17.6 C
Pesaro

dal 2012 il primo magazine dedicato al collezionismo e al mercato dell'arte moderna e contemporanea.

Collezione è aprirsi alle scoperte – parte 2

del

A Roma, nel quartiere Quadraro, Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo hanno dato vita a Casa Piena, una casa letteralmente abitata dall’arte. La loro collezione, costruita nel tempo tra curiosità, incontri e connessioni, racconta storie di affinità elettive, di attenzione al Sud, alle artiste e agli artisti omosessuali, alle voci spesso dimenticate del Novecento.

Di fronte a Casa Piena sorge Casa Vuota, spazio curatoriale che dal 2017 apre periodicamente le sue porte al pubblico, trasformando l’intimità domestica in un laboratorio di sperimentazione contemporanea.

Per loro, collezionare non è mai stato abbastanza: accanto alla raccolta privata hanno ideato progetti come Il mattino ha Lory in bocca, un happening d’arte a Bari che coinvolge decine di artisti e la comunità. Vivere tra opere, curarle e condividerle è il loro modo di abitare l’arte — e di lasciare che l’arte abiti loro.

Qui puoi leggere la prima parte dell’intervista

SD: Riprendo Thomas Bernhard che in ‘Antichi Maestri’ scrive “Per quanto ciò sia assurdo, quando leggo un libro ho comunque la sensazione e la convinzione che il libro sia stato scritto solamente per me, se guardo un quadro ho la sensazione e la convinzione che sia stato dipinto solamente per me…”. Come collezionista d’arte hai mai provato la stessa cosa davanti ad un’opera? Hai commissionato per te? 

FPDR: Noi siamo solo custodi, temporanei, delle opere, che vivono la loro vita a prescindere da noi. Eppure, sì, è vero. Succede che io possa trovarmi davanti a un dipinto e pensare che sembra fatto per me, che solo io posso apprezzarlo. Ma non tutte le opere che io penso che possano parlare a me in un modo speciale vengono poi ad abitare a casa nostra. Quando però succede, le rare volte che succede, è una festa che si rinnova di giorno in giorno. Quanto alle commissioni, è capitato una sola volta, da poco: abbiamo trovato una vecchia cornice di foggia strana e abbiamo chiesto a un artista di dipingere una cosa ad hoc da incastonare in questa cornice.

SdN: Ci hanno fatto dei ritratti, questo sì. Una volta soltanto, su nostra richiesta. In tutti gli altri casi è stata un’iniziativa autonoma dell’artista. Più che commissioni, nel caso di artisti viventi, le opere che raccogliamo sono testimonianza di una relazione con gli artisti.

Pierluca Cetera, Gli Ospiti, 2017, tecnica mista su tele sagomate, dimensioni variabili, veduta dell’installazione, fotografia di Alessia Di Risio

SD: Alan Bennett nel suo scritto ‘I quadri che mi piacciono’ confessa: “Il mio criterio di giudizio è piuttosto superficiale, e mi riesce difficile separarlo dall’idea di possesso. Così so che è un quadro mi piace solo quando ho la tentazione di portarmelo via nascosto sotto l’impermeabile”. Concordi? 

FPDR e SdN: Concordiamo. Le cose che apprezziamo sono, anche per noi, desiderabili. Però non è detto che siano acquistabili. Non facciamo entrare in casa nostra cose che non ci piacciono. Non scegliamo le opere per il valore che potrebbero avere nel tempo, perché possano essere un buon investimento, ma scegliamo le opere che ci fanno stare bene e che ci fanno vivere meglio. 

SD: Pierre Le-Tan, parlando dei collezionisti che aveva incontrato, come a voler dare un consiglio, scrive “un collezionista avveduto compra sempre pezzi estranei alle mode”. Senti di condividere questo consiglio?

SdN: Sì, le mode non ci interessano. Seguiamo il nostro gusto e la nostra curiosità. I nostri studi e la nostra passione. Il nostro «sguardo acceso», come lo definirebbe l’amico poeta Franco Buffoni.

SD: Maurizio Cattelan in un’intervista ha paragonato le sue opere a degli orfani in cerca di una nuova famiglia. Vi piace pensarvi nei panni di un genitore adottivo per un’opera d’arte e forse anche per una o un artista?

FPDR: Sì. Le opere vanno a chi le cerca. A chi le desidera e a chi le sa apprezzare. Si può costruire una collezione interessante anche senza disporre di grandi possibilità economiche. Una collezione d’arte non si fa tanto con i soldi, quanto con la cultura, con l’occhio allenato, con il gusto educato, con il confronto, con la curiosità, con la pazienza, con la passione, con la prontezza. Spesso è più facile lasciarsele sfuggire le opere, che trovarle.

