea con il ritorno d’interesse per gli artisti con solide basi museali.

Un mercato europeo in ripresa e più globale

All’apertura al pubblico giovedì, molti galleristi stavano già preparando un secondo riallestimento, segno promettente per un mercato europeo desideroso di ritrovare slancio dopo una vivace settimana londinese.

A differenza di Frieze, ancora percepita come un evento principalmente domestico, Art Basel Paris ora attira un pubblico globale di collezionisti.

Tra i presenti durante l’Avant Première: Eugenio Re Rebaudengo, Komal Shah, Milica Rieder e Pamela Joyner, insieme ai curatori Scott Rothkopf, Massimiliano Gioni, Jane Panetta, David Breslin, Ian Alteveer e Anne Pasternak.

ABP25, Public Interactions, PR, General Impressions_Courtesy of Art Basel

I grandi dealer puntano sulla qualità museale

In generale, al piano inferiore, dove si è concentrata la prima ondata di attività, i mega-dealer hanno gareggiato meno sul volume e più sulla sostanza, presentando opere di qualità museale di artisti attualmente al centro dell’attenzione istituzionale.

Il mercato, ancora cauto, predilige chiaramente artisti con carriere consolidate rispetto a quelli gonfiati dal momentaneo entusiasmo d’asta. Lo stand di Gagosian, per esempio, offriva un percorso di qualità museale tra figure chiave della storia dell’arte passata e presente, da un dipinto di Pieter Paul Rubens fino alla giovane star contemporanea Jadé Fadojutimi.

Risultati di spicco tra Zwirner, Perrotin, Almine Rech e White Cube

David Zwirner ha definito questa la sua “fiera più riuscita a Parigi”, piazzando una Ruth Asawa ($7,5 milioni), Kippenberger ($5 milioni), Richter ($3,5 milioni), Mitchell ($3 milioni) e Riley ($2,2 milioni), insieme a 12 edizioni di Richter ($400.000 ciascuna) entro la preview. 

Perrotin, sempre protagonista nel suo mercato domestico, ha confermato un’attività intensa fino al giovedì pomeriggio, vendendo oltre una dozzina di opere di Maurizio Cattelan tra €90.000 e €180.000, oltre a numerosi lavori su carta. Tra le altre vendite di rilievo: Pierre Soulages (€400.000), Takashi Murakami ($550.000), Bharti Kher (€140.000), Mr. (€130.000–€140.000), Emily Mae Smith (€135.000), Claire Tabouret ($180.000–210.000), e opere di Izumi Kato, Hernan Bas e Sophie Calle. Due dipinti collaborativi di Mr. x Murakami sono stati venduti tra $150.000 e $170.000 ciascuno, insieme a lavori di Otani Workshop ($50.000–$60.000) e Chen Fei ($280.000).

ABP25, Public Interactions, PR, General Impressions_Courtesy of Art Basel

Anche le pre-vendite di Almine Rech hanno superato le aspettative. Tra le opere collocate figurano Joël Andrianomearisoa ($40.000–45.000), Oliver Beer ($80.000–90.000), Brian Calvin ($35.000–40.000), Ha Chong-Hyun ($250.000–300.000), Mehdi Ghadyanloo ($150.000–170.000), Youngju Joung ($65.000–70.000), Ewa Juszkiewicz ($700.000–800.000) e Pablo Picasso ($500.000–600.000).

Altri punti salienti includono Claire Tabouret ($150.000–180.000), Tom Wesselmann ($250.000–300.000), Ji Xin ($50.000–60.000) e James Turrell ($900.000–1.000.000). L’installazione di Andrianomearisoa all’Hôtel de la Marine – parte del programma pubblico di Art Basel – è stata venduta per $230.000–290.000.

White Cube, sebbene abbia riportato vendite solo dopo il primo giorno VIP ufficiale, entro mercoledì sera aveva chiuso l’altra vendita più alta in fiera, una Julie Mehretu da $11.500.000, insieme a Georg Baselitz (€2.500.000), Luc Tuymans ($1.350.000) e Josef Albers (€550.000). Altri punti salienti: Howardena Pindell ($550.000), Theaster Gates e Danh Võ (€350.000), Francis Picabia (€300.000), Antony Gormley (£250.000), Park Seo-Bo ($250.000) e Marina Rheingantz ($220.000). Tre opere di Tracey Emin sono state vendute a £120.000 ciascuna, mentre Enrico David (£75.000), Yoko Matsumoto ($70.000) e Léon Wuidar (€68.000) hanno completato la lista.

