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Grignani a Londra, Dadamaino in Brasile e Carol Rama a New York: il tour mondiale dell’arte italiana

del

Prima che i riflettori del mondo dell’arte siano tutti puntati sulla laguna veneta per la 57.esima Biennale di Venezia, diamo uno sguardo a cosa sta succedendo fuori dai nostri confini nazionali dove gli artisti italiani continuano ad essere al centro dell’attenzione di collezionismo ed istituzioni. A partire dall’Arte Cinetica, con Franco Grignani che sta per arrivare alla Estorick Collection di Londra e il MID che “conquista” Parigi. Passando da Dadamaino che debutta a São Paulo mentre Giosetta Fioroni, Vincenzo Agnetti e Sergio Lombardo sbarcano a Londra. E infine Mimmo Rotella che torna a New York e Maria Lai che arriva a Documenta 14. Per non parlare dei giovani talenti del nostro Paese che iniziano ad esporre fuori dai nostri confini. L’interesse per l’arte italiana nel mondo sembra essere quanto mai al top.

 

Da Londra a Parigi: il momento “hot” della Cinetica…

 

Mentre allo Stedelijk Museum di Schiedam, in Olanda, prosegue il tour di Eye Attack. Op Art and kinetic artla mostra blokbuster partita dal danese Louisiana Museum of Modern Art  e che vede tra gli artisti coinvolti anche i nostri Getulio Alviani, Toni Costa, Giovanni Anceschi, Marina Apollonio, Gabriele de Vecchi, Grazia Varisco, Alberto Biasi, Edoardo Landi, Davide Boriani, Gruppo MID, Manfredo Massironi, Enzo Mari, Bruno Munari, Dadamaino e Gianni Colombo, la Estorik Collection di Londra ha da poco annunciato sul suo sito la prossima apertura di Franco Grignani: Art as Design 1950-1990la prima grande retrospettiva londinese dedicata all’artista italiano.

Franco Grignani, Trauma fluttuante, 1965, olio su tela, 96x96 cm. Courtesy: Galleria 10 A.M. Art
Franco Grignani, Trauma fluttuante, 1965, olio su tela, 96×96 cm. Courtesy: Galleria 10 A.M. Art

La mostra, che sarà inaugurata il 5 luglio prossimo, vedrà esposte 50 opere provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista scomparso nel 1999 e presenterà al pubblico britannico il lavoro di uno dei pionieri della Op Art il cui nome è rimasto per troppo tempo offuscato, all’estero, dal successo di  figure successive come quella di Bridget Riley.

Gruppo MID, Generatore stroboscopico, matrice a dischetti neri - S.GS.Q.03_A. Courtesy: Antonio Barrese.
Gruppo MID, Generatore stroboscopico, matrice a dischetti neri – S.GS.Q.03_A. Courtesy: Antonio Barrese.

Allo stesso tempo, il Gruppo MID – Antonio Barrese e Alberto Marangoni – sbarca alla Galerie Denise Renè a Parigi per una personale che inaugurerà l’11 maggio prossimo e che segna l’inizio di un’importante collaborazione. Barrese e Marangoni, infatti, hanno firmato con la galleria parigina un contatto di esclusiva che li porterà, a giugno, ad Art Basel e, poi, in settembre a Madrid ad Art Miami e in tanti altri appuntamenti attorno al mondo.

 

Il ritorno di Rotella a New York

 

Prosegue fino al 17 giugno prossimo, negli spazi della newyorchese Gladstone Gallery, la mostra Mimmo Rotella: Selected Early Works che propone al pubblico della Grande Mela una selezione di lavori realizzati dall’artista italiano tra il 1953 e il 1961. Anni che segnano un radicale cambiamento nella pratica dell’artista che, ritornato a Roma da una residenza alla Kansas City University nel 1952, abbandona consapevolmente la pittura astratta che, fino a quel momento, era stata la sua forma primaria di espressione.

Mimmo Rotella, Ria, 1958. Décollage on canvas, 13 1/4 x 16 x 1 inches (33.7 x 40.6 x 2.5 cm). © 2017 Mimmo Rotella by SIAE Courtesy Gladstone Gallery, New York and Brussels; Mimmo Rotella Institute.
Mimmo Rotella, Ria, 1958. Décollage on canvas, 13 1/4 x 16 x 1 inches (33.7 x 40.6 x 2.5 cm). © 2017 Mimmo Rotella by SIAE Courtesy Gladstone Gallery, New York and Brussels; Mimmo Rotella Institute.

