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Da vedere in Italia: 10 mostre da non perdere

del

Dopo l’indigestione veneziana, ripartiamo dalle mostre che stanno aprendo in queste settimane nelle gallerie private di tutto lo stivale. E apriamo questa selezione di metà maggio  con  lemon yellow, la mostra che segna il ritorno di Haim Steinbach in Italia e, più precisamente, nella sede di Napoli della Galleria Lia Rumma che la ospiterà dal 25 maggio prossimo. Un appuntamento dal sapore molto particolare:  è i questa stessa sede, infatti, che trent’anni fa, nel lontano 1987, Steinbach ha esposto per quella che fu la sua prima mostra europea. E se alla fine degli anni Settanta l’arte di Haim Steinbach si focalizzava sulla selezione e disposizione degli oggetti, esplorandone gli aspetti psicologici, estetici, culturali e rituali, adesso la sua attenzione è focalizzata sulla mutevolezza dei significati propri di un oggetto, relativamente al colore e alla forma. In particolare, i modi in cui l’architettura è oggetto al di là del suo aspetto, forma, colore o dimensione. Come l’architettura, anche l’oggetto occupa spazio, sia esso l’interno o l’esterno di un volume.

L'artista americano Haim Steinbach fotografato in occasione della mostra alla Collezione Pinault di Venezia nel 2016
L’artista americano Haim Steinbach fotografato in occasione della mostra alla Collezione Pinault di Venezia nel 2016

Utilizzando semplici materiali da costruzione – profili metallici e pannelli di cartongesso colorati – Steinbach ci mostra la rappresentazione delle pareti all’interno dello spazio. Queste unità si relazionano con gli interni della galleria, i muri portanti, le finestre e il soffitto, allo stesso modo in cui un altro gruppo di oggetti si definisce ed è definito dagli interni di contenitori indipendenti creati dall’artista. In questo caso, il dialogo tra oggetto e spazio si estende alla collaborazione tra l’artista e i collezionisti. A ciascun collezionista è stato chiesto di selezionare un oggetto significativo, capace di evocare un’idea o sensazione di colore. Questi oggetti – un sigillo notarile, una locomotiva, l’opera di Joseph Beuys Capri Battery e Mickey Mouse – sono presentati accanto a un lavoro-oggetto scelto dall’artista – un bruco – e posizionati in contenitori analoghi a teche espositive a parete. Insieme, diventano segni ostensivi di quei rituali condivisi che sono il collezionare e l’esporre. Riconfigurando così lo spazio, Steinbach ci chiede di riorientare la nostra relazione con quell’ambiente antropizzato a cui di solito non prestiamo attenzione. Qui l’architettura si pone in primo piano, ricordandoci che essa stessa si compone di materiali e superfici culturalmente rilevanti. Ma ecco le altre mostre che abbiamo selezionato per voi:

 

Visione, Logica ed estetica. La ricerca di Mario Ballocco

10 A.M. ART – Milano

Mario Ballocco, Dissociazione quadrangolare, 1970-79. Acrilico su tela. 70x70 cm. Courtesy: 10 A.M. Art.
Mario Ballocco, Dissociazione quadrangolare, 1970-79. Acrilico su tela. 70×70 cm. Courtesy: 10 A.M. Art.

