Mentre l’epidemia di Covid-19 continua a flagellare gran parte degli Stati Uniti e l’uomo dall’abuso edilizio in testa e la bocca a c*** di gallina insiste nel negarne la portata oppure, a giorni alterni, rassicurare gli elettori che «prima o poi scomparirà», nello Stato di New York — dove, grazie all’illuminato Governatore Andrew Cuomo, la reazione all’emergenza è stata pronta e decisa fin dal primo momento — cominciano con cautela le prove per un ritorno alla vita normale.
Per quanto riguarda New York City e l’attività artistica, se le sale da concerto e i teatri sono tuttora chiusi — e non se ne prevede la riapertura prima del 2021 —, per la fine di agosto è stata invece annunciata la riapertura al pubblico del Metropolitan Museum of Art, del MoMA e del Whitney Museum. Il Guggenheim dovrebbe a sua volta riprendere l’attività il 3 ottobre.
Per quel che concerne le gallerie, già da diverse settimane era stato dato il via libera alla riapertura — previo rispetto delle norme precauzionali — ma in realtà solo poche di esse hanno effettivamente ricominciato a funzionare a pieno ritmo, mentre la maggior parte riceve solo su appuntamento. La causa non è solamente la difficoltà di mettere in atto tutte le norme di sicurezza richieste, quanto piuttosto la riduzione del personale: nei mesi della pandemia pare che quasi il 50% degli impiegati delle gallerie d’arte newyorkesi abbia perso il lavoro.
Gagosian, come al solito, si distingue: ha rimandato l’apertura delle sedi newyorkesi direttamente al 2021, ma nel frattempo, per non perdere tempo (non per niente è soprannominato “Larry Go-Go”), ha aperto un nuovo spazio in Grecia, ad Atene.
Un simbolo della speranza di un ritorno alla normalità potrebbe essere una singolare iniziativa messa in atto al Rockefeller Center: all’inizio della scorsa primavera, quando la pandemia è ufficialmente sbarcata negli Stati Uniti, è stato pubblicato un bando per la creazione di 193 bandiere (“The Flag Project — Celebrating New York”) che dal 1° al 23 di agosto hanno sventolato sulle aste che circondano il Rink, la piazza antistante il Center — quella, per intenderci, che sotto Natale si trasforma in una pista da pattinaggio su ghiaccio, ripresa in innumerevoli film.
13 bandiere sono state commissionate ad altrettanti artisti — tra cui spiccano Marina Abramović, Laurie Anderson, Jenny Holzer, Jeff Koons e Sarah Sze —, mentre le altre sono state selezionate da una giuria tra più di un migliaio di proposte arrivate da diversi paesi del mondo.
I temi della pandemia e della solidarietà sono stati naturalmente spunto di molte di queste creazioni, come pure quelli della diversità e dell’inclusione. Estremamente variegati gli stili e l’iconografia di riferimento, dall’immagine d’ispirazione fumettistica all’astratto alla computer grafica. Forse quella esteticamente più riuscita è quella ideata da Jeff Koons, mentre tra i partecipanti al concorso segnalerei le bandiere di Anya Mukundan, Ella Woods, Vlad Zaneprianski e Tina Zhou.
Il Rockefeller Center ha anche confermato la prossima edizione di Frieze Sculpture, la mostra di scultura negli spazi pubblici all’aperto della Rockefeller Plaza, la cui prima edizione si era tenuta l’anno passato. Prevista in primavera, verrà invece inaugurata il 1° settembre per durare fino al 2 ottobre. Gli artisti invitati dal curatore Brett Littman, e che presenteranno opere site specific, sono Ghada Amer, Beatriz Cortez, Andy Goldsworthy, Lena Henke, Camille Henrot e Thaddeus Mosley.
Tornando invece alle gallerie che hanno riaperto i battenti al pubblico, una mostra interessante è alla Barbara Mathes Gallery (22 East 80th Street): Black, White and Red All Over (finissage il 30 settembre). Vi troviamo opere di Calder, Sam Francis, Joan Mitchell, Georgia O’Keeffe, Richard Serra, ma anche di diversi artisti italiani: Bonalumi, Castellani, Paolini (Mimesi, 1975) e un bel Pizzi Cannella (Nottambulo, 2007), confermando l’attenzione riservata da questa galleria alle più importanti tendenze “storiche” della nostra penisola.