Attirato dalla presenza di manifesti cinematografici e pubblicitari in giro per la città e ispirato dai quadri di altri artisti attivi della capitale – da Alberto Burri a Robert Rauschenberg, Salvatore Scarpitta e Cy Twombly – Rotella comincia così a strappare striscioni e manifesti dalle pareti e a utilizzarli come materiale di partenza per i suoi ormai famosi assemblage. Tecniche e metodi che sarebbero diventati parte integrante della ricerca artistica di Rotella. E tra le composizioni in mostra si possono ammirare proprio alcuni dei suoi primi e pionieristici décollageretro d’affiche. 

 

Debutto a Londra per Fioroni, Agnetti e Lombardo…

 

Il primi mesi di questo 2017 hanno segnato l’importante debutto di due nostri artisti sulla scena londinese. Si tratta di Giosetta Fioroni e Vincenzo Agnetti. Da Partners & Mucciaccia, infatti, si avvia alla conclusione Giosetta Fioroni Silver Years, prima personale britannica dell’artista italiana, tutta incentrata sulla sua produzione degli anni Sessanta.

Una vista della mostra "Vincenzo Agnetti: Territories" da Lévy Gorvy a Londra.
Una vista della mostra “Vincenzo Agnetti: Territories” da Lévy Gorvy a Londra.

Durerà, invece, fino al 13 maggio prossimo, da Lévy Gorvy la mostra Vincenzo Agnetti: Territories, prima esibizione dell’artista concettuale italiano a Londra.  La mostra, che segna anche l’inizio della collaborazione della galleria londinese con l’Archivio Vincenzo Agnetti, espone tre lavori chiave della ricerca artistica di Agnetti:  gli Assiomi, i Feltri e la Macchina Drogata.

Sergio Lombardo, Piazza Navona, 1962
Sergio Lombardo, Piazza Navona, 1962

Si intitola Gesti Tipici and Monochromes, invece, la prima personale londinese di Sergio Lombardo che aprirà i battenti il prossimo 28 aprile da Sprovieri. Una mostra, quella dedicata a Lombardo, che giustappone una selezione di dipinti provenienti da due delle sue prime serie – Monocromi (1958-1961) e Gesti Tipici (1961-1963). La serie sono storicamente poste una dopo l’altra e, nonostante una sia astratta e l’altra figurativa, hanno un forte linguaggio comune. Utilizzando un mezzo industriale come lo smalto e l’uso del solo bianco e nero, trasmettono infatti la riflessione dell’artista sull’estetica industriale e sulla produzione di massa, generata dalla rapida crescita economica del tempo e dalle immagini create dalla televisione in bianco e nero.

 

…in Brasile per Dadamaino…

 

Tra i debutti da segnalare c’è poi sicuramente quello brasiliano di Dadamaino a cui la galleria Mendes Wood DM di São Paulo sta dedicato in questi giorni la prima personale. Una mostra che punta la sua attenzione sulla produzione degli anni tra il 1958 e il 1960 quando Dadamaino, tra le poche donne attive nella scena artistica del suo tempo,  diventa una voce potente nel contesto delle trasformazioni sociali e culturali dell’epoca, riuscendo a stabilire un dialogo diretto con i principali ambienti artistici europei, come Zero a Düsseldorf e Azimut a Milano. 

Una vista della personale di Dadamaino da Mendes Wood DM.
Una vista della personale di Dadamaino da Mendes Wood DM.

Ma la mostra brasiliana vuole anche porre l’accento sulla grande coerenza della ricerca artistica dell’artista italiana, che dalla fine degli anni Cinquanta a sempre più rinforzato l’idea di uno spazio interrotto dal vuoto, dalla mancanza e dall’esistenza di nient’altro che la possibilità di rompere con lo spazio-tempo.Unidea è evidente anche in lavori più recenti come quelli della serie Il movimento delle cose, prodotta negli anni ’90 e di cui la mostra propone una  pittura su poliestere in cui la tridimensionalità  produce malinconia, proponendo un momento statico nelle strutture fisiche che diventano indipendenti dal tempo.

 

…e per Carol Rama nella Grande Mela

Prosegue il momento di grande attenzione per l’opera di Carol Rama. Dopo la mostra itinerante la Passione secondo Carol Rama, infatti, l’opera dell’artista torinese scomparsa nel 2015 arriva per la prima volta New York dove il New Museum, infatti, inaugurerà il 26 aprile prossimo la prima grande retrospettiva dedicata al suo lavoro: Carol Rama: Antibodies.

Carol Rama, L’isola degli ochhi [The Island of Eyes], 1967. Plastic eyes, synthetic resin, and enamel on canvas, 47 1/4 x 63 in (120 x 160 cm) © Archivio Carol Rama, Turin. Photo: Gabriele Gaidano.
Carol Rama, L’isola degli ochhi [The Island of Eyes], 1967. Plastic eyes, synthetic resin, and enamel on canvas, 47 1/4 x 63 in (120 x 160 cm) © Archivio Carol Rama, Turin. Photo: Gabriele Gaidano.