Thaddaeus Ropac e le gallerie tedesche consolidano la fiera

Thaddaeus Ropac, presenza fissa alla fiera, ha elencato vendite estese tra cui numerose opere di Georg Baselitz (€3.500.000, €1.200.000, €1.200.000, €1.000.000 e €850.000). Sacco e oro di Alberto Burri è stato venduto per €4.200.000, seguito da Elizabeth Peyton ($1.300.000). Altre vendite includono Antony Gormley (£600.000 e €120.000), Joan Snyder ($600.000, collocata in un museo del Regno Unito), Sean Scully ($500.000), Daniel Richter (€450.000) e numerose opere di Martha Jungwirth (€430.000, €340.000, €190.000 e €75.000). Tra gli altri punti salienti: Tony Cragg (€325.000), Pierre Soulages (€280.000), Sturtevant (€275.000), Liza Lou ($250.000), Tom Sachs ($225.000), Miquel Barceló (€110.000), Robert Longo ($90.000), ZADIE XA (€70.000) e Oliver Beer (£55.000).

Fra le tedesche, Sprüth Magers subito all’ingresso ha riportato vendite solide, tra cui tre opere di George Condo ($1.800.000, $1.200.000 e $1.800.000), insieme a lavori di Rosemarie Trockel (€300.000 e €200.000), Louise Lawler ($90.000), Hyun-Sook Song (€70.000), Salvo (€58.000), Gala Porras-Kim ($60.000), Henni Alftan ($50.000), David Salle (€42.000), Gretchen Bender ($40.000), Andreas Schulze (€35.000) e Oliver Bak (€20.000).

Eva Presenhuber si è invece distinta per la sua presentazione ambiziosa, con tre delle gigantesche Magic Mountains di Ugo Rondinone, torri di pietra colorate originariamente installate nel deserto del Mojave nel 2016. La galleria ha inoltre co-presentato The Innocent (2024) di Rondinone con Mennour, collocata nel cortile dell’Institut de France come parte del programma pubblico di Art Basel.

ABP25, Public Interactions, PR, General Impressions_Courtesy of Art Basel

Emergenti e nuove geografie del collezionismo

Al piano superiore, la scena emergente ha tenuto testa ai piani “blue-chip”. Crèvecœur (Parigi) ha venduto lavori di Yu Nishimura e Tomasz Kowalski già durante l’Avant Première. ATHR Gallery (Arabia Saudita) ha registrato nove vendite, confermando l’interesse internazionale per le artiste saudite Sarah Abu Abdallah, Hayfa Algwaiz e Lulua Alyahya.

Kiang Malingue (Hong Kong) ha attirato l’attenzione museale con The World Through My Mother’s Cabinet of Curiosities di Tiffany Chung ($100.000), un complesso assemblaggio di micro-ecosistemi dedicato ai rapporti tra ecologia, memoria e identità.

Nel settore Premise, Tina Kim Gallery ha presentato i tessili cosmologici di Lee ShinJa, pioniera della fiber art coreana, con quattro vendite fino a $150.000. Nella stessa sezione, la londinese Gallery of Everything ha presentato il pittore afro-caribico Hector Hyppolite (1894–1948), self-taught haitiano, surrealista e sacerdote voodoo. Considerato uno dei più importanti pittori della diaspora africana del XX secolo e pioniere del Surrealismo nero, Hyppolite ha ispirato artisti e scrittori come Jean-Michel Basquiat, Hervé Télémaque, Truman Capote e Zadie Smith.

Nella sezione Emergence, BANK (Shanghai) ha conquistato l’attenzione istituzionale con l’installazione immersiva di Duyi Han, che intreccia taoismo, neuroscienza e design. THE PILL (Istanbul/Parigi) ha invece venduto in VIP preview la monumentale installazione tessile di Nefeli Papadimouli a un collezionista privato, mentre Blindspot (Hong Kong) ha quasi esaurito le opere di Xiyadie, artista queer cinese reduce dalla Biennale di Venezia.

