Dal 23 al 26 marzo 2023, SUPERSTUDIO MAXI di Milano ospita MIA fair, la fiera di fotografia di Milano, che quest’anno si presenta con importanti novità organizzative, grazie alla collaborazione con Fiere di Parma. L’evento si presenta come un’occasione imperdibile per gli appassionati di fotografia, in particolare per i collezionisti nazionali e internazionali, con la presenza di 100 espositori, con oltre 80 gallerie di cui il 30% proveniente dall’estero.
La fiera si focalizza, tra le altre, su tre tematiche che rappresentano alcuni dei fili conduttori dell’evento: il paesaggio, il cibo e la situazione iraniana, che vengono approfonditi all’interno dei progetti speciali della fiera.
La tematica del paesaggio viene esplorata in modi diversi, dal contrasto tra natura e città, alla frenesia della quotidianità, fino alla cultura e allo sviluppo. Tra le molte opere esposte, spicca quella dell’artista Davide Bramante utilizzata come immagine coordinata della fiera, l’opera è presente presso lo stand di Fabbrica EOS (7B) e presso la galleria Anna Marra (stand 9E). L’immagine selezionata è “MIA MI”, appartenente alla serie “CITTÀ IDEALI”, che sottolinea il legame della fiera con la città di Milano e il suo carattere multiculturale.
Il paesaggio viene indagato anche all’interno del progetto speciale “REPORTAGE BEYOND REPORTAGE” curato da Emanuela Mazzonis di Pralafera, che vuole evidenziare le diverse sfumature del reportage, sia come fotografia che documenta, sia come fotogiornalismo. Vuole essere “un racconto potente di una storia normale che accade nella normalità ma che diventa allo stesso tempo unica”. Tra le opere selezionale dal progetto vi sono quelle di artisti come Wylda Bayron, Carlo Bevilacqua, Keila Guilarte e Jayesh Kumar Shama, che raccontano storie di vita quotidiana in modo unico e suggestivo.
Wylda Bayron con l’opera Vana Vana (2018), esposta nello stand della galleria francese 193 Gallery (11B) ha uno sguardo pieno di meraviglia, tolleranza e passione. La galleria milanese Tellulah Studio Art (stand 10E) con il fotografo Carlo Bevilacqua indaga sui travellers irlandesi, un misterioso popolo nomade di origine irlandese che sta scomparendo “a causa della discriminazione e dell’assimilazione delle tradizioni” (Guys with Gun, 2022 con un prezzo di 850+iva). O ancora Keila Guilarte che immortala l’anima semplice di Cuba con un reportage di tipo narrativo in bianco e nero, quasi contrapponendosi ai colori dell’isola cubana (Fraternidad 2017, 2200 + iva). Ricordo inoltre il lavoro impressionante del fotografo indiano Jayesh Kumar Shama rappresentato dalla galleria Nine Fish Art (stand 5E) che evidenzia come con l’avanzamento della società indiana questa stia lasciando indietro culture, politiche e rituali. La fiera però non dimentica i grandi maestri della fotografia italiana come Luigi Ghirri e Guido Guidi presso la Galleria Valeria Bella (stand 6C).
Il progetto “UNDERSKIN STORIES FROM IRAN”, curata da Rischa Paterlini, si concentra sull’Iran e utilizza l’arte e la fotografia per analizzare la situazione politica e sociale, focalizzandosi sulle controverse dinamiche del paese. L’iniziativa presenta opere di artisti iraniani emergenti e affermati, residenti in Iran o all’estero e rappresentati da gallerie provenienti da diversi continenti. Tra gli artisti selezionati, spicca Ali Ahadi, rappresentata da AG gallery (stand 15B), il cui lavoro viene descritto come “disorientante” dalla curatrice Ilaria Dazzi di Fiere di Parma. Ahadi, giovane artista iraniana, ha perso la sua giovinezza a causa del regime. Tra le altre fotografe ricordiamo quelle rappresentate dalla galleria Podbielski Contemporary (stand 19C) Tahmineh Monzavi, Gohar Dashti e , Shadi Ghadirian.
Come ultima tematica individuata vi è quella del cibo che viene evidenziata dal Premio IRINOX SAVE THE FOOD curato da Claudio Composti e supportato da IRINOX S.p.a, con l’obiettivo di promuovere artisti che attraverso la fotografia hanno affrontato il tema del cibo.
Durante la conferenza stampa di mercoledì 22 marzo, Stefano Schrievers, Head of Wealth Management Italy di BNP Paribas (main sponsor della fiera), ha proclamato vincitrice del premio BNL BNP Paribas la fotografia “Miss Butterfly” di Shadi Ghadirian (Podbielski contemporary, Stand 9C e 19 C). Questa immagine emozionale parla a tutti noi con una forza poetica che supera le barriere culturali. La fotografia rappresenta una ragnatela oltre la quale si intravede la luce simbolo della speranza di superare la tela e quella che è la situazione attuale. Quest’opera verrà inserita all’interno della collezione di BNP Paribas.
Infine, durante la conferenza stampa, Fabio Castelli ha espresso il suo saluto commosso per il suo ultimo anno di direttore di MIA. Ha sottolineato l’importanza della progettualità della fiera e della capacità di presentare ogni anno declinazioni diverse della fotografia. Castelli ha parlato delle modalità con cui la fotografia permette di abbracciare la contemporaneità; ha spiegato che la fotografia non è solo moda o guerra, ma può essere utilizzata per parlare di qualsiasi cosa.
MIA Photo fair 2023 è, per certi versi, un upgrade rispetto alla fiera che abbiamo conosciuto lo scorso anno. Più coinvolgente e curiosa, sia per la scelta delle tematiche dei progetti speciali – e quindi della selezione degli artisti, sia per le modalità di curatela e allestimento delle singole gallerie, con una scelta critica e precisa della disposizione dei vari scatti.
Anche questa volta, l’aria che si respira in MIA è frizzante ed energica, tipica di quell’entusiasmo da inaugurazione di una fiera. Alcuni stand sono riusciti a definire una certa serietà, necessaria a cercare di comprendere – e allo stesso rispettare – quelle situazioni più lontane e complesse dalle nostre. E faccio riferimento alla realtà iraniana, ad esempio.
Attivo anche l’interesse dei visitatori, in grado di apprezzare non solo la tecnica ma soprattutto incuriositi dal background del fotografo, dalle storie dietro i soggetti delle fotografie.
Unica nota stonata , forse, è la location. Senza dubbio c’era bisogno di un luogo ampio, essendo una fiera con più di 100 espositori, c’è la necessità di avere un luogo in grado di accogliere tutti – collezionisti, visitatori, giornalisti, curiosi, ecc. Ma l’impressione è quella di ritrovarsi in un luogo asettico, cosa che non succedeva visitando la fiera nella vecchia location, The Mall, nell’area di Porta Nuova.
L’atmosfera confidenziale che si respira tra gli stand affascina chi è alle prime armi e potrebbe fare sentire un po’ fuori luogo. Ma se si prende coraggio e si inizia a fare qualche domanda si scopre il desiderio da parte dei galleristi e dei fotografi stessi, in alcuni casi, di raccontare il lavoro che ha segnato ogni singola fotografia.