Ed eccoci all’ultima tappa della nostra visita a Manifesta 12. La terza sezione della Biennale, City On Stage, tocca essenzialmente il concetto di Palermo città cosmopolita, delle contaminazioni che ha avuto nei secoli e di quanto abbia però saputo ricreare da esse un suo unico e caratteristico costume, di come il suo popolo espansivo e solare, ma allo stesso tempo colto e riflessivo, sia sempre rinato, come l’araba fenice dalle sue ceneri, facendo tesoro di quanto di buono tali esperienze potevano apportare alla sua terra e alla sua civiltà.
Si può dunque parlare della Sicilia come primo esempio, nei secoli, di integrazione consapevole, di condivisione di culture e di un “nuovo mondo” basato sui principi di rispetto e riconoscimento reciproco. Sempre per restare in tema di “orti e giardini” vi domando: mangiando una macedonia avete mai pensato da dove deriva il suo nome? Essa deve il suo nome all’area geografica della Macedonia, che si trova nella penisola balcanica. Qui coabitano da sempre diverse popolazioni, Greci, Macedoni, Albanesi, Serbi e Turchi. La natura ci ricorda quindi, che popoli diversi possono anche convivere insieme.
Tappa #3: City On Stage
A Palazzo Costantino (via Maqueda, 215) – i cui saloni principali vennero decorati con stucchi e affreschi di Gioacchino Martorana, preziosi arredi in legno intagliato e dorato e pavimenti maiolicati settecenteschi -, Matilde Cassani (Domodossola, 1968) con Tutto (2018) testimonia le complessità delle influenze culturali che convivono oggi nella regione siciliana e di come le celebrazioni siano uno strumento per descrivere il complesso sistema di realtà politiche, sociali e culturali che contraddistinguono la Sicilia.
Il duo Masbedo, nato a Milano nel 1999 dalla collaborazione di Nicolò Massazza (Milano, 1973) e Iacopo Bedogni (Sarzana, 1970), con Videomobile (2018), porta nella sala le magiche atmosfere ricreate e magicamente descritte nel film del 1988 Nuovo Cinema Paradiso, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore e vincitore nel 1990 del Premio Oscar come miglior film straniero.
All’Oratorio della Madonna del rifugio dei Peccatori Pentiti (via Maqueda, 74) – che dal 2013 ospita lo spazio espositivo della Fondazione d’arte contemporanea G.O.C.A.- , Yuri Ancarani (Italia, 1972) è presente con due video-installazioni. Di queste, Lapidi (2018) riprende le pietre tombali, le lastre e le steli commemorative che onorano il ricordo di magistrati, civili, giornalisti, agenti e tutti coloro cui è dedicato un monumento in quanto vittime della violenza a Palermo.
All’ Oratorio di San Lorenzo (via Immacolatella, 1), invece, Nora Turato (Croazia, 1991) con I’m happy to own my implicit biases (malo mrkva, malo batina) (2018) si fa promotrice del valore dell’inclusione e dell’integrazione come forte deterrente verso la diversità e la non accettazione dell’altro.
Spesso ci si è lamentati che le performance andrebbero ripetute se non per tutta la durata dell’evento almeno il primo lunedì di ogni mese. Alla Biennale di Venezia 2017 ci si avvalse dello stratagemma dello streaming. Qui a Palermo si è pensato bene, invece, di allestire alla Chiesa dei SS. Euno e Giuliano (piazza Sant’Euno) – una ex chiesa che invita a una riflessione sulla lunga storia d’interdipendenza tra sfera religiosa e civica di Palermo -, una mostra descrittiva del processo partecipativo e preparatorio alla performance urbana Palermo Procession (2018) di Marinella Senatore (Cava dei Terreni, 1977) che il 16 giugno ha letteralmente invaso le vie e i vicoli del centro storico coi il suo gioioso corteo di più di 300 performer coinvolgendo anche i palermitani più settici verso il mondo dell’arte contemporanea.
L’ Istituto Padre Messina (via Messina Marine, 1), attuale sede legale della Fondazione Casa Lavoro e Preghiera che porta il suo nome, ospita New Palermo Felicissima, un film di Jordi Colomer (Spagna, 1962) dalla durata di 21’ realizzato in collaborazione con degli studenti del Centro di Sperimentale di Cinematografia di Palermo e la comunità di pescatori di Sant’Erasmo e La Cala. Personalmente interpreto quest’opera come un monito a non interrompere quanto è stato fatto di buono a Palermo in questi ultimi anni, e a continuare il lavoro intrapreso che in alcune zone e per molti aspetti sarà ancora lungo e difficile da portarsi avanti.
Al quartiere di edilizia polare ZEN (Zona Espansione Nord) Gilles Clément con il Collettivo Coloco hanno progettato Becoming Garden, un workshop dove ogni partecipante diviene un “paesaggista-giardiniere” e contribuisce a riportare un spazio di terra abbandonato in uno spazio verde pubblico attraverso una relazione ecologica di scambio attivo tra giardino e natura.
A Pizzo Sella, un promontorio sito tra le borgate di Mondello e Sferracavallo, il collettivo di architetti e designer belgi Rotor ha trasformato lo scheletro di cemento di una delle tante case incompiute della zona in un punto d’osservazione per panorami mozzafiato. Da quassù è tutta un’altra cosa (2018) è un intervento ambientale che vuole essere un trait d’union con gli altri, al pari di Montagna Grande di Pantelleria dalla cui cima è possibile ammirare, nelle giornate serene, sia le coste siciliane che quelle della Tunisia e quindi metafora di un ideale ponte tra l’Europa e l’Africa che invita a guardare lontano, a non avere un orizzonte limitato, a superare i confini. E qui ripenso allo scritto Conca d’oro (Sellerio Editore, 2012) del Professor Giuseppe Barbera (Palermo, 1948), agronomo palermitano che, in merito al Sacco di Palermo, tentò di cancellare il mito della conca su cui è adagiata Palermo :”… solo il confronto fra diversi, uno scambio che avviene attraverso margini permeabili e non barriere insormontabili (muri, fili spinati, recinti e respingimenti) genera nuova vita, sapere e paesaggi che rispondano ai bisogni, sempre in evoluzione del mondo”.