Print_approx_21_x_14_cm_ABP25__Public_Program__Artwork__MC__PR__B_HiRes_Courtesy of Art Basel

Le fiere satellite e il nuovo modello cooperativo

Un crescente numero di fiere satellite guidate da gallerie sta ridefinendo il modello economico del mondo dell’arte, privilegiando collaborazione, sostenibilità e sperimentazione. Tra queste, Paris Internationale, 7 rue Froissart, Place des Vosges e Upstairs Art Fair mostrano come spazi più piccoli e indipendenti offrano ai collezionisti e curatori opportunità di scoprire artisti emergenti e pratiche innovative, lontano dalla rigidità e dai costi eccessivi delle fiere blue-chip. Un fenomeno che richiama in qualche modo il Salon des Refusés del XIX secolo, andando a sfidare le gerarchie consolidate e il mercato sovradimensionato, restituendo autonomia e visibilità alle gallerie stesse.

Fondata nel 2015, Paris Internationale è stata la prima fiera alternativa parigina a inaugurare il modello cooperativo delle fiere guidate dai galleristi, anticipando un fenomeno oggi in piena espansione. Come spiega la direttrice Silvia Ammon, la fiera nasceva dall’intuizione condivisa che il modello tradizionale fosse diventato rigido, troppo standardizzato e scollegato dalla realtà di artisti e gallerie. L’obiettivo era creare uno spazio più organico e umano, dove la collaborazione, la sperimentazione e il dialogo autentico tra artisti e pubblico fossero centrali.

@upstairs_artfair opens tonight at Hotel Grand Amour and Weds thru Friday noon to 4pm half galle

Paris Internationale e le nuove fiere indipendenti

Quest’anno, Paris Internationale si è svolta in uno spazio centrale ma ancora grezzo vicino agli Champs-Élysées, contrastando con l’opulenza dei grandi nomi blue-chip. La fiera si conferma luogo privilegiato per la scoperta, il dialogo curatoriale e le relazioni intergenerazionali.

Fra gli highlights, Company Gallery (New York) ha presentato Ambera Wellmann, con un’opera intensa e viscerale, continuando la co-rappresentanza con Hauser & Wirth.

Champs Lacolombe (Biarritz/London) ha mostrato un raro solo di Barbara Hammer, pioniera della videoarte queer, con fotografie e collage anni ’70, opere da €2.000 a €10.000, mentre Lidseen Gallery (Shanghai) ha venduto interamente opere psicologicamente intense del danese Søren Arildsen, insieme a lavori di Lu Junyi e Shumu, tutti under 30.

Room 7 @DesignMiami .Paris 2025 at L’hôtel de Maisons.   Featuring a collection of works from We 2

Stereo Gallery (Varsavia) ha venduto in preview il diptych “The End of Route” (2025) di Wojciech Bąkowski per €7.000, opere che fondono memoria e percezione in una poesia visiva asciutta.

Debuttava a Parigi General Expenses (Città del Messico) ha debuttato a Parigi con “No Signal Antenna” di Marek Wolfryd, circa €5.000–6.000, e altri lavori di Ellen Hanson e Angela Leyna. Cooper Cole (Toronto) ha esposto i tessuti di Hangama Amiri, racconti intimi e politici sulle vite femminili, e lavori di Jagdeep Raina, prezzi €6.500–27.000.

Notevole anche la presentazione di LLANO, che ha presentato il giovane messicano Erik Tlaseca, con figure sensuali e contorte tra $3.200–10.000, accompagnate da lettere intime.

Il format, con spazi ampi per installazioni e video, ha favorito scoperte e vendite immediate, dimostrando la vitalità del modello alternativo: artisti emergenti e giovani gallerie trovano visibilità e mercato, mentre collezionisti possono accedere a opere di qualità a prezzi competitivi, lontano dalle logiche blue-chip.