La galleria 10 A.M. ART di Milano prosegue la stagione espositiva con la mostra Visione, logica ed estetica. La ricerca di Mario Ballocco, un’ampia retrospettiva dedicata all’artista milanese scomparso nel 2008 che aprirà il 27 maggio prossimo. Ballocco, ricercatore indipendente, pittore, teorico, docente, giornalista, percettologo e ideatore delle riviste “AZ” e “Colore. Estetica e Logica”, pone al centro della sua indagine la formulazione di una possibile grammatica del linguaggio della visione, preoccupandosi di conferire una solidità razionale e didattica al suo operato e tramutando il ruolo di artista in quello di esperto a tutto tondo della comunicazione visiva. L’attenzione da lui rivolta in particolar modo verso la questione cromatica lo porterà all’elaborazione di una nuova metodologia operativa, la “cromatologia”, finalizzata alla soluzione di problemi visivi d’interesse collettivo. Le opere in mostra ricostruiscono il percorso artistico di Mario Ballocco; partendo dai Reticoli e dalle Monadi, fino ad arrivare alle Grate, opere astratte del periodo del Gruppo Origine che fonda insieme con Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla, si passa ai dipinti dei primi anni Cinquanta, nei quali Ballocco comincia ad evolvere verso la geometria pura e la modularità, anticipando gli esiti dell’Arte Cinetica, Programmata e Optical.

 

Utopia e Progetto – Sguardi sulla scultura del Novecento

Open Art – Prato

Yasuo Fuke, Senza Titolo, 1960 - 1970. Legno, 24 x 50.4 cm
Yasuo Fuke, Senza Titolo, 1960 – 1970. Legno, 24 x 50.4 cm

Apre oggi alla Galleria Open Art di Prato, la mostra Utopia e Progetto – Sguardi sulla scultura del Novecento che attraverso una attenta selezione di artisti italiani ed internazionali ci guida attraverso la complessa evoluzione del linguaggio scultoreo durante il XX secolo. Quel secolo che, in scultura, nacque già nettamente diviso da una forte tendenza all’astrazione che veniva dall’Europa e attraversava il Futurismo e l’opera di Modigliani, e il tradizionale, seppur declinato in decine di maniere diverse, legame che questa tecnica manteneva con le sue origini, con l’antico e la bellezza, con la figura. Una mostra, quella di Open Art, che arriva in un momento di grande attenzione per la scultura che, dopo periodi di “cristi” sta vivendo un periodo di rinascita anche nell’opera delle giovani generazioni di artisti.  In esposizione, tra le altre, opere di Mirko e Dino Basaldella, Agenore Fabbri, Nino Franchina, Quinto Ghermandi, Emilio Greco, Bruno Innocenti, Jiří Kolář, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Marino Marini, Fausto Melotti, Guido Pinzani, Francesco Somaini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli.

Landscape – L’Arte Incisoria di Norman Ackroyd

Galleria Cartavetra – Firenze

Norman Ackroyd, Cathedral Rocks
Norman Ackroyd, Cathedral Rocks

Rimaniamo ancora in Toscana dove, a Firenze, la Galleria Cartavetra di Via Maggio ha inaugurato ieri la mostra Landscape – L’Arte Incisoria di Norman Ackroyd. E’  la prima volta che in Italia viene dedicata una mostra così ampia, trentacinque incisioni, ad  Ackroyd, pittore e incisore inglese di fama internazionale, appartenente a quella ristretta schiera di artisti che con estrema meticolosità, passione ed entusiasmo, partecipano a ogni fase di preparazione, elaborazione e stampa della matrice grafica e a tutti gli esiti imprevisti che il lavoro grafico comporta nel suo percorso di realizzazione.  Le opere di Norman Ackroyd rappresentano un felice connubio tra la sensibilità grafico-pittorica dell’artista ed il suo il profondo rispetto e amore per la natura e il paesaggio. Presente con i suoi lavori nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, nel 1988 è stato eletto membro della Royal Academy of Arts, e nel 2000 Senior Fellow del Royal College of Art.

