L’arte contemporanea spesso ci ha fatto e ci fa riflettere sull’essenza stessa del fare arte attraverso azioni provocatorie che mirano a mettere in discussione il sistema dell’arte e il ruolo dell’artista.
Freschissima è, ad esempio, la vendita di “Comedian” la scultura-banana attaccata al muro con dello scotch, opera di Maurizio Cattelan, aggiudicata per ben $6,24 milioni di dollari durante l’asta di Sotheby’s a New York il 20 novembre 2024.
A comprarla è stato Justin Sun, collezionista cinese e fondatore della piattaforma di criptovaluta TRON, il quale ci ha tenuto a precisare che dopo l’acquisto si sarebbe anche preoccupato di mangiare la banana più costosa del mondo.
Questa operazione fa sicuramente pensare a quale sia il senso dell’opera e dell’artista che l’ha creata. Se un artista può compiere un gesto del genere ed essere ampiamente riconosciuto dal mercato, che valore può avere invece un’opera generata per “mano” di un robot?
Il 7 novembre è stato venduto in asta da Sotheby’s, per oltre $1 milione di dollari (stima iniziale compresa tra $120,000 e $180,000 dollari), un dipinto di oltre due metri, intitolato “A.I. God. Portrait of Alan Turing” omaggio al celeberrimo matematico inglese, pioniere dell’intelligenza artificiale e padre dell’informatica moderna.
A concepire questo dipinto è la robot umanoide AI-DA, che detiene il primato per aver partecipato con una propria opera ad una prestigiosa vendita d’arte di fama mondiale, sancendo l’inclusione dell’arte generata dall’AI di un robot umanoide nel mercato dell’arte tradizionale.
Il Robot Ai-Da è stato sviluppato all’inizio del 2019, da un team di specialisti di IA delle università di Oxford e Birmingham, guidato dal gallerista britannico Aidan Meller.
Ai-Da è in grado di parlare, muoversi, dipingere e disegnare grazie a delle telecamere all’interno degli occhi, algoritmi di intelligenza artificiale e a braccia robotiche capaci di impugnare un pennello o una matita.
All’inizio del 2024, il lavoro di Ai-Da era stato esposto alle Nazioni Unite come parte di un polittico nel corso del AI for Good Global Summit a Ginevra. Il polittico includeva un dipinto di una delle prime visionarie dell’informatica, Ada Lovelace, e un autoritratto della stessa Ai-Da.
“AI God” non è un semplice tributo a Turing, ma riflette sulla possibilità dell’intelligenza artificiale di simulare il pensiero umano e di traslarlo in un linguaggio artistico.
Questo lavoro implica di considerare le più ampie ripercussioni etiche del ruolo sempre più consistente dell’AI nella società, illustra come l’arte può essere prodotta mediante la collaborazione tra intenti umani e processi algoritmici, invitando gli spettatori a ripensare le loro interazioni con la tecnologia. Ciò è particolarmente attuale in un momento storico in cui tecnologie governate dall’IA si stanno sempre più integrando nella nostra vita quotidiana.
Questa vendita posiziona il lavoro di Ai-Da accanto a celebri artisti contemporanei e storici, suggerendo un cambiamento di paradigma in cui le macchine sono riconosciute come partecipanti attive nel processo creativo.
L’arte di Ai-Da invita anche a riflettere sia sulle promesse che sulle potenziali insidie dell’AI, su come la tecnologia può plasmare e ridefinire la creatività umana. Un dipinto creato da un robot, che a sua volta è una creazione umana, è considerabile “arte”? Può essere assimilato alle operazioni di artisti che utilizzano l’intelligenza artificiale per creare opere d’arte? Ha meno valore di una banana comprata al supermercato e venduta per oltre 6 milioni di dollari perché dietro c’è il nome di un noto artista e le speculazioni del mercato?
Insomma, non ci resta che assistere ai prossimi sviluppi.