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K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti

del

«Mancava finora in Italia un libro come questo. Penso che, al di là della pura commemorazione, esso abbia un valore suo specifico: a descrivere quell’orrore, la parola risulta carente. Le immagini qui riprodotte non sono un equivalente o un surrogato: esse sostituiscono la parola con vantaggio, dicono quello che la parola non sa dire».

Sono parole di Primo Levi scritte a commento del volume K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti, a cura di Arturo Benvenuti. Un libro singolare e raro – per molto tempo quasi introvabile – che raccoglie duecento e più immagini realizzate nei campi di sterminio nazisti dalle vittime della strage. Si tratta per lo più di disegni, realizzati con i pochi mezzi a disposizione in condizioni estreme, nati dall’esigenza di fermare sulla carta le bestialità viste e le brutalità subite. Non bisogna dimenticare che per alcuni dei loro autori questi disegni rappresentano l’estrema testimonianza.

Omersa Nikolaj, Punizione, 1945

K.Z. è un acronimo che deriva dallo yiddish e che significa Konzentration Zender – campo di concentramento – anche se la forma più usata e nota è quella tedesca Konzentrationslager. Nello specifico K.Z. rimanda a Ka-tzetnik, ovvero “prigioniero del campo di concentramento”, con riferimento al detenuto piuttosto che al luogo o alla forma di detenzione: Ka-tzetnik associato al numero era il modo abituale con cui venivano chiamati i prigionieri nei campi.

Konieczny Karol, Il primo bagno, 1945 – Campo di concentramento di Buchenwald, Germania

K.Z. dunque raccoglie 276 disegni di internati, ricercati raccolti e scelti dall’autore tra il 1979 e il 1982, in un pellegrinaggio laico attraverso i luoghi della tragedia della Shoah. Una ricerca che si è svolta tra innumerevoli archivi, biblioteche pubbliche e musei di storia cittadina oltre che nei campi di sterminio stessi e che ha condotto l’autore da Auschwitz, Terezìn, Mauthausen e Buchenwald a città come Parigi, Vienna, Budapest, Belgrado, Stoccolma, Ginevra, Londra, Weimar, Praga e altre ancora.

Lonek Bohumil, Morto vivo, 1945 – Campo di concentramento di Mauthausen, Austria

Da questo viaggio alla ricerca di testimonianze delle vittime e di contatti con i superstiti, ha preso forma l’idea di un libro che superando le divisioni linguistiche e le barriere nazionalistiche, esprimesse l’universale indignazione dell’essere umano torturato e ucciso.

Alherbert Bernhard, Pronti per il crematorio, 1945 – Campo di concentramento di Gusen, Austria

Autoprodotto e pubblicato nel 1983 con un’edizione fuori commercio di 1500 copie, K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti si guadagnò subito l’apprezzamento di Primo Levi e l’encomio dell’allora Presidente della Camera Nilde Iotti. Oggi K.Z. torna a nuova vita grazie all’interessamento dalla casa editrice Becco Giallo di Padova che ne cura la riedizione (2014) e ne promuove la diffusione in Italia e all’estero – negli ultimi tre anni K.Z. è stato tradotto in inglese, francese e tedesco.

Lettera di Primo Levi ad Arturo Benvenuti, 1982

Una delle molte difficoltà incontrate dall’autore nel dare forma a questo singolare libro è stato lo speciale “valore” da attribuire ai “fogli” mano a mano raccolti. Disegni o testimonianze? L’autore non ha dubbi e nonostante alcuni dei disegni posseggano notevole qualità estetica egli non perde di vista che “di testimonianze si tratta” e che in quanto tali esse hanno tutte lo stesso tragico valore: testimoniano di violenze indicibili perpetrate dall’uomo nei riguardi di altri uomini.

Barbieri Agostino, Camere a gas, 1945

Precisato questo, inevitabilmente i disegni vogliono essere guardati, sofferti visivamente e compresi nel dolore di quanto rappresentano. Si incontrano così disegni molto diversi e vicino a tanti eccezionali “fogli” opera di artisti professionisti, si trovano anche quelli eseguiti da autentici “naifs”, disegnatori per necessità e disperazione, autori di disegni di un disarmante candore, spesso illustrativi e che peccano senz’altro di un’impostazione eccessivamente descrittiva, ma non per questo meno validi al fine di testimoniare fatti che sarebbe stato bene l’umanità non fosse stata chiamata a vivere.

KZ23

Sfogliando le pagine di questo libro ci si potrà sorprendere intenti a osservare le tremende immagini con l’occhio benevolo dell’amatore d’arte anziché con l’espressione seria della condanna. Sarà un “rischio” da correre poiché fa indirettamente parte delle intenzioni di questo libro che riunendo  “immagini tremende, atti di accusa, ma anche inequivocabili messaggi di ieri per l’oggi”, ci costringe  a porci il problema della nostra, attuale, capacità di percezione e comprensione del passato.

Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti

La ristampa (2014) di K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti dopo il primo testo del 1983, non è soltanto la nuova edizione di quel sorprendente e ammirevole lavoro,  ma il racconto di come il libro stesso prese forma, attraverso gli anni, nelle intenzioni del suo autore. Come spiega lo stesso Benvenuti nell’introduzione al libro, si tratta di un lavoro che “vuole essere soprattutto un contributo alla giusta rivolta da parte di chi sente di non potersi rassegnare, nonostante tutto, ad una realtà mostruosa, terrificante. Di chi crede che si debba ancora e sempre “resistere”. Senza vuote parole. Senza retorica. Così come senza parole e senza retorica hanno saputo resistere gli autori di queste immagini, tremende “testimonianze” di una immane tragedia.”

Arturo Benvenuti, 2012

«L’autore – conclude Levi nella sua introduzione – non è un superstite dei campi di sterminio. É un uomo attento e pio, sensibile al passato e al presente; è un pittore e poeta a cui, specie dopo questo singolare libro da lui lungamente meditato, tutti dobbiamo qualche cosa».

Arturo Benvenuti

Arturo Benvenuti è intellettuale, scrittore e artista nato a Oderzo (TV) nel 1923. Fondatore e primo direttore della Pinacoteca Alberto Martini di Oderzo (1970), nell’opitergino ha promosso iniziative espositive ed eventi culturali, sconfinando spesso verso Trieste e il Carso, l’Istria e la Dalmazia. Dagli anni Sessanta si è impegnato nella produzione letteraria ed iconografica, alternando al linguaggio poetico la ricerca figurativa espressa con tecniche pittoriche, grafiche e fotografiche. Autore di saggi su Alberto Martini dal 1969 e di raccolte in versi come 25+15 bozzetti giuliani (Rebellato, 1969), Masiere (1969) Adriatiche rive. Poesie (1973), A meno che (Rebellato, 1977), Jôs (Altrarea, 1978), Non ve ne andate gabbiani (Altrarea, 1979) apprezzate da Biagio Marin e Fulvio Tomizza, KZ – Poesie (1983) e K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti (1983).

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