«Sono sempre stato un frequentatore di musei. Entrare a far parte di una collezione così unica e importante è per me un grande onore». Così, questa mattina, l’artista Valerio Adami ha commentato l’ingresso, nella collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di quattro suoi disegni. 4 fogli che rappresentano una sorta di ritratto dello stesso Adami: due pezzi recenti, dal tratto libero e fluido; un autoritratto del 2018 con il suo inseparabile bassotto Ego; un ritratto del 2019 di Oskar Kokoschka, conosciuto in gioventù a Venezia; due disegni, di cui uno sviluppato in orizzontale, nel suo stile più consueto, dai quali sono nati due celebri dipinti (I nuovi Argonauti, 2009; Dolce amaro (Paesaggio), 2001).
L’artista è un campione della figurazione, che ha esposto negli anni nei principali musei del mondo, dal Moma di New York al Centre Pompidou di Parigi, e nelle maggiori manifestazioni d’arte contemporanea, da Documenta Kassel alla Biennale di Venezia. Nel tempo, il suo linguaggio è stato definito neo-espressionista, realista, simbolico e pop, accezione quest’ultima che l’autore ha sempre rifiutato. Il disegno è il fondamento della poetica di Adami: disciplinato, controllato, predilige il finito e la forma chiusa. Nelle sue opere, l’artista racconta il mistero della vita dell’uomo: dai miti del passato al quotidiano. Lo stile si distingue nell’uso di una materia cromatica in stesure piatte, lisce e continue, dentro le nette recinzioni nere del disegno.
«La generosa donazione dell’artista – ha spiegato Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – accresce due campi in cui gli Uffizi continuano ad arricchire le proprie collezioni con opere contemporanee, sia quelle dei disegni che quella degli autoritratti. Oggi aggiungiamo una delle principali voci artistiche italiane al coro dei maestri presenti negli Uffizi».
Nato a Bologna il 17 marzo 1935, a soli quattro anni Valerio Adami si trasferisce con la famiglia a Milano, proprio negli anni della guerra, dove realizza i suoi primi disegni che rappresentano infatti rovine delle case devastate dai bombardamenti. Ancora giovanissimo, inizia a dipingere a Venezia con Felice Carena. Nel 1951 avvengono per l’artista due incontri fondamentali: frequenta Oscar Kokoschka e inizia a studiare disegno con Achille Funi all’Accademia di Brera a Milano. Nel 1952 va per la prima volta a Parigi, dove si trasferisce momentaneamente. Dal 1960 comincia per Adami una serie di lunghi soggiorni che lo porteranno, tra l’altro, a Londra (1958) e New York (1966), città dove ritornerà a più riprese, a Cuba (1967), a Caracas (1969), in Baviera (1974), in India (1977), in Israele (1979), a Tokyo (1983), in Scandinavia (1988), in Argentina (1994).
Questi viaggi sono fondamentali per l’attività artistica del pittore. Intreccia infatti nuove amicizie: lo scrittore Carlos Fuentes, il filosofo Jacques Derrida, i pittori Saul Steinberg, Richard Lindner e Matta, Octavio Paz e Italo Calvino e Luciano Berio. Espone i suoi lavori al Moma e al Jewish Museum di New York nel 1968, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1970, quindi al Museo di Città del Messico, di Gerusalemme, al Centre Georges Pompidou nel 1985, a Tel Aviv, a Buenos Aires… Da allora, numerose sono le esposizioni personali e di gruppo, in musei pubblici e gallerie private, accompagnate da cataloghi di particolare rilievo, con testi di critici, scrittori e filosofi. Numerose sono le commissioni per realizzare opere in spazi pubblici. Con il fratello Giancarlo realizza il film “Vacanze nel deserto” nel 1971. È membro del Collège International de Philosophie. Nel 1997 crea la Fondazione Europea del Disegno a Meina, sul lago Maggiore. Oggi Valerio Adami vive tra Parigi e Meina, sul Lago Maggiore.