Si è concluso il weekend milanese di marzo dedicato alla scoperta dei tanti luoghi del collezionismo, tra musei e spazi privati, promosso dall’associazione MuseoCity in collaborazione con il Comune di Milano. Questa seconda edizione (2-4 marzo 2018) ha voluto mettere in luce la grande realtà del patrimonio museale di Milano e l’apporto fondamentale del collezionismo privato di cui la città è ricca di importanti esempi. Tra le tante iniziative proposte, di rilievo è stata la conferenza che ha avviato la nuova edizione di MuseoCity dal titolo Arte contemporanea tra museo e collezionismo, organizzata a Palazzo Reale dalla Dott.ssa Annalisa Zanni, Direttrice del Museo Poldi Pezzoli, e dal Prof. Paolo Biscottini, storico direttore del Museo Diocesano di Milano lasciato nel 2016.
Notevoli i nomi dei partecipanti alla conversazione, moderati da Marina Mojana e Alessandro Rabottini, e attivissimi sul versante dell’arte contemporanea tra cui Gabriella Belli (Direttore Fondazione Musei Civici di Venezia), Carolyn Christov-Bakargiev (Direttore GAM di Torino e del Castello di Rivoli), Gemma De Angelis Testa (Presidente ACACIA), Arturo Galansino (Direttore Generale Fondazione Palazzo Strozzi), Massimo Minini (Gallerista e Presidente Fondazione Brescia Musei), Valeria Napoleone (Collezionista e Fondatrice dell’iniziativa Valeria Napoleone XX), Giuseppina Panza di Biumo (Collezionista e Direttrice Panza Collection), Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (Collezionista e Presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), Beatrice Trussardi (Presidente Fondazione Nicola Trussardi) e Astrid Welter (Head of Programs Fondazione Prada).
Tra privato e pubblico, storia di un “amore” complicato
Gli interventi si sono rivelati fondamentali per affrontare il passato e il presente dell’interazione, con i suoi alti e bassi, tra pubblico e privato, il cui dinamismo vede importanti opere di arte contemporanea provenienti da collezioni private entrare a fare parte delle realtà museali pubbliche italiane, grazie all’utilizzo di forme quali la donazione o il comodato d’uso gratuito temporaneo. Scelte che hanno permesso, negli anni ottanta, la nascita in Italia dei grandi musei dedicati all’arte moderna e contemporanea come il Castello di Rivoli e il MART di Trento e Rovereto. Gabriella Belli, storica e visionaria direttrice del MART dall’87 al 2011, ha ricordato con grande passione di aver lavorato alla realizzazione della raccolta in modo organico, sistematico e in forte legame con il collezionismo privato, senza il quale la collezione del museo non esisterebbe.
Certo, non tutte le esperienze tra musei e collezioni private hanno portato a esiti positivi. Lo ha accennato Giuseppina Panza Di Biumo, figlia di Giuseppe (1923-2010), grande collezionista italiano conosciuto a livello internazionale, i cui più importanti nuclei di opere sono visibili all’estero al MOCA di Los Angeles o al Guggenheim di New York solo per citarne alcuni e in Italia nella meravigliosa Villa Panza a Varese donata al FAI e al MART di Rovereto. In precedenza il collezionista aveva tentato, fallendo, di destinare le sue opere a grandi istituzioni come il Castello di Rivoli di Torino, l’Arsenale di Venezia, Palazzo Reale di Milano o Villa Scheibler a Quarto Oggiaro. Accordi insoddisfacenti per Giuseppe Panza Di Biumo, il quale desiderava che la sua collezione fosse fruibile a tutti come parti consistenti di un unico corpo a raccontare la passione di una vita.
Chi invece, rimasta affascinata dai grandi musei internazionali dedicati al contemporaneo, ha iniziato a collezionare acquistando opere con un’ottica museale e con il solo scopo di destinarle ai musei italiani è Gemma De Angeli Testa. «Creare una collezione per un museo che non c’è si è rivelata essere la scelta migliore» così ha detto la Presidente di ACACIA, associazione nata nel 2003 per favorire il dialogo tra il collezionismo privato e le Istituzioni, operando con una filosofia di mecenatismo collettivo a favore non solo dei luoghi destinati all’esposizione dell’arte, ma anche degli artisti attraverso premi annuali e borse di studio. Dal 2015 il Museo del ‘900 di Milano ospita trenta opere circa provenienti dai collezionisti di ACACIA, che ricoprono un ruolo di diffusione e conoscenza dell’arte contemporanea cui l’istituzione pubblica sembra aver abdicato.