 

Bret Slater – Solo Show

Galleria Privateview – Torino

Bret Slater - The Island at the Center of the World (acrylic on canvas - 173x173)
Bret Slater – The Island at the Center of the World (acrylic on canvas – 173×173)

Sempre oggi, a Torino la galleria Privateview presenta il Solo Show dell’artista americano Bret Slater. Classe 1987, Slater presenta un’intensa mostra prodotta durante la sua residenza torinese, con opere realizzate in esclusiva per gli spazi della galleria che riassumerà il suo alfabeto artistico: opere di grande formato, insieme a piccole tele tridimensionali e in più un’inedita serie dedicata a dipinti su carta. La tecnica dell’artista newyorchese è da tempo apprezzata per la capacità di unire all’uso dell’olio e dell’acrilico tradizionali, vinili e resine di nuova generazione. Nonostante la giovane età Slater vanta già numerose acquisizioni Istituzionali tra le quali segnaliamo quella dell’”Indianapolis Museum Of Art”, in Indiana e al “Dallas Museum Of Art, Texas.

 

Alejandro cartagena – Santa barbara returns jobs back to US

Raffaella De Chirico Arte Contemporanea – Torino

Alejandro Cartagena, Santa Barbara Return Jobs back to US #77, 2017. Courtesy: Raffaella De Chirico
Alejandro Cartagena, Santa Barbara Return Jobs back to US #77, 2017. Courtesy: Raffaella De Chirico

A tre anni di distanza dalla sua prima personale a Torino, dal 30 maggio prossimo, la Galleria Raffaella De Chirico presenta il nuovo progetto fotografico e PhotoBook di Alejandro Cartagena, Santa Barbara Return Jobs back to US. Un progetto, quello dell’artista dominicano, nato durante la sua residenza d’artista presso il Santa Barbara Museum of Arts di Santa Barbara. Durante il soggiorno, camminando per le strade cittadine e navigando sul web, Alejandro Cartagena si è chiesto cosa realmente rappresentasse quella città e come potesse essere percepita da un outsider questo “paradiso” californiano a qualche decina di chilometri da Los Angeles. Andando oltre le apparenze di perfetta cittadina turistica, Cartagena sfida la nostra percezione e supposta comprensione di un luogo.

Rosa Barba – From Source to Poem to Rhythm to Reader

Pirelli HangarBicocca – Milano

Rosa Barba, From Source to Poem, 2016. Film 35mm, colore, suono ottico, 12'. Still da film © Rosa Barba
Rosa Barba, From Source to Poem, 2016. Film 35mm, colore, suono ottico, 12′. Still da film © Rosa Barba

Da Torino a Milano per segnalarvi, anche se con un po’ di ritardo ci piace segnalarvi, la mostra personale di Rosa BarbaFrom Source to Poem to Rhythm to Reader, a cura di Roberta Tenconi, un progetto espositivo che raccoglie quattordici opere realizzate dal 2009 a oggi, tra film in 35 e 16mm, sculture cinetiche e interventi site specific. La mostra, allestita nello spazio dello Shed di Pirelli HangarBicocca, crea un serrato dialogo tra il display delle opere e l’anima industriale della struttura espositiva che le ospita. I cinque film presentati sono ancora inediti in Italia, tra cui The Empirical Effect (2009) – un’indagine sul paesaggio del Vesuvio, per Rosa Barba una metafora delle complesse relazioni tra società e politica in Italia – e i due ultimi lavori dell’artista: Enigmatic Whisper (2017), film girato all’interno dello studio dell’artista Alexander Calder, e From Source to Poem(2016), una narrazione audiovisiva densamente stratificata, in cui, come in un rumore bianco, ogni elemento si sovrappone e si condensa progressivamente. Il film è stato realizzato nel centro di conservazione audio-video della Library of Congress a Culpeper, Virginia, il più grande archivio multimediale al mondo.