Nuova quest’anno e fondata da Brigitte Mulholland e Sara Maria Salamone, era invece 7 rue Froissart, una fiera gratuita e indipendente, che ospita 11 gallerie con programmi distinti e una mostra collettiva di sculture

L’obiettivo è favorire dialogo genuino, connessione e inclusività. La presentazione di Mrs con opere di Elizabeth Atterbury, Kemi Onabulé e Robert Zehnder è stata accolta con entusiasmo dal pubblico parigino, insieme alle pitture espressive di Raphaëlle Bertran presentate da Mulholland e le presentazioni di Chilli (Londra), Gattopardo (Los Angeles) e Slip House (New York). 

Sumakshi Singh’s work at ASIA NOW. Her project, Transience Monum-2

A pochi passi, Place des Vosges, curata dal gallerista L.A. Chris Sharp, si è svolta all’interno di un elegante appartamento storico. Sharp ha presentato quest’anno le sculture murali di Ishi Glinsky che interpretano personaggi Disney e tecniche dei Nativi Americani, esplorando appropriazione culturale e mercificazione dell’artigianato. Margot Samel ha presentato le pitture oniriche di Cathleen Clarke, capaci di mescolare intimità emotiva e lirismo surreale.

All’Hôtel Grand Amour, Half Gallery ha ospitato la seconda edizione (prima a Parigi) di Upstairs Art Fair, trasformando suite in ambienti immersivi e intimi insieme a Bureau e Megan Mulrooney, mentre la galleria itinerante U-Haul ha portato il suo format di shows in un camioncino a noleggio da New York a Londra fino a Parigi, ricordando come la creatività trovi sempre percorsi alternativi al sistema ufficiale.

Asia NOW e Design Miami.Paris completano la settimana

Due fiere che hanno conquistato un’identità e un pubblico distinti nell’ecosistema sempre più affollato delle fiere parigine hanno aperto il 21 ottobre insieme a Paris Internationale: Asia NOW e Design Miami.Paris. La prima, giunta alla sua decima edizione, si è affermata come la principale—e realmente unica—piattaforma dedicata a mostrare l’arte contemporanea asiatica all’estero, colmando una lacuna finora ignorata. Dal 2015, le fondatrici Alexandra e Claude Fain organizzano la fiera nello spettacolare spazio della Monnaie de Paris. Tra le presentazioni più rilevanti: le architetture tessili di Sumakshi Singh (193 Gallery), le opere video e testuali di Cemile Sahin (Esther Schipper), l’archeologia contemporanea ibrida di Leelee Chan (KLEMM’S e Capsule Shanghai) e le pitture simboliche di Arghavan Khosravi (Stems Gallery). Anche quest’anno la fiera ha combinato mercato e curatela, offrendo esperienze che vanno oltre la mera transazione, includendo performance e narrazioni culturali approfondite.

Infine, la fiera Design Miami.Paris, dedicata al design da collezione, ha unito artigianato, innovazione e sperimentazione. Carpenters Workshop Gallery ha esposto opere di Nacho Carbonell e Aki & Arnaud Cooren, mentre Friedman Benda ha presentato designer consolidati ed emergenti su scala globale. Installazioni multisensoriali come The Soul Garden di Vikram Goyal e James de Wulf hanno trasformato la visita in un’esperienza immersiva, dimostrando la crescita di un mercato del design che appare spesso molto più accessibile e sempre più popolare per un pubblico più ampio. 

Conclusione: Parigi torna capitale dell’arte

Il bilancio generale di questa terza edizione di Art Basel e la sua art week conferma non solo Parigi ritornata come un tempo la capitale dell’arte nel vecchio continente, ma anche un intero mercato in piena ripartenza, sebbene più prudente ma anche più selettivo, dove tanti modelli e tendenze stanno cambiando. 

Elisa Carollo
Elisa Carollo
Elisa Carollo è art advisor, curatrice e appraiser, con un focus particolare sull' arte contemporanea e ultracontemporanea. Ha conseguito un master in Art, Law and Business presso Christie's New York e un BA in Marketing e management delle industrie culturali e creative presso l'Università IULM di Milano. Lavora come consulente freelance per collezionisti, gallerie e artisti e collabora stabilmente con la Fondazione Imago Mundi di Treviso.

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