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L’irresistibile ascesa dei Bric: conversazione con Nick Forrest

del

Nick Forrest

L’acronimo Bric, coniato da Jim O’Neill per indicare le allora economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina, compie 10 anni e dal 2001 ad oggi è diventato un vero e proprio tormentone per il mondo economico internazionale. Una nuova “febbre dell’oro” che non poteva non contagiare il mercato dell’arte che si muove sempre dove ci sono i soldi. Costantemente alla ricerca di opere fresche da offrire ai propri clienti occidentali e di nuovi acquirenti, tutte le principali case d’asta internazionali sono presenti in questi mercati almeno con un ufficio di rappresentanza e i loro calendari pullulano di aste dedicate all’arte brasiliana, indiana, cinese e russa. Come biasimarle? Mentre le vecchie economie vacillano, quelle dell’area Bric crescono in modo costante e i nuovi ricchi sono sempre di più e già à la page nel considerare il collezionismo d’arte uno status symbol e una fruttuosa forma di investimento alternativo. Non è un caso, d’altronde, se gli ultimi Art Investment Fund sono nati proprio in Brasile o in India e se in questi paesi si svolgono alcune delle principali fiere di settore. Per approfondire questo fenomeno abbiamo incontrato l’australiano Nicholas Forrest, collezionista e attento commentatore e analista del mercato dell’arte, autore, dal 2007, di ArtMarketBlog.com uno dei più popolari blog indipendenti presenti sul web.

Nicola Maggi: Negli ultimi anni i mercati BRIC sembrano rappresentare il nuovo Eldorado per  molti settori economici. E’ lo stesso per il mercato dell’arte contemporanea?

Nick Forrest: «L’arte prodotta dagli artisti provenienti dai paesi dell’area BRIC rappresenta una nuova prospettiva per l’arte contemporanea, inizialmente oscurata dal lavoro di artisti provenienti da mercati più consolidati e sviluppati come l’Inghilterra e gli Stati Uniti. L’aumento di popolarità degli investimenti in arte ha spinto gli investitori e i commercianti alla ricerca di nuove e redditizie fonti di talento che possano essere coltivate e sviluppate. Inoltre è diventato molto di moda acquistare lavori di artisti emergenti provenienti dai nuovi mercati come è di moda portare una borsa disegnata da un giovane ed innovativo fashion designer».

Il Catalogo dell'asta BRIC 2011 da Phillips de Pury
Il Catalogo dell’asta BRIC 2011 da Phillips de Pury

NM: Oggi la Cina ha un ruolo di leader nel mercato dell’arte contemporanea. Che dire di Brasile, Russia e India?

NF: «La Cina è sicuramente una forza dominante nel mercato dell’arte globale, ma le manca quella varietà di talenti che stanno mostrando gli artisti provenienti da paesi come Brasile, Russia e India. Il lavoro degli artisti contemporanei cinesi si adegua a una nicchia molto ristretta che rischia di diventare un cliché,  noiosa. Gli artisti provenienti da Brasile, Russia e India, invece, adottano un approccio più sperimentale e multiforme e il loro lavoro fornisce al mercato una fonte di arte fresca ed emozionante in continua evoluzione e sviluppo».

NM: Come si sta evolvendo in questi paesi il mercato dell’arte contemporanea?

NF: «Un segnale sicuro dell’evoluzione di un mercato dell’arte è lo sviluppo di fiere di settore, case d’asta e fondi di investimento in arte. All’inizio di quest’anno (maggio 2011) il Brasile ha lanciato il suo primo fondo, il Brazilian Golden Art, specializzato in arte contemporanea. Anche la Russia ha visto la nascita del suo primo importante Art Fund con il lancio, da parte della Società di Asset Management AGANA, di Sobranie Photoeffect, un fondo di investimento in fotografia. A novembre ha visto la luce la Bull Art India, una nuova casa d’aste indiana dedicata alla promozione di nuovi talenti e concentrata solo su artisti under 35. I segni dell’evoluzione del mercato dell’arte in Cina, invece, sono la notizia che la casa d’aste Poly International sta cercando di aprire un ufficio a New York e sta anche progettando di quotarsi sul mercato con una IPO (Offerta Pubblica Iniziale, ndr). Tutti i Paesi Bric, infine, hanno visto, nel corso degli ultimi anni, la nascita di nuove fiere dedicate all’arte dei loro rispettivi paesi».

NM: Che tipo di strategia stanno adottando le principali case d’asta internazionali per avvicinarsi a questi mercati? E, secondo te, chi è il front-runner in questa corsa all’oro?

NF: «Le case d’asta internazionali più importanti stanno adottando un approccio proattivo ai mercati d’arte in via di sviluppo. Ad esempio, la casa d’aste Phillips de Pury ha tenuto la sua prima asta dedicata ai Bric nel 2010. Per non essere da meno, le altre case d’asta più importanti hanno aumentato significativamente, nel corso degli anni, il numero di appuntamenti dedicati al lavoro di artisti provenienti da questi paesi. Il front-runner, tuttavia, credo sia proprio Phillips de Pury grazie al successo della sua asta Bric».

 

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Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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