Cornwall-on-Hudson, NY, 13 novembre — Su ispirazione del mio amico architetto Marco Zaupa, già preziosa guida in una memorabile gita agli Hamptons l’anno passato, oggi visitiamo lo Storm King Art Center, un immenso parco di sculture situato vicino alla cittadina di Cornwall, nella parte dello Stato di New York sulla riva destra del fiume Hudson, a un’ottantina di chilometri da Manhattan.
Lo Storm King Art Center è un museo all’aperto situato nella Hudson Valley, fondato nel 1960 dagli industriali e mecenati Ralph E. Ogden e H. Peter Stern. Il progetto originale era partito con l’idea di dedicare un museo alla pittura della Hudson River School, ma i fondatori si rivolsero poi alla scultura moderna, collocando i primi acquisti all’esterno dell’edificio museale. Con l’acquisto, nel 1967, di tredici opere dalla tenuta dello scultore David Smith (1906-1965), le sculture iniziarono a essere collocate direttamente nel paesaggio circostante.
Nel frattempo erano iniziati progressivi ampliamenti che hanno portato negli anni alle dimensioni attuali dell’istituzione. L’architetto paesaggista William A. Rutherford fu incaricato di sviluppare i 500 acri della tenuta, che oggi include campi coltivati, boschi naturali, prati, erbe autoctone, zone umide e specchi d’acqua. Man mano che il parco si estendeva, il suo paesaggio venne gradualmente modificato per accogliere e sistemare la collezione, posizionando le opere all’interno di squarci paesaggistici ben calcolati, e tracciare dei percorsi per la visita del sito.
Il risultato è un trekking attraverso la storia della scultura del Novecento (e dei primi decenni degli anni Duemila). Da Max Bill e Alexander Calder a Henry Moore e Anthony Caro; da Giacomo Manzù a Ossip Zadkine; da Nam June Paik e Roy Lichtenstein a Carl Andre e Sol LeWitt; da Louise Bourgeois a Louise Nevelson (due pezzi rari di quest’ultima: Transparent Sculpture VII, 1967-68, in plexiglas e Royal Tide I, 1960, dipinta in oro)… e poi ancora Emilio Greco, Arnaldo Pomodoro, Donald Judd, Claes Oldenburg & Coosje Van Bruggen, Richard Serra, Barbara Hepworth e molti altri, oltre a vere e proprie antologiche di David Smith e Mark di Suvero: il fondo museale possiede al momento più di 250 opere — molte delle quali monumentali — di più di 160 artisti; quasi un centinaio quelle esposte con parziale rotazione.
La missione dichiarata dello Storm King è acquisire, prendere in prestito, esporre e conservare opere scultoree di arte moderna e contemporanea, creando allo stesso tempo «un luogo dinamico e unico per esplorare l’arte nella natura». Inoltre, lo Storm King commissiona opere agli artisti, sostenendone i progetti più ambiziosi.
Ci vuole una giornata intera per visitare il parco, oppure — avendone la possibilità — conviene fare almeno un paio di visite seguendo i due principali itinerari proposti da una mappa ahimè non estremamente precisa (ma alla fine non ci si perde).
Concludo con una mia personale top ten delle opere viste oggi, poste in ordine cronologico:
- Alexander Liberman: Adonai, 1970-71;
- Alexander Calder: The Arch, 1975 (uno dei capolavori tra gli stabiles di Calder);
- Arnaldo Pomodoro: The Pietrarubbia Group: il fondamento, l’uso, il rapporto, 1975-76;
- Menashe Kadishman: Suspended, 1977 (un’incredibile sfida alla gravità di due blocchi di acciaio COR-TEN, divenuta una delle icone del parco);
- Isamu Noguchi: Momo Taro, 1977-78 (un moderno cromlech in granito);
- Mark di Suvero: Mahatma, 1978-79 (un raffinato studio sull’equilibrio, da un artista che in genere non amo particolarmente);
- Ursula von Rydingsvard: For Paul, 1990-92/2001;
- George Cutts: Sea Change, 1996 (una scultura cinetica che con mirabile stilizzazione crea, allo stesso tempo, un’illusione ottica e la riconoscibile rappresentazione di alghe agitate dalle correnti marine);
- Maya Lin: Storm King Wavefield, 2007-08 (un’opera di land art: l’autrice del celebre Vietnam Veterans Memorial di Washington ha qui creato l’effetto di un moto ondoso fatto di dune d’erba);
- Sarah Sze: Fallen Sky, 2021 (la più recente commissione site-specific dello Storm King).
Una visita alla graziosa cittadina di Cornwall-on-Hudson, piena di gradevoli localetti, può concludere degnamente la giornata.