Nonostante le difficoltà create dalla crisi economica di fine anni Ottanta, il mercato dell’arte contemporanea è ormai una macchina dal ritmo frenetico e, come accade sulle piazze finanziarie, aspetta solo una nuova fase favorevole per ripartire come se niente fosse accaduto.
Dopo i risultati catastrofici dell’autunno 1990, il mercato inizia a riprendersi ma qualcosa sta cambiando profondamente nelle dinamiche economiche di questo mondo. Se da un lato le gallerie d’arte contemporanea crescono di numero e di peso, ampliando i loro network internazionali, con il nuovo decennio inizia la stagione d’oro delle grandi Case d’Asta che assumono i connotati di vere e proprie multinazionali. Un cambiamento dovuto, in primo luogo, a due fattori: la globalizzazione dei mercati e il legame sempre più forte con il mondo dell’alta finanza. Se i manager di Hedge Fund sono da tempo tra i principali compratori d’arte, dalla seconda metà degli anni Novanta iniziano a nascere decine di Art Investment Fund e i settori del Private Banking dei gruppi bancari internazionali indirizzano, sempre più spesso, i propri clienti verso l’arte per diversificare i propri investimenti. Un fenomeno, questo, in costante crescita tanto che, recentemente, gli esperti di ArtTactic e Deloitte Luxemburg hanno pubblicato uno studio in cui annunciano, entro tre anni (2015), la nascita di una vera e propria Art&Finance Industry.
Il legame tra arte e finanza, ovviamente, influenza sempre di più l’andamento del mercato e non è un caso se il trend positivo iniziato alla metà degli anni Novanta ha una prima frenata nel 2001 con l’attentato alla Torri Gemelle che manda in tilt il sistema finanziario americano. Ma, se Sotheby’s New York è costretta a far saltare le sue aste autunnali, in altre parti del Globo gli acquisti d’arte proseguono come se niente fosse successo e a novembre il mercato è nuovamente in ascesa e nel 2005 supera un traguardo impensabile: per la prima volta nella storia del mercato il totale delle aste di arte contemporanea superano quelli dell’impressionismo e dei classici dell’età moderna. Gli investitori puntano sull’arte di oggi e questo dà il “la” ad un nuovo boom per il mercato dell’arte contemporanea. Un boom che dura fino all’autunno del 2008 e alla crisi finanziaria inaugurata dal crollo della Lehman Brothers del 15 settembre.
Distratto, per un attimo, dall’incredibile asta Beautiful Inside my Head forever, organizzata da Damien Hirst presso Sotheby’s proprio in quei fatidici giorni (15 e 16 settembre 2008) e andata praticamente sold out, il mercato dell’arte fu richiamato alla realtà già un mese dopo. Nonostante i risultati, tutto sommato positivi, della sesta edizione della Frieze Art Fair (16-18 ottobre), che fece registrare vendite superiori ad ogni aspettativa ed alcuni sold out tra gli espositori, le aste londinesi di arte contemporanea di metà ottobre fanno registrare i primi segni di cedimento.
Dopo un primo semestre positivo, infatti, gli appuntamenti dedicati all’arte contemporanea, in programma presso le tre principali case d’asta della capitale inglese – Christie’s, Sotheby’s e Phillips de Pury – registrano un forte aumento nelle percentuali di invenduto (anche oltre il 40%) e lotti battuti molto al di sotto del minimo previsto. E non mancano le vittime illustri: da Andy Warhol a Gerhard Richter, da Bacon a Basquiat.
Unica eccezione, in un panorama non tragico ma già preoccupante, l’arte italiana. Le due Italian Sale del 20 ottobre da Christie’s e Sotheby’s vedono rispettivamente il 69% e l’88,5% di lotti venduti.
Il nuovo anno non comincia meglio: Standard & Poor’s fissa il rating di Sotheby’s al livello più basso (BBB-), il giro d’affari di Christie’s ridotto del 10% nel 2008. E come se non bastasse, le prime aste di contemporanea del 2009 fanno registrare risultati quanto meno deludenti a fronte di cataloghi ridotti e prezzi al ribasso. Se qualcuno poteva avere ancora qualche dubbio, ecco la conferma: la crisi è ufficialmente approdata alle coste del mercato dell’arte contemporanea. Nel primo semestre 2009, le aste internazionali fanno registrare un crollo del 71% del fatturato rispetto al 2008, con percentuali di invenduto superiori al 30%: solo il 20% degli appuntamenti (5 su 25) risponde alle aspettative, senza però mai superare le stime massime. Una situazione che rimane invariata anche nella seconda parte dell’anno e nei primi mesi del 2010.
Fatta eccezione per alcuni record d’asta – tra i quali ricordiamo quello di Nude, Green Leaves and Bust, tela di Pablo Picasso battuta da Christie’s New York per 95 milioni di dollari il 5 aprile 2010 – il primo semestre 2010 è caratterizzato da risultati decisamente al di sotto delle aspettative con molti artisti noti che rimangono invenduti. Situazione non troppo diversa per il secondo semestre. Il mercato apre, ancora una volta, all’insegna dell’incertezza. A Londra, al di là di una serie di nuovi record, i risultati delle due principali case d’asta sono divergenti. Se Christie’s ha superato le stime del 20% totalizzando 22,3 milioni di euro; Sotheby’s ha riscosso 15,1 mln di euro: il 40% in meno rispetto alle aspettative.
Si devono attendere le Italian Sales d’autunno per intravedere i segni di una ripresa. Gli appuntamenti londinesi da Sotheby’s e Christie’s con l’arte italiana, dopo il crollo del 2009, fanno registrare un trend decisamente positivo, tornando ai livelli record del 2006 e superando del 30% i risultati delle edizioni precedenti. La parola passa, a questo punto, a New York che conferma che il consolidamento del mercato dopo la crisi ha avuto inizio. Le aste in programma da Sotheby’s, Christie’s e Phillips de Pury a novembre realizzano, complessivamente, 462 mln di euro, comprese le commissioni. Cifra vicina ai risultati del 2007 e doppia rispetto al 2009. Un consolidamento confermato anche dai primi risultati del 2011 e che dimostra una straordinaria capacità di ripresa del mercato rispetto ad altri settori dell’economia. Un mercato che oggi naviga tranquillo, almeno nella fascia alta, tra le onde della crisi economico-finanziaria innescata dai debiti sovrani.
Dopo un 2011 da record, con 41.000 lotti venduti in tutto il mondo per un fatturato di oltre 1.3 miliardi di dollari contro gli 87.7 milioni del 2010, le evening sale del primo semestre 2012, in programma sulle due sponde dell’oceano, hanno infatti passato ogni test con risultati eclatanti.
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