Anche se è quasi impossibile parlarne, ciascuno di noi cerca qualcosa (o qualcuno) nell’arte. Molti magari non cercano niente, ma un curatore d’arte di cosa è alla ricerca?
Lo abbiamo chiesto a Domenico De Chirico, curatore indipendente per gallerie e fiere, che nel suo feed di Instagram oltre alle opere d’arte propone versi poetici, libri e citazioni che vengono da mondi non sempre vicini al mondo dell’arte.
In questa chiacchierata ci ha svelato, tra anticipazioni e suggerimenti per gli appassionati d’arte, come lavora un curatore indipendente.
Salvatore Ditaranto: Quali sono, se ci sono, delle tendenze nella ricerca artistica degli artisti contemporanei con cui ti stai rapportando?
Domenico De Chirico: «In un momento storico in cui, per ovvi motivi, si rimpiangono i tempi andati e si anela ad un futuro migliore, è certamente importante vivere appieno il presente per quanto possibile. Detto ciò, preferisco non delimitare il mio sguardo poiché, per dirla con Marcel Proust, “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, così da poter osservare la realtà che ci circonda da prospettive sempre nuove e diverse, in una condizione, la nostra, che richiede inconfutabilmente estrema flessibilità. Mi affido molto alla potenza dell’immaginazione associandola alla razionalità».
S.D.: Spesso nei tuoi testi da curatore fai riferimento a esperienze non proprio vicine al racconto dell’arte: ci parli delle tue fonti di ispirazioni?
D.D.C.: «Mi piace pensare di poter elaborare nuove chiavi di lettura, soventemente personali. Certamente la matrice principale è la cultura, un certo tipo di cultura, specialmente quella di carattere filosofico- letterario. Probabilmente è una conseguenza del mio percorso di studi di carattere classico- linguistico».
S.D.: Quando capisci che un’opera d’arte è pronta per essere presentata sul ‘palcoscenico’ del contemporaneo?
D.D.C.: «Quando non è necessario spiegarla perché «basta a sé stessa», regalandoci la possibilità di poterla vivere».
S.D.: Anche se è quasi impossibile a dirsi, tu cosa cerchi nell’arte?
D.D.C.: «Indubbiamente la lirica e lo stupore. Peraltro, secondo uno dei precetti socratici, «lo stupore è la molla di ogni scoperta. Infatti, esso è commozione davanti all’irrazionale».
S.D.: Hai rapporti con i collezionisti? È importante il rapporto curatore-collezionista?
D.D.C.: «La mia risposta per entrambe le domande è: sì».
S.D.: Hai un racconto sul rapporto curatore/collezionista?
D.D.C.: «Non ho particolari aneddoti da raccontare ma ho certamente la fortuna di essere legato ad alcuni collezionisti, principalmente italiani, in quanto a stima e affetto reciproci. Mi fa piacere citarne solo alcuni, di una lista molto più ampia, come gesto di rispetto e riconoscenza nei loro riguardi: Giuseppe e Simonetta Casarotto, tutto il CLUB GAMeC, Antonella Donati e Pietro Gallotti, Oliviero e Simona Falconi, Mauro Micheli e Sergio Beretta, Cristiano Cavallo, Mauro De Iorio, Romeo Piperno, Ernesto e Claudio Esposito, Ettore Rossetta, Lorenzo Perini-Natali e altri».
S.D: Che consiglio daresti ai collezionisti?
D.D.C.: «Non sono avvezzo a dare consigli ma, in questo caso, mi sento di suggerire di frequentare assiduamente le gallerie private e gli studi degli artisti, oltre che i musei e tutti gli altri contenitori dedicati, incoraggiando i percorsi creativi contemporanei ed acquisendo molteplici opere d’arte, sempre dialogando. Tutto ciò, auspicabilmente, in maniera libera e incondizionata».
S.D.: Nell’epoca della globalizzazione l’arte si ispira alle storie locali/nazionali o ad uno spirito globale?
D.D.C.: «Credo fortemente nel tema dell’apertura (globalizzazione) senza mai dimenticarmi di quello legato alle questioni delle proprie radici (storie locali/nazionali). Probabilmente in medio stat virtus poiché entrambi gli emisferi fanno riferimento al macrocosmo della conoscenza, da intendersi, per quanto mi riguarda, alla maniera di Cesare Pavese ne “Il mestiere di vivere”, come bene inequivocabile dell’umanità».
S.D: Per me la poesia e l’arte hanno questa capacità di “racchiudere” in un componimento e una composizione finita una serie di sentimenti, visioni, premonizioni che rispondono a criteri dell’infinito… concordi?
D.D.C.: «Certo, si tratta della cosiddetta capacità di sintesi».
S.D.: Condividere opere d’arte sui social network, versi di poesie è un po’ come contaminare… concordi?
D.D.C.: «Può darsi…» .
S.D.: Puoi segnalarci l’ultima galleria con cui hai collaborato?
D.D.C.: «L’ultima mostra inaugurata nel 2021 è stata la mostra personale del giovanissimo artista lecchese Mauro Baio presso Luigi Solito Galleria Contemporanea a Napoli. Subito dopo è stata inaugurata l’innovativa fiera parigina Bienvenue presso il famigerato Hotel La Louisiane au coeur de Saint- Germain-des-Prés».
S.D.: Puoi anticiparci le tematiche oppure i nomi delle gallerie delle prossime mostre su cui stai lavorando?
D.D.C.: «Tra le prossime mostre, diluite nel corso di questo nuovo anno, curerò una mostra collettiva da Belenius a Stoccolma, la cui matrice sarà un’opera rappresentativa della pittrice, poetessa e scrittrice statunitense Dorothea Tanning, la prima mostra personale in Italia del giovanissimo artista polacco Krzysztof Grzybacz da Nicola Pedana a Caserta, la prima personale in Italia dell’artista canadese Al Freeman presso gli spazi di Noire Gallery a Torino, una doppia personale con opere di Tomás Díaz Cedeño e Marius Steiger da Labs a Bologna, e altre su cui sto lavorando».
Per chi volesse maggiori informazioni ecco la pagina personale di Domenico De Chirico:
https://www.artcuratorgrid.com/users/domenico-de-chirico/posts