Uno staff tutto in rosa, coordinato dall’inarrestabile Harula Peirolo Argyropulos – dal 1996 vera e propria colonna portante della manifestazione -, e una Direttrice Artistica fresca di nomina: Sarah Cosulich Canarutto, triestina, trentotto anni, un curriculum internazionale di tutto rispetto e un passato (molto recente) da art-advisor in Svizzera, dove attualmente vive. E’ questa la macchina che da febbraio sta lavorando alla 19ª edizione di Artissima che dal 9 all’11 di novembre torna al Lingotto di Torino. Un’edizione che, non rinnegando il passato della manifestazione, si presenterà al pubblico completamente rinnovata nella logica curatoriale e con un approccio al territorio che potremmo definire “virale”. In attesa dell’inaugurazione ufficiale, Collezione da Tiffany ha incontrato Sarah Cosulich Canarutto per farsi raccontare la “sua” Artissima.
Nicola Maggi: Organizzare in Italia una fiera in tempo di crisi… una bella sfida…
Sarah Cosulich Canarutto: «Sono d’accordo: sicuramente una sfida, bella e avvincente. Occorre immettere una grande energia, soprattutto in momenti come questi. Bisogna sforzarsi di trovare, nell’ambito di una visione molto chiara e di una strategia ben definita, non solo le idee ma anche le risorse per metterle in pratica. Definire gli obiettivi e focalizzarsi per realizzarli. Con Artissima io sono partita dal suo “patrimonio”, che è la sua identità forte, e dal particolarissimo tessuto entro il quale la fiera si colloca, Torino, per costruire un progetto di crescita e sviluppo. Abbiamo lavorato per mantenere e innalzare gli standard qualitativi che da sempre caratterizzano Artissima e che ne hanno fatto la fiera italiana più internazionale e più sperimentale, un vero punto di riferimento per l’arte contemporanea d’avanguardia. Spesso i momenti di crisi generano una chiusura ‘conservativa’ e un ridimensionamento anche degli obiettivi. Io sono invece convinta che Artissima debba continuare a essere una fiera di qualità e ribadire la sua natura sperimentale».
N.M.: Qual è il modello di riferimento che ha seguito nell’organizzare la 19esima edizione di Artissima?
S.C.C.: «Ho raccolto un’eredità importante, quella lasciata da Francesco Manacorda, che ha dato un apporto fondamentale per l’alto livello delle gallerie presenti ad Artissima e ha inoltre concepito una sezione come Back to the Future che è divenuta ormai un ‘classico’ cui s’ispirano anche altre fiere. Da questo punto di vista ho voluto mantenere la continuità, studiando nuove strategie a sostegno delle gallerie, mirando prima di tutto ad attirare un maggiore numero di collezionisti. Abbiamo infatti deciso quest’anno di stanziare un budget più consistente per favorire la partecipazione di collezionisti, molti dei quali provenienti dall’estero, non solo dall’Europa ma anche dai paesi emergenti. La figura del collezionista è fondamentale perché favorisce la presenza di gallerie importanti e di conseguenza fa crescere la qualità delle proposte in fiera. Abbiamo invece preso una direzione completamente inedita e innovativa per quanto riguarda il programma curatoriale di Artissima 2012, per il quale abbiamo creato un network che ha coinvolto le principali istituzioni contemporanee del territorio torinese, invitate a proporre un progetto espositivo curato e ospitato dai rispettivi musei e istituzioni: Paola Pivi a Rivoli, Zena el Khalil alla Fondazione Merz, Ragnar Kjartansson alla Sandretto, Dan Perjovschi a Palazzo Madama, Valery Koshlyakov alla GAM. Dunque quest’anno non avremo una sola mostra all’interno dell’Oval, ma una rete di eventi espositivi raccolti sotto il titolo It’s Not the End of the World».
N.M. Quali novità ci attendono al Lingotto quest’anno?
S.C.C.: «Una novità l’ho anticipata con la precedente risposta, ovvero l’allargamento del raggio di azione di Artissima 2012 rispetto al territorio torinese con il progetto culturale It’s Not the End of the World. Abbiamo operato in questa direzione anche per la nuova edizione di Artissima Lido, la rassegna dedicata ad artisti giovani, che quest’anno si presenta con una formula rinnovata: cinque spazi alternativi internazionali sono stati invitati a realizzare un progetto specifico per musei inconsueti e istituzioni presenti nel quartiere del Quadrilatero Romano. It’s Not the End of the World e Artissima Lido rientrano nella stessa logica di voler offrire una fruizione dell’arte contemporanea in diverse direzioni, con progetti che durano anche oltre il periodo di apertura della fiera. Non ho dubbi che ci sarà una grande partecipazione di pubblico grazie a questa ampia offerta».
N.M. Che aspettative avete in termini di pubblico e di vendite?
S.C.C.: «L’ottimismo è alto, conosciamo la grande forza attrattiva di Artissima, che riesce a muovere un pubblico eterogeneo, composto di intenditori, appassionati d’arte, famiglie, giovani. Siamo ottimisti anche sul fronte delle vendite. Abbiamo fatto un grande investimento per ospitare a Torino quasi 200 collezionisti da tutto il mondo e speriamo che questa forte presenza internazionale porti dei risultati significativi».
N.M.: Alla 19esima edizione di Artissima vi saranno più gallerie straniere che italiane: scelta strategica o un catalogo figlio (anche) dei tempi?
S.C.C.: «L’alta percentuale di gallerie internazionali presenti ad Artissima 2012 non è dovuta a una scelta a priori, ma è naturale conseguenza di una selezione effettuata secondo criteri di qualità e in stretta coerenza con la natura sperimentale di Artissima».
N.M.: Il mercato dell’arte contemporanea, nel nostro paese, si sta assottigliando sempre di più. L’avvento, anche in Italia, della fiere di arte “accessibile” rappresenta una risorsa per il suo rilancio o un “pericoloso” competitor per fiere come la vostra?
S.C.C.: «Non penso che fiere più “accessibili” costituiscano un reale pericolo per una fiera come Artissima. L’unico rischio è confondere gli ambiti di competenza, il pubblico e gli obiettivi che sono decisamente differenti. Artissima si avvale di un network allargato che coinvolge gallerie, musei, fondazioni, collezionisti, sponsor; una fiera minore non può certo contare sulla collaborazione di simili entità. Ad esempio Artissima è particolarmente attiva nella promozione dei giovani con la sezione Present Future alla quale partecipano curatori nella selezione degli artisti e direttori museali autorevoli nella scelta del vincitore del Premio Illy. Si tratta di una vetrina che dà una visibilità e una reputazione che fiere minori non possono certo garantire.»
N.M.: Come si sta preparando Torino ai giorni di Artissima?
S.C.C.: «Torino è la capitale dell’arte contemporanea, non esiste in Italia un’altra città con una così alta presenza di istituzioni culturali, fondazioni e gallerie dedicate al contemporaneo. Sarà ancora di più invasa dall’arte contemporanea con le mille proposte a partire dalle nostre rassegne It’s Not the End of the World e Artissima Lido».