Alla Costa Sud, un’area che va da piazza Sant’Erasmo al bivio di Villabate all’angolo tra via Ponte di Mare e via Adorno è stata realizzata dall’Architetto siciliano Roberto Collovà Ponte Luminaria, una installazione sul fiume Oreto costruita con resti di luminarie usate come ornamenti nelle città e nei villaggi siciliani durante le festività religiose. Consigliatissima una visita la sera dopo il tramonto. Il Lavoro fa parte del suo progetto Giardino di giardini. Azioni sulla Costa Sud (2018) esposta a Palazzo Costantino.
Infine… gli eventi collaterali
Tra i tanti eventi collaterali mi sento di segnalare Spazio nel tempo, l’ottima retrospettiva dedicata all’artista, co-fondatore del Gutai, Shozo Shimamoto (Giappone, 1928-2013) alla Fondazione Sant’Elia (Via Maqueda, 81). Curata da Achille Bonito Oliva la mostra che doveva terminare il 6 agosto, ma è stata prorogata fino al 16 settembre. E dato l’enorme successo che la mostra sta avendo, consiglio, se andate dopo tale data, prima di rinunicare alla visita di verificare se non siano state programmate ulteriori proroghe.
Radiceterna Arte Ambiente, associazione culturale fondata Vittorio Rappa, Valentina Bruschi, Eveline Wüthrich e Ignazio Mortellaro, ha creato una biblioteca permanente con uno spazio espositivo temporaneo all’interno del Calidarium dell’Orto Botanico. Attualmente è in mostra l’artista tedesca Katinka Bock, che ha realizzato una nuova serie di lavori inediti, progettati espressamente per questo luogo espositivo.
In Piazza Magione,all’Headphone stand, è da vedere la mostra La città negata (Blind Walk) di Ottonella Mocellin (Milano, 1966) e Nicola Pellegrini (Milano, 1962): una traccia sonora, un’audio guida, scaricabile su smartphone e udibile camminando lungo un’area descritta, che ci svela una Palermo non convenzionale dove la percezione dell’arte si mescola a quella della notte e dove la mancanza di vista (il progetto è frutto della collaborazione dei due artisti con Santo Graziano e Peppino Re, due amici siciliani ciechi dalla nascita) è compensata da una ricchezza di segni con i quali è possibile decodificare il mondo.
Ai Cantieri Culturali alla Zisa (ex Officine Ducrot di Via Paolo Gili, 4) fino al 20 settembre è da visitare INCOMPIUTO: La nascita di uno Stile. Frutto di una lunga azione di ricerca, centinaia di “rovine moderne”, figlie di errori progettuali, carenza di fondi e di altri mali del nostro tempo, confluiscono in un progetto espositivo ed editoriale del collettivo artistico Alterazioni Video. Manifesta è stata, peraltro, anche l’occasione per la presentazione del libro INCOMPIUTO: La nascita di uno Stile / The Birth of a Style edito da Paperback.
A testimonianza di questo clima storico di “risveglio culturale” che si respira in tutta la città di Palermo, consiglio inoltre la visita, nel quartiere storico di Ballarò/Albergheria all’ex Arena Tukory (Corso Tukory 205), del murales dipinto da Alessandro Bazan (Palermo, 1966). La pittura muraria fa parte del progetto Cartoline da Ballarò che ne comprende altre quattro, sempre a firma di artisti della scena pittorica palermitana, tutte nate come monito perché una volta spenti i riflettori su Manifesta le persone non dimentichino quanto di buono è stato fatto in questi mesi.
Da non tralasciare, infine, una doverosa visita al Museo di Castelbuono (Piazza Castello, Castelbuono) dove il Castello di Ventimiglia, sito a circa 1h 15’ di macchina da Palermo, ospita Raymond Controfigura, una mostra collettiva ideata da Luca Trevisani (Verona, 1979). L’esposizione è un vero e proprio proseguo di quanto lo stesso Trevisani ha realizzato, questa volta in compagnia dell’artista tedesco Olaf Nicolai (Germania, 1962), al Grand Hotel et Des Palmes (via Roma 398) di Palermo. Nel capoluogo siciliano gli Artisti invitati hanno realizzato interventi specifici che, tolte le opere site negli spazi comuni come 33 giri (2018), la giostra da tavolo per sassi posta su una piattaforma rotante di Eva Marisaldi (Bologna, 1966) nella Sala Azzurra, sono fruibili quasi esclusivamente a chi è ospite di una determinata stanza. Mentre al Museo Civico, grazie al monocromo di zafferano di Luca Vitone (Genova, 1964), alle ripetizioni di Amedeo Martegani (Milano 1963), e ai lavori degli altri Artisti invitati, il visitatore può beneficiare di tutte le Opere esposte trovandosi quasi involontariamente immerso in una gradevolissima esperienza sonoro-letteraria.
Concludo segnalando l’opportunità che i visitatori hanno ogni sabato, fino al termine della kermesse, di prendere parte al tour, Dream in progress verso la cittadina di Gibellina che ospita testimonianze dei più grandi artisti del Novecento. Impossibile resistere al fascino di una passeggiata al tramonto al Cretto di Burri dopo aver visitato la collezione d‘arte contemporanea della Fondazione Orestiadi.