 

Louis Reith – Sto And And O

Loom Gallery – Milano

Louis Reith, untitled, 2017. ollages of found book pages, cm. 35 x 49 (diptych). Courtesy: Loom Gallery
Louis Reith, untitled, 2017. ollages of found book pages, cm. 35 x 49 (diptych). Courtesy: Loom Gallery

Sempre a Milano, ma il 18 maggio scorso, la Loom Gallery di Via Marsala ha inaugurato la prima mostra personale in Italia di Louis Reith (n. 1983): Sto and and o. Reith crea disegni, collages, quadri e installazioni che derivano dal suo interesse verso i supporti della stampa, del design di libri e della loro costruzione. Per la mostra milanese l’artista ha creato una nuova serie di opere che insieme mostrano la varietà delle sue pratiche artistiche applicate in studio. A partire da sculture murali di grandi dimensioni, elaborate attraverso la giustapposizione di pannelli di legno trattati con la terra, fino a collages e disegni di piccole dimensioni trovati tra le pagine di vecchi libri o riviste, dove le nette astrazioni diventano residui di caratteri tipografici. Reith esplora la frizione presente tra un linguaggio visivo tranquillo e la limpidità della comunicazione attraverso il design. Vicissitudini personali vengono tradotte attraverso intense composizioni geometriche.

 

Paolo Grassino – La sostenibile visibilità dell’assenza

Anna Marra Contemporanea –  Roma

Paolo Grassino, Nodi, 2015. Fusione di alluminio smaltato, 210x72x83 cm. Courtesy: Anna Marra Contemporanea
Paolo Grassino, Nodi, 2015. Fusione di alluminio smaltato, 210x72x83 cm. Courtesy: Anna Marra Contemporanea

A Roma, giovedì scorso, Anna Marra Contemporanea ha inaugurato La sostenibile visibilità dell’assenza, mostra personale di Paolo Grassino, curata da Lorenzo Respi, che negli spazi della galleria ricostruisce un fermo immagine della realtà attuale, un ecosistema emotivo e intimo, sospeso e fuori dal tempo, dove lo spettatore ritorna in possesso della propria temporalità per riflettere sulla condizione dell’essere umano e sui condizionamenti della società di oggi. Le sculture in mostra, dalle serie Nodi (2015), C.C.R. Roma (2017) e Fiato (2017), insieme con le carte della serie Eclisse (2017), raccontano infatti l’invisibile, sia fisico sia psichico, e traducono in forme tangibili il concetto di assenza, nel tentativo, forse impossibile, di trasformare in immagine l’inimmaginabile che di fatto può esistere solo nel pensiero, nel ricordo o nell’immaginazione di ciascuno di noi. La mostra rimarrà aperta fino al 30 giugno 2017.

 

Simone Pellegrini e Jorge Mayet – Arriaca

Montoro12 Contemporary Art – Roma

Simone Pellegrini, Arriaca, 2017, tecnica mista, 98x197cm
Simone Pellegrini, Arriaca, 2017, tecnica mista, 98x197cm. Courtesy: Montoro12 Contemporary Art

Infine, la Montoro12 Contemporary Art di Roma ha inaugurato, mercoledì scorso,  Arriaca, prima bi-personale a Roma di Simone Pellegrini e Jorge Mayet curata da Alberto Dambruoso. La mostra occupa entrambe le sale della galleria, colorandosi delle opere che contraddistinguono lo stile unico di Pellegrini, insieme alle fluttuanti sculture arboree di Mayet. Arriaca, nome antico dell’odierna città spagnola Guadalajara, fu uno dei primi luoghi d’incontro tra le religioni ebraica, cristiana ed islamica, dall’arabo “fiume delle pietre”. Il termine è anche usato per indicare un punto ideale dove iconico e aniconico sono conciliati insieme, così come nelle opere degli artisti presentati. I lavori di Simone Pellegrini presentano forme semplici, quasi primitive, delineate da ritmi e motivi suggeriti dalle linee tracciate, le quali, variando di intensità, da sottili a più larghe, da chiare a più scure, hanno la funzione di creare, racchiudere, e decorare.  Allo stesso modo, i lavori di Jorge Mayet, come De Yemaya e Equilibristas de la Habana, presentano qualità puramente organiche, date dalla riproduzione con carta ed altri materiali, di elementi naturali, come alberi, radici, e zolle di terra.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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