Tra nascite e nuovi artisti in “scuderia”, questa primavera sembra essere particolarmente vivace per il panorama italiano delle gallerie di arte moderna e contemporanea. Due le inaugurazioni che si sono tenute in queste settimane pre-Biennale. La prima, avvenuta il 21 marzo scorso, ha visto l’apertura a Milano della BKV Fine Art, nata dall’idea di Paolo Bonacina, Edoardo Koelliker e Massimo Vecchia.
La galleria, situata in un Palazzo storico al n. 16 di Via Fontana, a pochi passi dalla Rotonda della Besana, si propone come luogo di dialogo tra antico e contemporaneo, con un programma pensato per soddisfare un collezionismo che ama sempre di più la contaminazione ed uscire dagli schemi delle categorie classiche in cui si suddivide il mercato.
I tre eleganti piani su cui si estende la nuova galleria milanese – quasi 300mq di superficie espositiva – saranno anche un punto di riferimento per il mercato collezionistico grazie ai servizi di Art Advisory che BKV offrirà per la gestione e la valorizzazione delle collezioni, la ricerca, le stime e le perizie. Senza dimenticare le collaborazioni con Musei ed istituzioni pubbliche e private.
La seconda novità del nostro mercato è, invece, la sede veneziana della galleria Wentrup di Berlino. Wentrup è una delle gallerie d’arte contemporanea di ricerca più note e solide in Germania, con una eccellente reputazione a livello internazionale grazie alla partecipazione alle principali fiere come Art Basel, Art Cologne, Armory Show o Art Basel Miami.
Incentrata principalmente sulle pratiche pittoriche e scultoree, la galleria di Jan e Tina Wentrup rappresenta sia artisti established, sia mid-career ed emergenti, porta avanti una ricerca costante sul campo attraverso studio visits, nonché collaborazioni con importanti istituzioni.
Strategica la scelta di aprire in concomitanza con la biennale di Venezia, che ha permesso alla galleria di presentarsi subito a un pubblico internazionale con una mostra che propone un dialogo tra tre artiste della sua scuderia – Mary Ramsden, Anastasia Samoylova e Marion Verboom – e il maestro Enzo Cucchi, nell’intento di tracciare connessioni e suggestioni formali tra gli artisti e Venezia.
Trasloco, invece, per la z2o Sara Zanin Gallery di Roma che il 16 marzo scorso si è trasferita in un nuovo spazio al n. 34 di Via Alessandro Volta dove è in corso la collettiva Contrappunti, che coinvolge tutti gli artisti della galleria e che prosegue anche nel project space di via Baccio Pontelli 16, con l’obiettivo di creare un dialogo serrato tra i due luoghi.
Grandi novità anche sul fronte degli artisti rappresentati, con la Galleria Federica Schiavo di Roma che ha annunciato, in questi giorni, l’ingresso nella sua squadra di Michael Bauer e Italo Zuffi.
L’artista tedesco, classe 1973, vive e lavora a New York, dove ha collaborato con Charlie Hammond e Raynes Birkbeck ed è membro del gruppo di musica sperimentale Ylmaz House Band (con Robert Kraiss e Florian Gass) e TB5 (con Steve Panovich, Nickolaus Typaldos).
Bauer è famoso per le sue forme amorfiche e animalesche, costruite su sfumature di colore, linee serpeggianti e sporgenze bulbose. Nei suoi lavori, l’artista prende a prestito dalla colorata tradizione della composizione modernista, giustapponendo ritagli di collage con uno stuolo di metodologie pittoriche del XX secolo, tra cui tecniche cubiste, pop e surrealiste, per realizzare i dipinti vorticosi.
Italo Zuffi, invece, è un artista visivo che lavora principalmente con scultura, performance e scrittura. I nuclei tematici espressi nelle sue opere sono spazio/architettura; competizione (come rapporto tra centri di potere e corpo individuale); tremore (nelle opere che dichiarano condizioni legate all’incertezza, al difetto, alla fragilità e alla lontananza); e fede rustica. Zuffi è nato a Imola nel 1969, ma vive e lavora a Milano dove è docente di Tecniche della Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Infine, galleria Martina Simeti di Milano, invece, ha da poco annunciato la rappresentanza di Paolo Chiasera, il cui lavoro multidisciplinare coinvolge installazioni, video, pittura, performance, architettura, curatela e scrittura. Questi mezzi spesso si sovrappongono nell’analisi e nella messa in scena di miti collettivi, simboli culturali e icone. Attraverso molteplici narrazioni l’artista ripercorre le interazioni tra storia e potere, gruppi sociali e perdita di controllo.
Da anni, infatti, Chiasera affronta il complesso rapporto che collega le persone ai loro modelli e alle loro tradizioni, come nel Tupac Project (2005), un monumento dedicato a Tupac Amaru Shakur, il rapper delle Black Panther morto nel ’96 a Las Vegas. Più recentemente, mentre il rapporto tra corpo e architettura è rimasto centrale, la sua pratica si è concentrata sul mezzo pittorico nel suo campo ampliato di apparenza e utilizzo.