La mostra del New Museum esporrà circa 150 tra dipinti, oggetti e lavori su carta che mettono in evidenza la costante fascinazione di Rama per il corpo.Tutti insieme questi lavori offriranno, infatti, al pubblico newyorchese la rara opportunità di esaminare i modi in cui le anatomie fantastiche dell’artista italiana si opposero all’ideologia politica del suo tempo, continuando a parlare delle idee di desiderio, sacrificio, repressione e liberazione. La mostra è curata da Helga Christoffersen e Massimiliano Gioni.

 

Da Melotti a Zurigo a Maria Lai a Documenta 14

 

Tra ritorni e debutti l’arte italiana, sia quella a firma di artisti contemporanei storicizzati che di nomi nuovi sta vivendo un momento di grande attenzione e anche di rilettura dei lavori di alcuni dei grandi maestri dell’arte italiana del Novecento. E il caso di Fausto Melotti protagonista, in queste settimane, della mostra Eden alla Hauser & Wirth di Zurigo. Una mostra che, per la prima volta, propone al pubblico un’indagine curatoriale di nuova concezione e che punta ad evidenziare, nell’opera di Melotti, il rapporto tra figure umane e animali come dinamica centrale della sua pratica artistica. Oppure Recto/Verso: Behind the Italian Monochrome che ha aperto questo giovedì da Tornabuoni Art a Londra e che invita i visitatori ad andare letteralmente oltre la parte dipinta dei lavori di Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi e Turi Simeti offrendo loro l’opportunità di fare una cosa che abitualmente è riservata ai curatori di museo o ai top collector: guardare il retro delle opere. Quattro delle 20 opere esposte in mostra, infatti, sono appese al soffitto così da poterle ammirare da entrambe i lati. Una cosa già fatta per grandi maestri del passato, ma che per la prima volta è possibile per Fontana e gli artisti della sua generazione.

Il leone (The Lion), 1964 Tempera on paper 32.5 x 49.5 cm / 12 3/4 x 19 1/2 in © Fondazione Fausto Melotti, Milano Courtesy the Foundation and Hauser & Wirth
Il leone (The Lion), 1964. Tempera on paper. 32.5 x 49.5 cm / 12 3/4 x 19 1/2 in
© Fondazione Fausto Melotti, Milano. Courtesy the Foundation and Hauser & Wirth

E se da Simon Lee a Londra si è da poco conclusa la quarta personale di Claudio Parmiggiani, la Cortesi Gallery ha appena inaugurato nella sua sede londinese la mostra Maurizio Donzelli. Etcetera, dedicata alla produzione degli ultimi due anni dell’artista italiano. Sempre a Londra, da Massimo De Carlo, ha aperto i battenti ieri la personale di Paola Pivi: You don’t have to belive me. Mentre al MASI di Lugano durerà fino alla fine di agosto la mostra Vivere lavorando giocando dedicata ai percorsi artisti di Salvo e Alighiero Boetti in un serrato confronto che parte dalla fine degli anni Sessanta, che li vede protagonisti di un serrato dialogo, agli sviluppi autonomi che i due porteranno avanti dal 1972 in poi.

Maria Lai, Geografia (Geography, 1986), velvet and thread, 160 × 250 cm, photo: P.P.Pinna, © Maria Lai/VG Bild-Kunst, Bonn 2017, courtesy MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro
Maria Lai, Geografia (Geography, 1986), velvet and thread, 160 × 250 cm, photo: P.P.Pinna, © Maria Lai/VG Bild-Kunst, Bonn 2017, courtesy MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro

Francesca Longhini ha, invece, debuttato negli Stati Uniti con la personale Baroque Anxiety che si è da poco chiusa alla Ibid Gallery di Los Angeles, mentre sono ben 24 gli artisti italiani invitati a Mediterranea 18, la biennale dedicata alla giovane arte emergente che aprirà i battenti il 4 maggio prossimo nelle due sedi di Tirana e Durrës. Per non parlare di quelli presenti a Documenta 14 che quest’anno, per la prima volta, ha un’appendice al di fuori della Germania, ad Atene, dove rimarrà fino al 16 luglio, mentre a Kassel si inizierà il 10 giugno per proseguire fino al 17 settembre. Ben 7 i nostri connazionali presenti alla kermesse internazionale tra i quali Maria Lai che sembra vivere un interessante momento di riscoperta. A inoltre debuttato in Francia, ad Arles, il progetto fotografico Hospitalia di Elena Franco, attualmente in mostra presso l’Espace Van Gogh. Mentre Michael Rotondi è da oggi nella Project Room del MAC di Lissone con la personale End Hits.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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