SdN: A Casa Vuota noi ci comportiamo in effetti un po’ da genitori adottivi per gli artisti che ospitiamo. Nel nostro spazio, come in ogni casa, la cosa importante è la qualità della relazione che si crea, in primo luogo con gli artisti e poi con il pubblico. Il progetto espositivo è spesso il punto di arrivo di un rapporto di conoscenza, che diventa un’amicizia. Tutto va molto al di là rispetto a quello che sono i rapporti di lavoro. Casa Vuota misura uno spazio e un tempo speciali, preziosi. Con la pancia piena si sta ancora meglio e di solito cucino io. Gli artisti mi dicono “basta” perché tendo a fare porzioni abbondanti. Insomma, li coccoliamo come possiamo.

Francesco Rocco Ferruccio, Breve ritorno all’ordine per brevi rientri a casa, 2025, olio su tela, 130 x 210 cm

SD: Raramente c’è un unico motivo che spinge le persone a interessarsi all’acquisto d’arte: me ne potresti dire uno che senti particolarmente tuo?

SdN: Non credo che saprei trovarmi a mio agio in una casa spoglia. Mi piace circondarmi di opere d’arte. Do priorità a un’opera d’arte più che a qualcosa con un’utilità pratica, a un bene di consumo, all’ultimo gingillo tecnologico. Mi appaga custodire cose che non si consumano e che anzi vanno difese e preservate, in contrasto con il mondo consumistico in cui viviamo. Oggetti materiali ma inutili.

SD: Quando scegliete un’opera seguite più l’orecchio (i “cosa si dice” sull’artista etc.) o il cuore e cosa vi dice?

FPDR: Il cuore, l’orecchio non lo usiamo quasi mai. Non abbiamo bisogno di sentire cosa si dice intorno a un artista. Ci fidiamo dei nostri metri di giudizio. Spesso ci troviamo a procedere in controtendenza; altre volte, senza saperlo, il nostro gusto è allineato con il “si dice”. Ci è capitato per esempio di acquistare piccole cose di giovani artisti di cui ignoravamo il pedigree, semplicemente perché ci piacevano. Può succedere, con i giovanissimi. Scoprire poi che le chiacchiere intorno a loro (o semplicemente la loro carriera espositiva successiva) li hanno accompagnati in un percorso di apprezzamento e crescita, ci ha quasi indispettito, in un certo modo. Ci sarebbe piaciuto che fosse stata una scoperta solo nostra.

SD: Gertrude Stein diceva agli amici che per fare una collezione è sufficiente risparmiare sul proprio guardaroba. A cosa rinunci o hai rinunciato per un’opera d’arte? 

SdN: Da ragazzo ero un modaiolo. Ora non compro più abiti firmati e inutilmente costosi. Sono passato da spendere un sacco di soldi per i vestiti a spendere soldi – quando posso – per l’arte.

SD: Potremmo paragonare un collezionista ad un giardiniere che cura il suo giardino, ad un editore che sceglie i libri da pubblicare nel suo catalogo, un padre o ad una madre che adottano, un custode che mette al riparo: a cosa ti paragoneresti come collezionista?

SdN: A un custode di saperi misteriosi. Per me è quasi una cosa magica; con le opere ho un rapporto di conservazione del sapere. Mi sento uno sciamano, uno stregone che conosce la magia e conserva amuleti e manufatti dotati di un potere.

FPDR: Io mi penso come un domatore di leoni. Un domatore dei demoni dentro di me e delle opere intorno a me. Tra le altre faticosissime qualità che gestire una collezione richiede, c’è quella di collocare le opere. E io le vorrei vedere tutte, averle tutte davanti a me.

Gianmaria Battafarano, Buongiorno Buonanotte Bari, 2025, installazione di cuscini, dimensioni ambientali

SD: Mark Rothko ha scritto “Un quadro vive in compagnia, dilatandosi e ravvivandosi nello sguardo di un visitatore sensibile. Muore per la stessa ragione. È quindi un gesto arrischiato e spietato mandarlo in giro per il mondo”. Le opere d’arte fanno compagnia?  

SdN: Per me svegliarmi la mattina e sentirmi immerso in una quadreria mi fa stare bene. L’idea di avere le pareti della casa completamente bianche mi fa venire i brividi. E questo pensiero mi accompagna anche quando vado a trovare altre persone. Le case senza opere d’arte mi sembrano così nude e strane…

FPDR: Le opere d’arte fanno compagnia, sì, ma è bello anche poterle condividere. Ci piace mostrale quando qualcuno viene a visitarci. Raccontare le loro storie. Ed è anche bello prestarle per le mostre.

SD: Ci consigliate un posto, anche e soprattutto fuori dai soliti giri, che un appassionato di contemporaneo non può non conoscere e frequentare? 

