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Dalla FIAC a Miart: le fiere d’arte nella storia (p.3)

del

Solo un paio d’anni sono trascorsi dalla sua effettiva nascita e il fenomeno fieristico comincia già ad espandersi. Nel 1974 sorgono infatti due fiere, contemporaneamente a Parigi e a Bologna, che saranno tra le più longeve e di successo d’Europa.

 

Parigi e la FIAC

 

Il Premier Salon International d’Art contemporain inaugura la sua prima edizione (1974) con questo nome che richiama la tradizione dei salons parigini. Ideato grazie all’iniziativa dell’OIP, organizzazione fondata da madame Deleote e Jean-Pierre Javet, la neo-fiera chiama Danièle Talemoni come “direttore lavori”. Tuttavia già nel 1972 si riscontra il tentativo di istituire una fiera parigina, purtroppo senza successo.Città centrale fino al secondo dopoguerra per il mercato dell’arte, Parigi perde il suo ruolo di capitale della ricerca e della contemporaneità quando il sistema, composto da gallerie, artisti, mercanti, si sposta a New York. Ciononostante la sua importanza strategica per gli affari europei fa sì che la manifestazione francese registri comunque negli anni un successo costante, o quasi.

La prima edizione della FIAC di Parigi. Era il 1974.
La prima edizione della FIAC di Parigi. Era il 1974.

La FIAC (Foire Internationale d’Art Contemporain), nome preferito dagli organizzatori per delineare la kermesse, ha luogo solo per la sua prima edizione alla vecchia stazione della Bastiglia. In seguito, dopo vari tentativi, si opta definitivamente per le cornici grandiose del Grand Palais e del Petit Palais. Gli edifici scelti per ospitare la manifestazione parigina sono molto rilevanti, poiché sono le sedi originarie dell’Esposizione Universale del 1900: Parigi richiama in questo modo la tradizione gloriosa della città come centro di arte, cultura e scambio internazionale. Anche FIAC, prendendo a modello le prime tre fiere europee, istituisce un comitato selettivo per poter presentare solamente una rosa di candidati, allestisce la manifestazione in uno spazio ampio (anche se tutt’altro che anonimo) e presenta opere di artisti francesi e internazionali d’avanguardia. La prima edizione della fiera apre con un happening di Hermann Nitsch: sicuramente questa scelta particolare riassume perfettamente la tendenza ancora attuale della parigina ad esporre opere pretenziose e d’élite.

 

A Bologna nasce Arte Fiera

 

Sempre nel 1974 viene fondata a Bologna un’altra manifestazione che rimarrà un punto saldo nel mondo dell’arte per molto tempo: Arte Fiera. Sebbene inizi come semplice fiera campionaria, con le opere esposte accanto a stand con prodotti di ogni sorta, riesce a diventare presto autonoma imponendosi a livello nazionale ed internazionale. Infatti già l’anno successivo l’evento presenta le caratteristiche di una vera fiera d’arte: un’organizzazione centrale più strutturata, numerose gallerie partecipanti, un comitato di selezione. Rilevante il fatto che già nel 1975, alla sua prima vera edizione, la fiera deleghi la curatela di una mostra fotografica collaterale ad un esperto: è uno dei primi collaterals della storia delle fiere d’arte, dopo la mostra del 1973 organizzata a Basilea.

I cataloghi di Arte Fiera esposti in occasione del 40 anni della kermesse bolognese.
I cataloghi di Arte Fiera esposti in occasione del 40 anni della kermesse bolognese.

Arte Fiera nasce un anno dopo l’istituzione della Galleria d’arte moderna di Leone Pancaldi e Franco Solmi, antenata del MamBo, realtà museale con cui instaura fin da subito un legame proficuo e duraturo di collaborazione. Un riferimento particolare, per quanto riguarda la kermesse bolognese, al 1977, anno in cui viene istituita la settimana della performance. Questo evento pone la città in una posizione sempre proiettata verso le sperimentazioni d’avanguardia. Ricerche che la città decide di ospitare prima all’interno delle sue istituzioni e successivamente per le strade e le piazze, coinvolgendo i cittadini nel clima di fermento culturale. Bologna rimane ancora oggi una delle fiere in Italia di più alto spessore e sicuramente la più antica di fondazione. (Leggi -> I 40 anni di Arte Fiera)

