Il fenomeno del collezionismo è una realtà estremamente articolata che spesso sfugge ad una definizione singola. Ma cos’è che ci spinge, fin da piccoli, ad accumulare oggetti? Mentre pensavo di dar vita a questo blog mi sono ritrovato in cantina a rimettere a posto alcuni vecchi scatoloni che provenivano dalla casa dei miei genitori. Curioso di vedere cosa contenevano e non accontentandomi della semplice scritta “Giochi”, fatta con il pennarello nero, ho tolto il nastro adesivo ormai ingiallito dal tempo e mi sono ritrovato davanti agli occhi: album di francobolli e di monete, scatolette di latta con dentro i tappi dei succhi di frutta decorati con le bandiere degli Stati; gomme per cancellare di ogni forma e colore. In altre parole: le collezioni di una vita, messe insieme con meticolosa cura e metodo.

Nel vedere tutti quegli oggetti raccolti con passione mi sono subito chiesto che cosa differenziasse quel collezionismo infantile da quello artistico, a cui volevo dedicare il mio blog. Ma soprattutto mi sono chiesto: cos’è che fa scattare l’impulso al collezionismo?
Rispondere a queste domande credo sia un passo fondamentale per affrontare con consapevolezza la scelta di dar vita ad una collezione. Sì, perché una cosa importante per essere buoni collezionisti è riuscire ad assecondare la propria passione governandola, così da evitare tutti quegli errori che possono nascere da acquisti compulsivi e non sufficientemente ponderati.
Prima di avventurarci nella mente del collezionista credo sia utile, però, capire cosa intendiamo con il termine “Collezionismo”, fenomeno estremamente ampio e difficilmente riconducibile all’unità ma di cui vorrei cercare di dare una rapida definizione. Ecco cosa si legge sul Dizionario della Lingua Italiana (Devoto-Oli) alla voce “Collezionismo”:
- (col-le-zio-nì-smo) s.m. – Amore per la raccolta di varie specie di oggetti, praticata talvolta per scopi culturali o di investimento finanziario, talvolta per una vera e propria curiosità o addirittura mania.
Questa definizione ci dà alcuni indizi preziosi per risolvere il nostro piccolo “enigma”. Ci fa capire, infatti, che quando parliamo di collezionismo ci troviamo di fronte ad un’attività che può nascere sia da scelte consapevoli – il collezionare oggetti legato ad interessi strettamente personali o per investimento – sia da scelte inconsapevoli indotte, quando va bene, da altri individui o da gruppi organizzati: pensate, ad esempio, a tante collezioni fatte in edicola.
Consapevole o inconsapevole che sia, è possibile individuare due macro-categorie di collezionismo:
- Collezionismo Immateriale: esperienza strettamente personale che dà vita ad una collezione fatta di esperienze, azioni, primati ecc. Si pensi all’alpinista che “colleziona” vette montane.
- Collezionismo Materiale: è il collezionismo nell’accezione più nota, ossia quello relativo agli oggetti.

Come è facile intuire, rientra in quest’ultima macro-categoria anche il collezionismo artistico che ha origine nelle culture, moderne e contemporanee, dell’Europa e del Nord America e che trova le sue premesse storiche nel mondo greco-romano e nel pensiero scientifico occidentale dei secoli XVII e XVIII: i sistemi elaborati in campo scientifico e che informano le collezioni dei primi Musei di Scienze Naturali – eredi delle Wunderkammer del XVI secolo – divengono, infatti, il supporto per qualsiasi attività collezionistica compresa quella relativa alle opere d’arte. E proprio il passaggio dalle Wunderkammer cinquecentesche ai Musei (o collezioni) Naturalistici dei secoli successivi ci fornisce un importante elemento per dare una riposta a quella che era la nostra prima domanda sulla differenza che intercorre tra il collezionismo infantile e quello in età adulta. Le due forme di raccolta e le due fasi del collezionismo, infatti, compongono, come vedremo, una vera e propria quaterna proporzionale:
Wunderkammer : Collezioni Naturalistiche = Collezionismo Infantile: Collezionismo Adulto
Continua…
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