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Il lungo inverno che rischia di attendere i luoghi della cultura

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Il periodo invernale che sta per arrivare rischia di essere per i musei più rigido del previsto. Le istituzioni culturali si trovano di fronte ad una tempesta perfetta stretti tra alcune difficoltà piuttosto rilevanti: la risalita dei contagi da Covid-19, l’incremento rilevante dei prezzi dell’energia e una forte crescita dell’inflazione che riduce il valore reale dei contributi pubblici percepiti.

Partendo dal numero dei visitatori, emerge come non sia stato ancora possibile raggiungere i livelli pre-pandemici, con i musei più importanti particolarmente colpiti a causa della loro dipendenza dai turisti stranieri.

Sulla base dell’ultimo rapporto Federculture emerge come nel periodo 2019-2021, la diminuzione della partecipazione culturale è stata del -72% per i fruitori di musei e mostre e del -62% quelli di siti archeologici e monumenti.

La tendenza sopra riportata coinvolge anche le più importati icone culturali globali. Ad esempio, il British Museum di Londra, il museo più popolare del Regno Unito, ha visto i suoi visitatori di giugno scendere da 578.000 nel 2019 a 380.000 nel 2022. Questo rappresenta un piccolo miglioramento sia rispetto ai dati dei visitatori nel 2020 che alle 112.000 presenze registrate nel 2021.

Ora sembra probabile che tornare al numero di visitatori ante pandemia potrebbe richiedere altri tre anni. Nel frattempo, il reddito generato dalle attività collaterali dei musei tra cui bookshop e caffè è diminuito in modo significativo, mettendo ulteriore pressione finanziaria sul settore.

La sfida del costo dell’energia e la riduzione del potere d’acquisto

La seconda grande sfida è il costo dell’energia. I prezzi sono cresciuti in maniera esponenziale, in gran parte a causa di problemi di approvvigionamento dovuti all’invasione russa dell’Ucraina.

Per analizzare qualche dato relativo ai principali musei, il British Museum spende circa 2,1 milioni di sterline per l’energia, il Victoria and Albert Museum di Londra 1,5 milioni e la National Gallery 1,3 milioni mentre in Italia per il Teatro Regio di Torino la spesa si aggira sui 900 mila euro annui.

Per fronteggiare le difficoltà derivanti da tale impennata dei prezzi, con il Decreto Aiuti Ter sono stati stanziati 40 milioni per sostenere le spese di teatri, sale da concerto, cinema, musei, biblioteche, archivi e dagli istituti culturali. Seppur apprezzabile, in assenza di un prezzo massimo per il costo dell’energia, il sostegno rischia di essere solamente temporaneo.

Nel Regno Unito, ad esempio, una delle prime decisioni prese dall’ormai ex primo ministro Liz Truss è stata quella di introdurre un tetto per rallentare l’aumento dei costi energetici. Per una famiglia media, la loro spesa energetica annuale salirà da £ 1.970 a £ 2.500, piuttosto che £ 3.550 che era stato previsto per ottobre (e forse £ 5.000 entro gennaio).

Un simile regime di sovvenzioni è stato introdotto anche per le imprese e le istituzioni culturali fino a marzo 2023, ma devono ancora essere resi noti i dettagli su ciò che il limite specifico comporta, tra cui se sarà esteso più a lungo per i musei.

L’ultima sfida finanziaria è l’inflazione, che ora si aggira intorno al 9 per cento all’anno. Le sovvenzioni per i musei, erogate dalle amministrazioni nazionali o locali, sono quindi in diminuzione in termini reali.

Considerando tutti e tre i fattori, la perdita di visitatori a causa di Covid-19, l’aumento dei costi energetici e l’elevata inflazione, significa che praticamente tutti i musei stanno ora affrontando perdite di entrate davvero significative con rischi di tenuta finanziaria per l’intero comporto.

I segnali positivi e le priorità del nuovo Governo

Con l’aumento della spesa pubblica in molti settori ritenuti strategici, tra cui sanità e infrastrutture, ci sarà prevedibilmente poca flessibilità per aumentare la spesa culturale e il sostegno ai musei.

L’aumento dei prezzi dell’energia rappresenta una vera minaccia, con i musei spesso collocati in “edifici del patrimonio affamati di energia”.  In tal senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato oltre 300 milioni per migliorare l’efficienza energetica di musei, cinema e teatri italiani sia pubblici che privati.

Si auspica quindi che il nuovo Ministro della Cultura possa incrementare il sostegno ai luoghi della cultura, un settore che ha dimostrato una grande resilienza e che si sta “ricostruendo dopo la pandemia”.

Un comparto che ogni anno ha visto un aumento del numero di visitatori e una crescita degli investimenti anche privati, prima di essere messo in difficoltà dal Covid-19 e, ora, dalla crisi energetica globale.

Andrea Savino
Andrea Savino
Andrea Savino (n.1991) è un dottore commercialista e revisore legale di Torino specializzato in diritto e fiscalità internazionale. Membro della commissione economia della cultura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già presidente della commissione cultura dell'Unione Nazionale Giovani Dottori commercialisti, nonché membro della Commissione Internazionalizzazione e Fiscalità Internazionale dell’UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e ricercatore dell’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE).

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