 

Anni ’80: da Arco Madrid al TEFAF di Maastricht

 

Accanto alla capitale parigina e al capoluogo emiliano, altre fiere storiche si affermano negli anni Ottanta. Nel 1982 a Madrid viene infatti inaugurata Arco, la prima fiera d’arte contemporanea della Penisola Iberica. Fondata dalla gallerista Juana de Aizpuru, chiamata Juana de Arco (alias Giovanna d’Arco) per il suo notevole coraggio, la manifestazione fieristica spagnola nasce attorniata da sguardi dubbiosi. Infatti il mondo dell’arte guarda con una certa incertezza la Spagna, fresca di democrazia. Tuttavia Arco dà la possibilità al paese di aprirsi al mercato artistico europeo e non solo. Infatti l’ardire della mercante d’arte viene ripagato a lungo termine con una risposta positiva da parte del sistema e del pubblico. La fiera madrileña, dopo un periodo di assestamento negli anni Novanta, si conferma ancora oggi come uno degli appuntamenti più importanti del mondo dell’arte.

Poco più tardi, nel 1988, in Olanda viene organizzato un evento fieristico che nel tempo diventerà sinonimo di qualità. Fondata nella città di Maastricht da degli art dealers come una fondazione no-profit, questa kermesse nasce come risultato di due manifestazioni danesi: la Picture Fine Art Fair (1975) e la Antiqua (1978). Queste nel 1985 sono riunite sotto il nome Antiquairs International & Picture Fine Art Fair, la quale nel 1988 prende finalmente il nome The European Fine Art Fair (TEFAF è l’acronimo definitivo scelto nel 1995 per dare all’appellativo più semplicità e più appeal).

ARCO Madrid 2016. Foto Sonia Aguilera.
ARCO Madrid 2016. Foto Sonia Aguilera.

Al principio la manifestazione si occupa di arte olandese e fiamminga, ma già nel 1991 apre una sezione dedicata all’arte più recente, intuendo la crescente importanza e il conseguente sviluppo di questo mercato. Il settore contemporaneo è molto selettivo: i posti sono ancora più limitati in quanto la sezione è solo una delle varie presenti durante i dieci giorni di durata dell’evento. L’immagine risultante da una scelta così mirata è quella di avere l’occasione di poter ammirare, ed acquistare, a Maastricht solamente la crème de la crème del panorama artistico d’avanguardia.

I giorni precedenti la fiera vengono effettuati dei veri e propri controlli sui prezzi delle opere in mostra. La presenza di questi “controllori” trasmette ai collezionisti una sensazione di sicurezza sulla qualità di ciò che possono guardare e comprare. Durante TEFAF, in ogni caso, a causa della alta tassazione che pesa sull’Olanda, avvengono più che altro trattative e accordi; l’effettivo acquisto ha luogo, infatti, tra le pareti bianche e discrete delle gallerie, a fine fiera. Ciononostante rimane una delle manifestazioni durante le quali si registra il più alto tasso di vendite.

Dopo aver analizzato queste fiere storiche europee, non si può fare a meno di notare quanti tratti abbiano in comune e quanto siano in debito con i primi appuntamenti fieristici. Art Basel, FIAC, Arte Fiera, Arco e TEFAF, oltre ad essere degli eventi storici con un ruolo importante nello sviluppo del sistema d’arte contemporanea, essi sono riusciti a superare la sfida più grande: rimanere nel tempo un punto di riferimento nel mondo artistico, rinnovandosi, e mettendosi alla pari con le nuove ricerche e tendenze.