SdN: Gli studi degli artisti.  FPDR: Io non avrei risposto. I trucchi dei prestigiatori non si rivelano. Però Sabino ha ragione.

SD: Prendo in prestito il titolo del libro del collezionista e scrittore Giorgio Soavi “Il quadro che mi manca” e ti chiedo: qual è l’opera che ti manca? Magari quella che è andata via per sempre o che ancora deve arrivare…

FPDR: Sono molti gli artisti che, se entrassero in casa nostra, andrebbero ad arricchire e a valorizzare le cose che già abbiamo, mi riferisco soprattutto ad artisti storicizzati. Mi sono lasciato sfuggire tantissime occasioni. Tantissimi pezzi perfetti per la nostra collezione, anche a poco prezzo, che non avevo la possibilità di acquistare. Ma non mi dispero. Ho più desideri che anni di vita. Le opere girano e, prima o poi, arrivano a chi devono arrivare.

SdN: Scipione e Berlinde De Bruyckere… Ma è tutta una scoperta, l’opera che mi manca è quella che mi stupirà la prossima volta e che desidererò, fra mille.

Thomas Braida, Nuovo Mondo, New Planet Earth, 2020, olio su cartone telato, 30 x 40 cm

SD: Alcuni collezionisti utilizzano i social network per condividere le opere d’arte che collezionano o quelle degli artisti che seguono e che magari vorrebbero possedere. Credo che condividere opere e creazioni di artisti sui social sia anche un modo per contaminare il flusso dello scrolling, un modo concreto per far entrare l’arte contemporanea nel quotidiano di altre persone. Concordate? 

SdN: Non apprezzo l’ostentazione dell’arte che si compra, come operazione narcisistica, come un modo per vantarsi. Ma il fatto che la gente pubblichi arte sui social e che la condivida mi sembra una cosa molto bella e meno frivola di tante altre immagini che riempiono inutilmente lo schermo dei nostri cellulari.

FPDR: I social, per me, sono lo specchio di quello che vedo, sia dentro casa mia, sia fuori casa. E io pubblico quello che vedo. Io condivido molta arte sui miei profili perché è quello che vedo. Ma alcune delle opere d’arte che possiedo e che mi stanno particolarmente a cuore non le ho mai pubblicate. Forse per un pizzico di gelosia.

SD: Elio Fiorucci in un’intervista al Corriere disse che per dormire bene lui pensava ad una donna nuda. A cosa pensa una collezionista prima di addormentarsi?

FPDR: Io faccio spesso sogni assurdi, fantastici e iperbolici che hanno come argomento l’arte. Ritrovamenti di reperti archeologici. Sogni di furti e ruberie di opere. Una volta ho sognato di trovare nella cantina di mia nonna una tavola medievale dipinta. Forse questo succede perché a volte, prima di dormire, mi ritrovo a pensare ai dipinti che mi piacerebbe possedere o che vorrei acquistare. O forse succede perché, prima di andare a letto, faccio un giro, mi guardo intorno, passo in rassegna la nostra raccolta e una ideale “buonanotte” a tutti i ritratti la auguro.

Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto si occupa di marketing, contenuti e palinsesti televisivi in Rcs. È appassionato di arte, di editoria e di Milano.

Collezione da Tiffany è gratuito, senza contenuti a pagamento, senza nessuna pubblicità e sarà sempre così.

Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi approfondire ancora di più il mercato dell'arte,
puoi sostenerci abbonandoti a

News Mercato Arte

Anticipazioni, trend, opportunità e segnali nascosti del mercato dell’arte

Ogni settimana, notizie, aste e analisi scelte per chi colleziona e investe con strategia.

 

Scopri di più!

Condividi
Tags

recenti

Collezionare è aprirsi alle scoperte

A Roma, Casa Piena racconta la collezione d’arte di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo: un dialogo tra vita, scoperta e creatività contemporanea

Wannenes: il design italiano protagonista dell’asta del 16 ottobre

Si è conclusa con ottimi risultati l’asta “Design e Stile Italiano” tenutasi il 16 ottobre da Wannenes, con fatturato complessivo di 284.505€

Asta Cambi: 200 arredi di design iconici dei più grandi maestri

Asta Live Cambi a Milano: 200 arredi di design firmati dai grandi maestri italiani e internazionali, il 28 ottobre 2025.

Articoli correlati

Iscriviti alla nostra newsletter e scarica gratuitamentelaGuida Mercato dell'Arte 2025!

Iscriviti subito alle news di Collezione da Tiffany e riceverai contenuti esclusivi selezionati per te riguardanti il mercato dell'arte. 

Completa il form e potrai scaricare subito gratuitamente la nuova Guida Mercato dell'Arte 2025!

Sono un collezionista

Grazie la tua iscrizione è andata a buon fine!