Minini: occorrono politiche culturali che favoriscano il cambiamento
L’interesse per il contemporaneo di un grande numero di visitatori di certo non manca, come sottolinea Arturo Galansino, Direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, dove tante sono le proposte dedicate all’arte contemporanea con mostre personali di artisti quali Liu Xiadong, Ai Weiwei, Bill Viola e prossimamente Carsten Höller e Marina Abramovich, che rientrano pienamente nella programmazione ufficiale in sintonia con le mostre dedicate all’arte antica e moderna. Meno ottimista l’intervento di uno dei massimi galleristi europei, Massimo Minini, il quale sottolinea invece come non si aspetti nulla di più dall’interazione tra arte contemporanea e musei pubblici, nonostante il prezioso contributo dei collezionisti; certamente «la necessità di organismi museali più complessi», afferma Minini, «si fa pressante per raccontare la contemporaneità attraverso gli occhi degli artisti», ma la strada è ancora lunga anche a causa di politiche culturali che non favoriscono il cambiamento.
Una testimonianza interessante, che va oltre i confini italiani, proviene dalla collezionista Valeria Napoleone, mecenate dell’arte contemporanea al femminile. La Napoleone, attraverso l’iniziativa “Valeria Napoleone XX” colleziona, sostiene, produce e promuove le artiste donne, oltre a donare ogni anno un’opera significativa ad un selezionato museo inglese; gli esiti, come racconta la collezionista, sono positivi e la collaborazione con le istituzioni e gli spazi espositivi inglesi prosegue e cresce di anno in anno.
Il ruolo (positivo) delle Fondazioni private
In Italia, chi ha avviato un cambiamento con la volontà di raccontare la contemporaneità dell’arte e ha creato luoghi di fruizione delle proprie collezioni e produzione di nuove opere sono Patrizia Sandretto Re Rebaudengo con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e Miuccia Prada e Patrizio Bertelli con Fondazione Prada, che pur non essendo musei svolgono nelle loro attività alcune delle funzioni che appartengono alle istituzioni museali pubbliche, senza però volerle sostituire. I risultati raggiunti sono importanti e come sottolinea Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: «Collezionisti e Musei devono mantenere un rapporto in continua evoluzione sulla scia delle novità del contemporaneo» tant’è che è stato creato il Comitato Fondazioni Italiane Arte Contemporanea, a seguito di un invito da parte di Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, a trovare un dialogo tra pubblico e privato, riunendo alcune delle principali Fondazioni per l’arte contemporanea attive in Italia.
La Fondazione Nicola Trussardi, anch’essa parte del Comitato ma senza “fissa dimora” opera, come dice la Presidente Beatrice Trussardi, quale «agenzia di produzione del contemporaneo in funzione di un luogo della città e del suo patrimonio storico-artistico», realizzando iniziative che coinvolgono non solo gli addetti ai lavori ma soprattutto il grande pubblico, che ha vissuto importanti esposizioni proposte all’interno di luoghi simbolo della città di Milano, tra le più recenti “La Grande Madre” a Palazzo Reale o “La Terra Inquieta” presso La Triennale di Milano entrambe curate da Massimiliano Gioni, Direttore artistico della Fondazione. Conclude la Trussardi: «Non sempre è necessario costruire nuovi musei alla luce dei meravigliosi luoghi che già esistono in Italia. In collaborazione con le istituzioni pubbliche possiamo porre in dialogo l’arte contemporanea con spazi pubblici e privati simbolo della città».
Due verità su cui riflettere
La conferenza ha evidenziato, grazie ai numerosi e differenti interventi, quanto sia diventato sempre più stretto il legame a favore dell’arte contemporanea tra istituzioni pubbliche e collezionismo privato, ma ha portato a galla due verità.
La prima è che davvero non abbiamo bisogno di un museo dedicato all’Arte Contemporanea in Italia, perché grazie alla volontà e alla passione di tanti collezionisti, direttori di musei, curatori e mecenati già esiste “un unico museo del contemporaneo con un sistema integrato” nato nel tempo dai vivaci scambi avvenuti con un unico scopo: il racconto del contemporaneo attraverso l’arte a noi più vicina.
La seconda è che, come afferma Carolyn Christov-Bakargiev, «Il museo pubblico è un oggetto obsoleto alla luce della rivoluzione digitale» e per questo motivo ciò che ci auguriamo è che vengano attuate politiche culturali che permettano di comprendere l’importanza di interpretare l’evoluzione dell’arte contemporanea quale grande laboratorio del nostro presente volto a creare una forte aggregazione sociale.