 

L’Italia delle fiere d’arte

 

Volendo fare un focus sulla penisola italiana e le fiere storiche che affiancano Arte Fiera, la quale tuttavia non conosce eguali a livello di importanza, bisogna parlare di Artissima e di Miart. Entrambe di più recente fondazione rispetto alla più “antica” Bologna, nascono con delle altre prospettive e con una visione del concetto di fiera differente da quel modello che finora si è affermato in Italia e in Europa. Artissima si svolge a Torino dal 1994 e sebbene solo pochi anni la separino dalla più tradizionale TEFAF, gli inizi degli anni Novanta sono il teatro di una crisi profonda che attraversa tutto il mercato dell’arte contemporanea, e non solo, che sconvolge il mondo artistico. Il sistema s’inceppa in questi anni, dopo esser stato spinto, “drogato” (come lo definisce giustamente Francesco Poli), fino a un inevitabile assestamento. Ora, l’Italia pur ricoprendo un ruolo marginale in questa rete sempre più globale di persone e istituzioni, rispetto, per esempio, ai paesi anglofoni, risente della crisi e cerca di opporsi ad essa tentando di rinnovare le proprie strutture.

Infatti Artissima viene fondata da un gruppo di privati e sceglie, diversamente dalla fiera bolognese, di selezionare ancora di più gli artisti e le gallerie da esporre. La specializzazione dell’offerta fa parte delle caratteristiche che troveremo nelle fiere di nuova e recente fondazione: delineare precisamente il target a cui si rivolge la fiera risulta infatti un dettaglio vincente.

Una vista del Lingotto dove si tiene Artissima
Una vista del Lingotto dove si tiene Artissima

La manifestazione torinese si vota fin da subito alla ricerca e alla sperimentazione, ma anche se votata alla novità, Artissima conserva necessariamente le caratteristiche organizzative delle fiere precedenti: per esempio, si arma di un comitato di selezione esigente e diffonde il clima artistico alla città intera, che si riempie per l’occasione di eventi, mostre e progetti. (Leggi -> Artissima compie vent’anni: il racconto di Harula Peirolo)

Milano, invece, inaugurata nel 1995 non ha l’exploit repentino della manifestazione torinese, tuttavia questo non le impedisce nel tempo di imporsi nel sistema. Anche se rispetto a tante altre città presenta molte condizioni favorevoli al successo di un evento tale, come la presenza di gallerie d’arte affermate o l’essere un crocevia internazionale, Milano deve attendere tempi molto recenti prima di arrivare a dei risultati concreti. Infatti i primi riscontri positivi si notano nel 2013 quando Vincenzo De Bellis (l’ennesimo nuovo direttore della fiera meneghina), prendendo le redini  dell’organizzazione, decide di rinnovarla dalle fondamenta: facce nuove, carattere cosmopolita accentuato, eventi sparsi in tutta la città. Il tutto senza rinunciare alla complessità della sua struttura originaria che vuole Miart come “una fiera in cui moderno e contemporaneo dialogano con continui rimandi o con echi più o meno espliciti“. Si è voluto citare Milano tra le fiere storiche italiane in quanto la sua recente notorietà fa rivalutare la sua fondazione del 1995: molto probabilmente i fautori di questo evento intravedono già allora il ruolo che avrebbe potuto svolgere una metropoli internazionale come Milano all’interno del mondo dell’arte contemporanea.

 

Alle soglie del XXI secolo

 

In Italia prima degli anni Duemila, che segnano una svolta radicale nel sistema dell’arte, si contano dunque due fiere di un certo spessore e una con del potenziale inespresso. Nel resto d’Europa, e non solo, alle soglie del nuovo millennio le manifestazioni fieristiche sembrano moltiplicarsi. Poche di queste tuttavia possono vantare una reputazione solida e soprattutto duratura. Infatti, a parte alcuni nuovi eventi che il mondo artistico decreta vincenti e di brand, sembrano ripetersi sempre i nomi delle fiere storiche, di cui si è accennata la storia iniziale: Art Basel, FIAC, TEFAF, Arco e Arte Fiera. L’importanza di questi appuntamenti, ancora oggi irrinunciabili per l’agenda di un insider del mercato dell’arte, è cresciuta e si è consolidata negli ultimi anni. Certamente alcune delle nuove fiere dettano le linee di tendenza da seguire, oltre che i format che funzionano meglio, e le “storiche” tentano di emularne i caratteri più interessanti, al fine di non rimanere escluse da un panorama come quello artistico, sempre in fermento, sempre alla ricerca del nuovo. Oggi nelle fiere d’arte si assiste allo svolgimento di un gioco continuo tra novità e tradizione, così come avviene, d’altronde, nell’arte in generale.

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