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In Memoriam Pierre Soulages

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E noi che speravamo che la morte si fosse dimenticata di lui… A poco meno di due mesi dal suo 103° compleanno, in attività fino alla fine, Pierre Soulages è scomparso il 26 ottobre scorso a Rodez, in Occitania, dove era nato il 24 dicembre 1919. 

L’aneddotica racconta che il destino artistico di Pierre Soulages si sarebbe manifestato già dalla prima infanzia: all’età di cinque anni aveva disegnato dei tratti neri su un foglio bianco e, quando la sorella gli aveva chiesto cosa rappresentassero, il futuro maestro dell’outrenoir aveva risposto la neve.

Soulages è infatti noto per le grandi campiture di nero che percorrono le sue tele: un nero non monolitico, anzi pieno di riflessi ottenuti con un lavoro tecnico di raschiatura tramite strumenti vari (inclusi cucchiai, coltelli, perfino gomme da cancellare) su impasti di olio, acrilico, catrame. In questa maniera l’uniformità del nero viene piegata a un gioco di sfumature, a seconda di come assorba o rifletta la luce.

Nel 1979 il pittore aveva raggiunto quello che in seguito avrebbe definito l’outrenoir, l’oltrenero: «Un colore al di là del nero, nello stesso tempo colore e non-colore, ove il riflesso della luce sulla materia prende la stessa importanza del segno in sé. […] Quando la luce si riflette sul nero lo trasforma e trasmuta. Apre un territorio mentale completamente suo».

Per questo le opere di Soulages vanno esperite dal vivo: non c’è riproduzione (per fortuna!), per quanto accurata e ad alta definizione, che possa rendere le sfumature di una pittura calibrata sulle vibrazioni luminose di quello che dovrebbe essere il colore meno riflettente.

Purtroppo in Italia, con colpevole disattenzione, non è facile reperire opere di questo artista straordinario: poco frequentato dalle gallerie private, l’unica opera presente in una istituzione museale sembrerebbe essere una Peinture del 1951 nella collezione della GAM di Torino.

Pierre Soulages, Composition, 1951. Olio e smalto su tela, cm 65×92. Via: gamtorino.it

Enorme invece la fortuna a livello internazionale. L’attività espositiva inizia nel 1947 con la partecipazione alla mostra Les Surindépendents al Parc des Expositions di Parigi; l’anno successivo espone già al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e, in Germania, nella collettiva Französische abstrakte malerei ospitata in diversi musei. Seguono la Danimarca, il Brasile, l’Inghilterra e poi, dagli anni Cinquanta, l’avventura americana.

Collettive come Advancing French Art  a New York nel 1951, seguita da Younger European Artists al Solomon Guggenheim Museum due anni dopo; The new Decade: Two European Painters and Sculptors al MoMA (1955); la prima personale alla Kootz Gallery di New York nel 1954 (ne seguiranno decine in varie città americane); la retrospettiva dedicatagli dal Museum of Fine Arts di Houston nel 1966; e ancora le retrospettive del 1968 che toccheranno vari luoghi degli States e del Canada, inclusa la Albright-Knox Art Gallery di Buffalo — tutto questo contribuirà negli anni a rendere Soulages una presenza imprescindibile nelle  collezioni pubbliche e private statunitensi.

La ricettività del pubblico americano fu probabilmente anche dovuta a talune coincidenze della poetica di Soulages con le istanze dell’Espressionismo Astratto: verrebbe spontaneo il paragone con Franz Kline, ma in realtà la ricerca sulla vibrazione luminosa che vuole parlare all’interiorità, senza tramiti concettuali, farebbe accostare la pittura di Soulages più a quella di Mark Rothko. La fortuna di Soulages negli States è continuata negli anni, e l’ultima sua personale ha avuto luogo proprio a New York, alla Opera Gallery, nel maggio di quest’anno.

Pierre Soulages fotografato nel suo studio nel 1968

La prima retrospettiva importante in Europa, invece, aveva avuto luogo nel 1961 al Museum Folkwang di Essen; in Francia il Centre Pompidou gliene dedicherà tre (1967, 1979, 2009); nel 1992 l’artista venne insignito del Praemium Imperiale per la pittura in Giappone; nel 2001 fu il primo artista vivente invitato a esporre all’Ermitage di San Pietroburgo. In Italia le presenze più importanti furono la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1952 nel padiglione francese, e la personale all’Accademia di Francia a Villa Medici a Roma nel 2013.

Nel 2014 è stato inaugurato nella sua città natale un Museo a lui dedicato, cui l’artista ha donato 500 pezzi tra opere e documenti. Negli ultimi anni, infine, si segnalano la retrospettiva alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny, in Svizzera, nel 2018, e quelle al Louvre e al Musée National d’Art Moderne di Parigi l’anno successivo, per celebrare il centesimo compleanno dell’artista.

Dal punto di vista del mercato, le quotazioni di Soulages sono sempre state piuttosto alte. Il suo attuale record d’asta è del 16 novembre 2021, presso Sotheby’s a New York: Peinture, 4 Août 1961, stimato 8-12 milioni di dollari, è stato aggiudicato a 20,2 milioni (polverizzando il record precedente di 9,6 milioni di euro stabilito nel 2019).

Con Soulages scompare un gigante della pittura novecentesca, e si chiude un percorso artistico, durato più di 75 anni, perseguito con coerenza sotto il segno di una mano e di una personalità inconfondibili.

Sandro Naglia
Sandro Naglia
Nato nel 1965, Sandro Naglia è musicista di professione e collezionista d’arte con un interesse spiccato per gli astrattisti italiani nati nei primi decenni del Novecento e per quelle correnti in qualche modo legate al Pop in senso lato (Scuola di Piazza del Popolo, Nouveau Réalisme ecc.).

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