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Il Governo dia più ascolto (e sostegno) al sistema dell’arte: l’appello del Forum dell’Arte Contemporanea

del

«Rispondere a un momento di forte crisi economica e pressione per il settore culturale, in cui il Governo non ha predisposto misure specifiche per il settore delle arti visive, in una impasse che ne minaccia la stessa continuità di esistenza». È questo l’obiettivo del documento che, il 14 luglio scorso, gli organizzatori dell’edizione 2020 del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana hanno inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini.

Prodotto in oltre un mese di discussioni, dibattiti, confronti, e completato, dopo la plenaria del 30 maggio, dai coordinatori dei sei tavoli tematici che ne hanno costituito l’ossatura e dal board del Forum, il documento sintetizza l’enorme quantità di idee e strategie scaturite dalla partecipazione di centinaia di operatori ed esperti di settore. Non solo artisti, direttori di istituzioni, curatrici e curatori, critici d’arte, galleristi, giornalisti, collezionisti, ma anche legali, politici, amministratori, ricercatori e attivisti che hanno dato luogo a questa “chiamata alle arti”, come è stata denominata l’edizione speciale del Forum di quest’anno, svoltasi interamente online.

«Durante i mesi di marzo, aprile e maggio 2020 – spiegano gli organizzatori dell’evento – il settore culturale ha subito una drastica battuta d’arresto che lo ha indebolito più di altri ambiti: la chiusura di istituzioni, fondazioni, gallerie e spazi no profit ha causato la cancellazione della quasi totalità degli eventi, i lavori e i compensi programmati sono sfumati, in molti casi anche per i mesi successivi, senza prospettive future. Mentre altri settori culturali hanno trovato forme di sostegno nei piani finanziari studiati dal Governo, quello delle arti visive non ha ricevuto alcuna specifica attenzione».

Eppure, come si legge nel Rapporto “Io sono Cultura 2019”, realizzato da Unioncamere e Fondazione Symbola, «il sistema culturale italiano produce da solo 35,1 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 500 mila persone (2,0% degli addetti totali)». Cifre che salgono, e non di poco, se si considerano anche le industrie creative, le performing arts e il complesso delle attività creative-driven: si arriva così, infatti, a 265,4 miliardi di euro, equivalenti al 16,9 % del Pil.

Il Forum dell’arte contemporanea italiana, ha così chiesto di essere ricevuto dal Governo insieme ai vari rappresentanti del sistema artistico per presentare le proprie istanze, in un momento in cui l’intero comparto si trova a rischio di non riuscire a sopravvivere alla crisi attuale. Tre le tipologie di richieste che il Forum avanza al Governo e racchiuse nel Report finale dell’evento:

 

  1. Interventi di sostegno urgente sia nei confronti delle istituzioni che degli operatori delle arti visive la cui attività è stata drammaticamente inficiata dalla crisi del Covid-19, superando le barriere burocratiche che rendono questi lavoratori – spesso temporanei, precari, freelance – poco circoscrivibili, così come la materia di cui si occupano. Con l’intenzione, che il Forum condivide con altri gruppi di interesse e associazioni, di lavorare nei prossimi mesi per definire i criteri di costituzione di un sistema professionale per i lavoratori delle arti visive e riconoscendo il sistema produttivo che l’arte contemporanea attiva, a cominciare dalle gallerie di ricerca.
  2. Avviare un New Deal culturale con l’intervento anche dei privati, argomento sul quale il documento presenta molti suggerimenti, ed in primis la necessità dell’estensione dell’Art Bonus a tutte le tipologie di attività e di organizzazioni di arte contemporanea. L’Art Bonus, introdotto nel 2014 dal Ministro Franceschini, che consente una detassazione pari al 65% per le erogazioni finalizzate ai beni culturali storici, è stato di recente esteso anche all’ambito dello spettacolo.
  3. Il Forum porta avanti anche una visione dell’arte come strumento di crescita sociale, legata a un’idea di welfare e di cura, vicina alle comunità, ai territori.Per questo, per costruire un nuovo modello di Paese, richiede con forza che i rappresentanti del mondo dell’arte vengano chiamati a sedersi ai tavoli di discussione necessari per sviluppare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per pensare a un prossimo rilancio, anche in vista dell’ottenimento del Recovery Fund europeo.

 

Non mancano altre proposte, tra cui emerge la riforma dell’Italian Council, ovvero quello strumento di sostegno e produzione dell’arte italiana di cui il Ministero si è dotato nel 2016, anche grazie allo stimolo del primo Forum per l’arte contemporanea italiana svoltosi a Prato l’anno precedente, e che ora ha avviato un percorso di revisione, sotto lo stimolo del tavolo di lavoro ad esso specificamente dedicato, teso a semplificare le procedure e ad allargare la tipologia di progetti che può esserne supportata.

Il documento redatto dal Forum è molto articolato, tocca anche le problematiche delle istituzioni indipendenti, anch’esse bisognose di supporto, e le questioni del mercato, tra cui si registrano richieste di sconti di Iva, ma anche l’impegno a tassare le plusvalenze di una certa entità.   E non manca una larga parte di riflessioni inerente il miglioramento interno del sistema, destinata a svilupparsi prossimamente in un manuale di “buone pratiche”.

«Per raggiungere gli obiettivi fissati – concludono gli organizzatori del Forum – è necessario che si affermi una visione dell’arte come strumento di cambiamento di paradigma culturale e sociale. L’idea di “bene comune”, l’attenzione alla “cura” del territorio e della comunità di riferimento, l’arte come “welfare”, emersi di frequente nelle discussioni dei tavoli, sono indici di un cambiamento del sistema che aspirano a un mutamento della nostra stessa società e dei sistemi economici su cui si basa. In questo senso, come strumento capace di immaginare oggi il mondo di domani, il sistema dell’arte deve ottenere ascolto, deve poter essere parte di quella ridefinizione del Paese che l’Europa ci chiederà per assegnare il Recovery Fund».

Il documento redatto dal Forum dell’arte contemporanea italiana è scaricabile online su: http://www.forumartecontemporanea.it/documenti

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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