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Breve storia del Collezionismo: le origini

del

Quando si parla di collezionismo d’arte la tentazione è quasi sempre quella di concentrarci sulla storia moderna e contemporanea di questo fenomeno e le sue connessioni con l’odierno mercato dell’arte. Questa prospettiva ristretta, però, non ci permette di  renderci pienamente conto che le sue origini sono, invece, millenarie, antiche e in linea con l’evoluzione sociale e culturale del genere umano. Le collezioni, nel corso dei secoli, non solo ci hanno mostrato un campione del gusto e della moda del proprio tempo, ma rappresentano, prima di tutto, un fenomeno antropologico. Ripercorrendo la storia dell’uomo riscopriremo le radici questo fenomeno che oggi appassiona tante persone diverse nel mondo.

 

Alle origini del collezionismo

 

I corredi funerari sono i più antichi esempi di collezionismo; una pratica comune a tutte le civiltà antiche dall’età del rame fino all’ellenismo, una documentazione di oltre tremila anni di storia dell’umanità effettuata attraverso la raccolta di oggetti. L’accumulo, oltre che antropologico, era anche una questione religiosa perché, quasi sempre, statue ed affreschi si trovavano all’interno dei luoghi sacri dei vari popoli; nell’antica Grecia i tesori greci sono stati i primi depositi di opere d’arte. Il più antico esempio di pinacoteca risale al V secolo a.C. presso l’Acropoli di Atene, un luogo che raccoglieva i quadri, ma al contempo fungeva da sala di rappresentanza per le occasione del governo della polis.

La pratica del collezionismo si consolidò a Roma: le collezioni romane erano il frutto dei bottini di guerra e venivano esposte lungo le strade principali della città come simbolo della vittoria, ma non solo;  come già era successo nel periodo ellenistico, anche i privati iniziarono sempre di più a portare avanti questa tradizione millenaria; le statue collocate all’interno delle ville andavano così perdendo la loro funzione religiosa a favore di una visione estetica. Le raccolte imperiali assumevano poi una doppia funzione, perché se da un lato mostravano al popolo la grandezza del loro imperatore, dall’altro ribadivano il potere di quest’ultimo nei confronti della nobiltà.

Nel Medioevo sarà la componente religiosa a tornare ad essere la causa principale del collezionismo: reliquie, resti di martiri e oggetti legati alla passione di Cristo o alla sua vita, iniziarono ad essere accumulati soprattutto lungo le vie dei grandi pellegrinaggi; come era avvenuto in Grecia anche in questa fase storica si andarono a creare i così detti tesori. Le Crociate diedero poi sempre maggiori input a questo tipo di raccolte.

 

Dal Rinascimento al XVII secolo

 

In questa fase della storia alla base del collezionismo c’erano motivazioni di natura antropologica, religiosa e politica; il collezionismo divenne più programmatico durante il Rinascimento. E’ nel corso del XV secolo divenne sempre più comune il fenomeno degli studioli, luoghi di meditazione poi riempiti da piccoli oggetti d’arte: una tradizione ben radicata in Italia, soprattutto, in quanto il contenuto al loro interno ed il contenitore era ben collegati da un preciso programma iconografico voluto dal signore; tra i più celebri ricordiamo quello di Federico da Montefeltro ad Urbino.

I collezionisti, in tutte le fasi storiche, sono da sempre condizionati da due impulsi: se da un lato si tende a raccogliere solo per se stessi, dall’altro si vuole anche mostrare quanto accumulato come segno del proprio potere. E’ il caso delle gallerie che affondano le radici nel mondo classico, una modalità molto consona nel Cinquecento che permetteva di esporre le raccolte ad un pubblico più ampio e in luoghi meno appartati.

Durante il XVI secolo presero sempre più piede le collezioni di tipo enciclopedico, e se gli studioli erano tipicamente italiani, le Wunderkammern si affermeranno nell’Europa del nord: con camere delle meraviglie si sta ad indicare l’ambiente  di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari o bizzarri di storia naturale o artefatti. I principi raccoglievano in questi luoghi bizzarri elementi di storia naturale, strumenti, invenzioni meccaniche, carte geografiche e tutto ciò che poteva costituire materiale per la didattica e una forma di indagine scientifica universale: non a caso le Wunderkammern sono all’origine del concetto moderno di museo, poiché all’interesse per il ‘meraviglioso’ unisce il bisogno di conoscenza sistematica.

Pier Francesco Scarabelli,, Museo o Galleria del Sig.Canonico Manfredo Settala, 1666, © Biblioteca Ambrosiana
Pier Francesco Scarabelli, Museo o Galleria del Sig.Canonico Manfredo Settala, 1666, © Biblioteca Ambrosiana

L’ambiguità ed esoterismo erano alla base delle raccolte presenti nelle Wunderkammern; significati sfuggenti che piacevano molto agli uomini dell’epoca e che possiamo ritrovare anche in un altro genere di collezione del XVII secolo: il cabinet d’amateur.  Si tratta di un quadro che ha come soggetto appunto la raccolta del collettore, ed è quindi la rappresentazione di una collezione; l’origine di questo tipo di quadri nasce dalla necessità di fare ordine e, perché no, tentarne una catalogazione.

 

David Teniers il Giovane, Galleria dell’arciduca Leopoldo-Guglielmo, 1813, © Kunsthistorisches Museum
David Teniers il Giovane, Galleria dell’arciduca Leopoldo-Guglielmo, 1813, © Kunsthistorisches Museum

 
Quello che ci viene proposto  in questo genere di raccolte  è una sorta di boite-en-valise, un museo in scatola, come direbbe Marcel Duchamp.

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