Per i “cacciatori” di contemporaneo nessuna distanza è troppo lunga da compiere. Se poi si tratta di appena due ore di macchina da Parigi, la cosa non può certo spaventare. Sì, perché il luogo dove vi guidiamo oggi è il Castello di Montsoreau nella stupenda Val de Loire. Conosciuta come il Giardino di Francia e la culla della lingua francese la Valle della Loira è una terra che non smette mai di stupire. Inserita dal 2000 nelle liste del Patrimonio Unesco per il suo essere «un eccezionale paesaggio culturale, di grande bellezza, formato da città e villaggi storici, grandi monumenti culturali – i castelli – e terre che sono state coltivate e plasmate da secoli di interazione fra le popolazioni locali e il loro ambiente fisico, in particolare dallo stesso fiume Loira», a livello turistico è certamente famossissima per i suoi castelli tra, appunto, quello di Montsoreau.
Caratterizzato da una architettura pionieristica, in stile rinascimentale a metà strada tra la fortezza e il palazzo, il Castello di Montsoreau è stato costruito nel 1450 da Giovanni II de Chambes, uno degli uomini più ricchi del reame, consigliere e ciambellano di Carlo VII e di Luigi XI e ha ispirato grandi scrittori come Alexandre Dumas che vi ha ambientato il romanzo La Dama di Monsoreau. La sua architettura eccezionale e d’avanguardia trova spiegazioni sia nei viaggi di de Chambes che nella sua fortuna economica che hanno fatto di Montsoreau un luogo da sempre “contemporaneao” e votato alla “modernità”: è il primo castello rinascimentale della Loira e il solo a ad essere stato costruito nel letto del fiume.
Non deve meravigliare, allora, che qui abbia sede uno dei Musei di Arte Contemporanea più interessanti d’Europa. Creato nell’aprile 2016 per iniziativa del collezionista francese d’arte contemporanea Philippe Méaille, lo Château de Montsoreau- Museo di arte contemporanea è un luogo radicale, impegnato e vivo. E la sua collezione permanente è la più grande raccolta al mondo di opere del gruppo Art & Language: sono oltre 1.000 le opere, tra installazioni, video, disegni, fotografie che il collezionista francese ha messo insieme in oltre 20 anni di attività. (Leggi -> Europa: 10 musei d’arte contemporanea (+1) da vedere)
Una collezione che oggi è possibile ammirare nei primi due piani del Castello, diventato il luogo più adatto per scoprire e approfondire la conosceza di quello che è stato uno dei movimenti pionieristici dell’Arte Concettuale, nato nel 1967/68 in Inghilterra su iniziativa degli artisti Terry Atkinson, David Bainbridge, Michael Baldwin e Harold Hurrell e a cui negli anni si sono uniti oltre 50 artisti, tra i Ian Burn, Michael Corris, Preston Heller, Graham Howard, Joseph Kosuth, Andrew Menard, Terry Smith e Philip Pilkington e David Rushton di Coventry.
Il gruppo di Art & Language – il cui nome prende spunto da quello che è stato il loro primo progetto di lavoro, ossia l’omonima rivista nata nel 1966 -, pone un’importanza fondamentale nella “discussione”, nella conversazione condivisa. Questo movimento artistico crea opere e pratiche. Le opere nascono da scambi tra gli artisti, dalla volontà di includere il visitatore in una pratica e di interrogarsi sul ruolo sociale dell’opera d’arte. Come i movimenti artistici surrealisti e dadaisti, le opere sono lì per provocare l’immaginazione dello spettatore.
In linea con gli sconvolgimenti sociali, economici e tecnici degli anni ’60, l’Arte Concettuale segna la fine di un’epoca e una vera svolta nella storia dell’arte. Fin dall’inizio, Art & Language riflette criticamente sulle forme tradizionali di espressione, come la scultura e la pittura. Con la loro produzione senza precedenti e diversificata, gli artisti del gruppo partecipano al movimento della controcultura specifica di questo periodo e rompono con la tradizione che separa la vita quotidiana “profana” dal mondo “sacro” dei musei.
Méaille inizia ad interessarsi al lavoro del collettivo Art & Language nel 1994, prende contatto con gli artisti attraverso il gallerista Eric Fabre e comincia a gettare la basi della sua collezione comprando le prime sue opere dalla banca svizzera Rothschild. Sei anni dopo, nel 2000, acquista lo Château de la Bainerie a Tiercé dove installa, su oltre 4.500 mq di superficie espositiva, la sua collezione di opere di Art & Language che poi, nel 2011, concede con un prestito a lungo termine al MACBA di Barcelona. Nel 2014 Jill Silverman van Coenegrachts diventa la curatrice della collezione di Philippe Méaille e la presenta al gallerista Bernard Jordan, che organizza una mostra.
Sempre nel 2014 MACBA dedica alla collezione francese una nuova esposizione che comprende 500 degli 800 pezzi in presito al Museo: Art & Language uncompleted: The Philippe Méaille Collection, una grande rettrospettiva che evidenzia la « prospettiva archeologica con cui è stata assemblata la collezione Méaille ». Si arriva così al 2015, quando Philippe Méaille fonda e presiede il Château de Montsoreau-Museo di Arte Contemporanea con una prima mostra permanente di 500 opere a cui, l’anno successivo, si uniscono anche i lavori inizialmente in prestito al MACBA col quale non rinnova l’occordo, rimpatriando la sua collezione per motivi di sicurezza legati, stando alla cronaca, alle tensioni successive al referendum sull’indipendenza della Catalogna.
Oggi, alla collezione permanente, lo Château de Montsoreau-Museo di arte contemporanea ha anche un ricchissimo programma culturale organizzato attorno a mostre temporanee, eventi, incontri, concerti e spettacoli. Una programmazione che è specchio della ricchezza creativa degli artisti di oggi, innovativa, sperimentale e inaspettata. Come nel caso dell’evento in corso in questi giorni, una personale dell’artista svizzero Roman Signer, noto a molti per le sue azioni spettacolari con la dinamite e a cui il Castello ha dato carta bianca.
La trasformazione, le esplosioni e la demolizione sono solo una parte del lavoro artistico di Signer. Con i suoi eventi e installazioni sin dagli anni ’70, infatti, l’artista svizzero ha anche ridefinito alcuni aspetti della scultura, incorporando tempo, accelerazione e cambiamento nel processo scultoreo e sfruttando il mezzo al massimo e proprio su questo particolare aspetto della sua produzione artistica si incentra la mostra allo Château de Montsoreau.