«Come il giorno e la notte. Non c’è paragone tra le opere di ieri (da Christie’s ndr) e quelle di oggi». Il commento del mercante d’arte di New York David Benrimon, colto all’uscita della saleroom di Sotheby’s, lascia poco spazio all’interpretazione. Quella di ieri nell’Upper East Side di Manhattan non è stata una evening sale esaltante. E questo anche se il risultato finale è il terzo più alto realizzato dalla casa d’aste nell’ultimo decennio in un’asta serale di Post War & [glossary_exclude]Contemporary Art[/glossary_exclude]. Basta confrontare i risultati (buyer premium incluso) di questi giorni per rendersene conto: in tre ore, il 13 maggio scorso, Christie’s ha totalizzato 745 milioni di dollari, Sotheby’s solo (si fa per dire) 364.6 milioni.
Il confronto tra le due evening sale, peraltro, si fa ancora più duro se si guardano gli altri “numeri”. A parità di lotti proposti – 72 da Christie’s e 79 da Sotheby’s – ieri sera sono rimaste invendute 12 opere, contro le 5 del 13 maggio. E se Christie’s ha mancato di un soffio la più alta aspettativa pre-asta, Sotheby’s si è fermata poco più su della stima minima: il catalogo, infatti, aveva una valutazione complessiva tra 336.6 e i 474 milioni. Stime che, però, non includono il buyer premium, a differenza del risultato finale. Al netto del b.p., quindi, il risultato sarebbe ben al di sotto delle aspettative, mentre quello di Christie’s avrebbe comunque centrato l’obiettivo.
Un’occasione mancata, dunque, anche perché le aste newyorkesi di maggio sono uno degli appuntamenti più importanti (assieme a quelle di novembre a Londra) per il mercato di fascia alta di arte contemporanea, tanto da essere considerate un vero e proprio barometro. Come riporta Katya Kazakina nel suo articolo pubblicato stanotte sull’[glossary_exclude]edizione[/glossary_exclude] online di Bloomberg Businessweek, «alcuni mercanti hanno commentato che le opere da Christie’s erano superiori. Da Christie’s un dipinto di Joan Mitchell del 1960, stimato tra i 6 e i 9 milioni di dollari, ha raggiunto gli 11.9 milioni, un record per la Mitchell e per qualsiasi artista donna passata in asta. Ieri da Sotheby’s, una tela astratta della Mitchell del 1959, Cherchez l’aiguille, stimata tra 6 e 8 milioni, non ha ricevuto neanche un’offerta».
Un Popeye da 28.2 milioni di dollari
In una serata non magnifica, i top lot principali dell’asta non hanno comunque fallito l’obiettivo anche se non si sono registrati particolari colpi di scena. Il Popeye di Jeff Koons, scultura in acciaio lucido che ritrae il famoso personaggio dei fumetti con in mano la sua immancabile lattina di spinaci, ha superato la stima massima (25 milioni di dollari) ed è stato acquistato dal magnate dei Casino, Steve Wynn, per 28.2 milioni e presto lo esporrà a Las Vegas, come fa sapere la casa d’aste.
La Big Electric Chair (1967-68) di Andy Warhol, invece, è stata acquistata da Alberto Mugrabi, che possiede la più grande collezione privata di opere dell’artista americano, per 20.5 milioni. Cifra che ha rispettato le aspettative. Niente sorprese dunque, come è avvenuto anche per l’altra opera di punta di Warhol presente in catalogo: Six Self-Portraits aggiudicato per 30.1 milioni di dollari contro una stima che lo posizionava tra i 25 e i 35.
Ad onor del vero, va comunque detto che il 51% delle opere proposte è stato aggiudicato per una cifra che superava la stima per-asta più alta. Nove, inoltre, i record mondiali realizzati per altrettanti artisti: Rosemarie Trockel, Dan Flavin, Adam McEwen, Matthew Barney, Sarah Lucas, Keith Haring, James Rosenquist, Wade Guyton e Julian Schnabel.
Meno male che c’è Sender
Top lot a parte, la vera protagonista della evening sale di Sotheby’s è stata la Collezione Sender, da cui provenivano 19 delle opere messe all’asta (83 saranno presenti nella day sale di oggi), tutte vendute per un totale di 44.6 milioni di dollari, quando le aspettative pre-vendita parlavano di 21-30 milioni. Dalla raccolta di Adam Sender, collezionista e fondatore della Exis Capital Management Inc., venivano peraltro le opere che hanno fatto registrare 6 dei 9 record d’asta realizzati ieri sera, tra le quali l’Untitled di Rosemarie Trockel, battuto a circa 5 milioni di dollari (stima 1.5-2) e l’Untitled (September 14, 1986) di Keith Haring, che ha realizzato 4.9 milioni, cifra che doppia il precedente record di Haring.
E stasera tocca a Phillips de Pury
Archiviati gli appuntamenti di Christie’s e Sotheby’s, stasera è il turno di Phillps de Pury che chiude la settimana delle evening sale newyorkesi proponendo, ai collezionisti che saranno presenti nella sua sede di Park Avenue, un catalogo di 49 opere guidato da un iconico Untitled (Red, Blue, Orange) di Mark Rothko del 1955: la stima è su richiesta, ma nel 2007 questo lavoro fu battuto da Christie’s per 30.5 milioni di dollari. Oltre al capolavoro di Rothko, il catalogo di Phillips ha tra i suoi protagonisti Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Gherard Richter e l’immancabile Jeff Koons. Oltre ad una selezione di sculture di Alexander Calder, David Smith, John Chamberlain e Roy Lichtenstein. Sempre attenta ai talenti emergenti, Phillps de Pury propone, inoltre, lavori di Mark Bradford, Wade Guyton, Dan Colen, Nate Lowman, Tauba Auerbach e di quel Alex Israel che ha già ben figurato, lunedì sera, nella asta If I Live I’ll See You Tuesday di Christie’s.