Città romantica e nostalgica, nell’immaginario collettivo Venezia non è proprio sinonimo di arte contemporanea. E questo, nonostante la città lagunare sia sede della più importante Biennale del mondo. Eppure, negli ultimi anni, il network contemporaneo di Venezia si è arricchito di importanti presenze. Da Punta della Dogana che, dopo un importante progetto di riqualifica voluto dalla François Pinault Foundation, ospita mostre di opere dalla collezione dell’imprenditore francese; alla Fondazione Prada che ha scelto Ca’ Corner della Regina per un’operazione analoga. Nomi importanti del collezionismo internazionale che oggi si affiancano a quello, mitico, di Peggy Guggenheim la cui collezione, ospitata in quella che fu la sua casa per trent’anni – Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande – è, a tutti gli effetti, il maggiore museo italiano di arte europea ed americana della prima metà del Novecento.
Amministrata dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim, a cui Peggy l’ha donata nel 1976, la collezione Guggenheim di Venezia presenta un’importante selezione di capolavori delle maggiori avanguardie del Novecento: Cubismo, Futurismo, arte astratta russa ed europea, Surrealismo ed Espressionismo astratto americano. Il museo comprende, inoltre, il Giardino delle Sculture Nasher, dove sono esposte sculture della Collezione Patsy R. e Raymond D. Nasher di Dallas, nonché della Fondazione Guggenheim. Due nuclei di opere a cui si affianca quello della Collezione Gianni Mattioli (un prestito a lungo termine), che include dipinti dei maggiori artisti futuristi italiani e alcuni dei primi lavori di Morandi.
Venezia e la sua Biennale
Grandi collezionisti a parte, il ruolo di Venezia nel campo dell’arte contemporanea si lega indissolubilmente alla sua Biennale che, pur con alterne vicende, è ancora oggi riconosciuta come uno degli appuntamenti più importanti del Sistema dell’arte contemporanea mondiale. Una storia iniziata nel lontano 1895 e che il pubblico può scoprire visitando la raccolta dell’ASAC – Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia dove sono conservate oltre 3000 opere che vanno dalla fondazione della Biennale ad oggi. Una collezione eterogenea che riflette la caratteristica struttura multidisciplinare dell’ istituto che la conserva e che permette, attraverso alcuni significativi nuclei, di ripercorrere, oltre ai movimenti che hanno caratterizzato l’arte del XX secolo, la storia estremamente variegata e ricca di risvolti ancora da approfondire di una istituzione che, con i suoi più di cento anni di vita, documenta interessanti evoluzioni del gusto e non solo.
Tra le opere più significative presenti nella collezione si segnalano dipinti, progetti, schizzi e oggetti realizzati per allestimenti, manifesti, cataloghi, come le grandi tele decorative di Chini, i bozzetti di Augusto Sezanne, Fini, Lewitt, Mirò, Giò Pomodoro, Scarpa, Sottsass, non sempre capolavori, ma in ogni caso interessanti reperti di una storia prestigiosa e certamente unica. La sezione più nota della collezione è costituita dalle donazioni di artisti italiani e stranieri vincitori di un premio, oppure da artisti italiani invitati alla Biennale: da Archipenko a Vedova. Rilevante appare inoltre il gruppo di opere risalenti alla fine degli anni Sessanta e Settanta: le opere d’arte cinetica e programmata donate in occasione dell’apertura della nuova sala di Ca’ Corner della Regina dedicata al critico Umbro Apollonio, direttore dell’Archivio dal 1949 al 1972, comprendente importanti lavori di Alviani, Bill, Biasi, Bonalumi, Dorazio, Castellani, Le Parc, Scheggi e Soto. Ma questi sono solo alcuni dei nuclei più noti di una collezione che, nel tempo, si arricchita di una una cospicua sezione dedicata alla grafica e ai libri d’artista di autori italiani e stranieri, databili prevalentemente dal dopoguerra agli anni Settanta di cui segnaliamo il volume Cahier de George Braque 1917-1947 del 1948.
Attorno alla Biennale: Fondazioni, Musei…
Sempre alla Biennale di Venezia si legato alcune delle principali istituzioni cittadine dedicate all’arte contemporanea. In primo luogo Galleria Nazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro nata proprio per ospitare le opere che il Comune di Venezia acquistava in occasione dell’importante manifestazione internazionale (da Gino Rossi ad Arturo Martini, da Moggioli a Casorati). Un rapporto, quello con la Biennale, che durerà fino agli anni Sessanta quando il lascito De Lisi colmò lacune della collezione (da Kandinsky a Matta, da Sironi a Morandi a De Chirico). Il contemporaneo vero e proprio, anche per la situazione critica attraversata dal museo negli ultimi decenni, è presente in forma sporadica e senza continuità, con qualche opera di Arman, Rauschenberg, Trafeli, Plessi oltre ai premi-acquisto delle mostre della Fondazione Bevilacqua La Masa, importante punto di riferimento cittadino per il contemporaneo. E’ dalla sua attività espositiva, ad esempio, che provengono, in larga parte, le opere di arte del XX secolo conservate alla Galleria dell’Accademia.
Nasce dalla Biennale anche il primo nucleo della raccolta della Fondazione Querini Stampalia, la più antica fondazione culturale del Nordest, nata nel 1869 per volere testamentario dell’ultimo discendente dell’antica famiglia patrizia veneziana dei Querini Stampalia, e tradizionalmente attenta all’arte contemporanea. Come testimonia una raccolta legata, in parte, alle acquisizioni fatte alla Biennale e in parte a quelle connesse al fondo intitolato nel 1992 a Giuseppe Mazzariol, che della Fondazione Querini Stampalia fu per molti anni direttore. Tra i nomi conservati in collezione: Joseph Kosuth, Elisabetta Di Maggio, Remo Salvadori, Stefano Arienti, Maria Morganti e Mariateresa Sartori.
… e il grande collezionismo veneto
Pinault, Prada, Guggenheim e non solo. Se il grande collezionismo internazionale è certamente quello che oggi dà risalto all’offerta contemporanea veneziana, sarebbe gravemente ingiusto dimenticare quanto hanno fatto i grandi collezionisti locali per la propria città. E’ il caso di Vittorio Cini e dei suoi lasciti alla Fondazione Giorgio Cini – sull’Isola di San Giorgio Maggiore – che hanno dato il via ad una raccolta che oggi comprende, tra le altre opere, anche un interessantissimo corpus di lavori del XX secolo nato da donazioni fatte da artisti (o loro eredi) vicini al collezionista veneziano.
La Fondazione Cini possiede, ad esempio, l’eccezionale olio di Gino Severini del 1917 dal titolo Il vaso blu, il noto dipinto di Achille Funi, rappresentante una Matrona, o l’intensa testa di Ezra Pound scolpita da Henri Gaudier-Brzeska, come pure la marina di Virgilio Guidi raffigurante l’Isola di San Giorgio, donata dallo stesso maestro nell’occasione del suo novantesimo compleanno; di Felice Carena ha avuto in dono 60 disegni e 12 oli, tra cui la grande Bambina sulla porta.
Infine… un salto in provincia
Dedalo di isole e canali, Venezia estende il suo network del contemporaneo anche fuori dai confini cittadini. Per chi volesse aggirarsi per la sua provincia, sono da ricordare le collezioni della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea ‘Ai Molini’ di Portogruaro che, tra le altre cose, comprende alcuni lavori futuristi di Luigi Russolo – originario della città.