Non è facile raccontare una storia come quella del Museo Varoli di Cotignola. Perchè certo, a primo impatto, pare essere un normale museo comunale, ma aprendo la porta delle sue sale espositive ci trovi qualcosa di più.
Ci trovi una collezione ricca per essere conservata nelle mura di una piccola istituzione del ravennate, che è scampata all’alluvione di questa primavera per un soffio.
In effetti, è forse la realtà che lo ospita a dare già un primo respiro di sollievo. Infatti, entrando a Cotignola si ha un po’ l’impressione di trovarsi all’interno di una bolla, un microcosmo parallelo che taglia fuori la pianura brulla, nebbiosa d’inverso e umida d’estate, che si dimentica della realtà industriale che la circonda.
Incontriamo Massimiliano Fabbri che è co-curatore del Museo, che a questa collezione si è affezionato come se fosse la sua e che ci accompagna subito in un tour delle poche sale mostrandoci gli ambienti come se fosse casa sua.
Così, tra opere che vanno dal rinascimento e altre tipiche dell’epoca più contemporanea, scopriamo una vita culturale attiva che cresce intorno a un’idea di museo e di collezione itinerante per diversi luoghi si questo paese.
La storia in realtà non ha qualcosa di speciale, niente che lo renda diverso da altri musei civici: la sua fondazione risale alla donazione della signora Varoli, moglie dell’artista – già annoverato tra i giusti di Cotignola – e a seguito di un progetto lungimirante dell’amministrazione comunale dei primi anni Novanta.
Luigi Varoli era una personalità profondamente legata alla sua città e fortemente attivo nella sfera culturale, inclinazione che lo ha portato a creare una vera scuola artistica rivolta ai giovani con laboratori di carta pesta, tecnica in cui eccelle e per la quale viene ancora oggi fortemente ricordato.
Questa particolare attenzione alla generazione futura viene mantenuta ancora oggi, grazie alla costante organizzazione di laboratori di ceramica e cartapesta rivolta ai più piccoli frequentatori del nido, ma anche ai ragazzini delle scuole medie.
Inutile dirlo, durante l’intervista traspare il grande amore di Massimiliano nei confronti della realtà museale e ancor più verso la sua missione didattica. Per cogliere al meglio l’amore che permea questa piccola realtà vi rimandiamo alla visione del video.