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Dalla settimana dell’arte nella città delle stelle

del

Un’edizione affollata come non mai, per una Frieze Los Angeles che raddoppia di dimensioni, e una scena dell’arte losangelina che si dimostra sempre più popular.

Nella fila infinita del giorno di apertura ( e soprattutto a fare foto sotto l’iconico logo qui in un glamour fucsia ) non solo collezionisti, operatori e le consuete star, ma anche tanti influencer e wannabe celebrities che oggi considerano Frieze un altro buon palcoscenico per la cultura Los angeliana del “be seen”.

Courtesy Frieze art fair

Nel mentre in città fra questa settimana e gli ultimi mesi sono tante le gallerie da fuori che hanno aperto nuove sedi, o le locali che hanno espanso/ raddoppiato, a prova di Los Angeles come una destinazione sempre più importante agli occhi del mondo dell’arte. 

Tra i nuovi arrivi James Fuentes Gallery, Anna Zorina Gallery, Pace Gallery, Perrotin e Shrine in collaborazione con Sargent’s Daughters, mentre per ritardo lavori la nuova sede di Lisson è rimandata ora ad Aprile. Hanno aperto una seconda sede invece sia mega come Hauser&Wirth che gallerie da tempo in città come Francois Ghebaly, mentre dopo 5 anni di apertura e successi la giovane gallerista Emilia Yin di Make Room può permettersi una nuova sede più ampia in West Hollywood.

Ad inaugurare la settimana Mercoledì 15 una affollata Felix Art Fair: solitamente comparabile alla New Art Dealer’s Alliance (NADA) per ricerca,  quest’anno si è dimostrata  un po’ più scarica in termini di proposta di qualità.

Questo ha probabilmente contribuito al fatto che molti collezionisti abbiano alla fine preferito socializzare a bordo dell’icona piscina disegnata da David Hockney, piuttosto che esplorare l’arte presentata fra le cabanas e le stanze del Roosevelt Hotel. 

Felix Art Fair, credit Aida Alvarez

Non sono però mancate le vendite: già il primo giorno Charles Moffett poteva vantare un sold out per il pittore canadese con garanzia Yale MFA Keiran Brennan Hilton ( prezzi 5.000 USD) mentre Lyles & King ha destinato presto alle migliori collezioni le opere della richiestissima Lily Wong ( prezzi 12,000 / 15,000)

Fra i nomi emergenti della scena americana da tenere d’occhio in fiera il giocoso minimalismo delle sculture di Kiah Celeste da DOCUMENT Chicago, e  i prodigi su carta di Nate Lewis da Fridman Gallery con opere fra 26.000 / 36.000 USD venduti nelle prime giornate. Ex infermiere di terapia intensiva diventato artista,  le opere su carta di Lewis sono di qualità accattivante e sottolineano l’importanza delle sfumature e della sottigliezza, sfruttando al contempo il movimento  del medium scelto per riflettere vibrazioni e palpitazioni vitali del corpo. Lewis viene da un anno fenomenale, con acquisizioni museali da parte del Baltimore Museum of Art, C21 Bentonville, Pittsburgh Museum e molti altri. 

Nate Lewis, Fridman Gallery, Felix Art Fair

Altra presentazione di qualità a Felix, quella di Matthew Brown, considerato la stella nascente della scena galleristica di Los Angeles, con i suoi 26 anni e rapida crescita in pochi anni di apertura. Quest’anno lo ha dimostrato a Felix Art Fair, con una delle presentazioni maggiormente in dialogo con le stanze dell’Hotel, con opere di Justin John Greene, Alfonso Gonzalez Jr.,  Heidi Lau e Patrycia Aris (fra gli altri ) con quest’ultima venduta già nella prima ora dopo il momentum generato dalla presentazione a Dicembre al Rubell Museum. 

Infine, valido di menzione anche lKasmin, che ha affiancato a una selezione di disegni di Leonor Fini ( prezzi range 10.000 USD) e sculture di Alma Allen ad artisti giovani da poco entrati in scuderia come il trittico di Sara Anastis, venduta subito per 22.000 USD.

Fra le italiane presenti qui solo LUCE gallery (Torino) con dipinti di Robert Davis, Yowshien Kuo, Johanna Mirabel, Peter Mohall e Demarco Mosby.

A seguire Frieze ha aperto Giovedì 16 nella nuova location dell’aeroporto di Santa Monica, tra una non celata insofferenza di molti collezionisti dovuta alla fila, e disorientamento fra le due location: la fiera di articolava quest’anno tra il padiglione principale con gallerie e artisti già ben noti, e l’Hangar che invece comprendeva la proposta più giovane di gallerie al primo ingresso ( Focus) curiosamente affiancate al Moderno.

Courtesy Frieze art fair

Nella sezione principale si potevano trovare i bluechip e le gallerie più note, con vendite rapide già nelle prime ore a diversi livelli di prezzo. 

Tra le opere più costose vendute in preview, un Mark Bradford da 3,5 milioni di dollari da Hauser&Wirth.  David Zwirner ha riportato invece rapide vendite ad alto prezzo di opere del pittore belga Michaël Borremans ( dai 260.000 USD ai 500.000 USD) così come un masterpiece dal valore di 1 milione dell’irreverente artists Lisa Yskavage e una serie di opere a carboncino in bianco/nero di Dana Shultz per (150.000 USD), mentre un suo olio su tela del 2022 è stato venduto per 1,2 milioni a un museo europeo. 

Dopo la recente riscoperta e i conseguenti record d’asta, continua il momentum anche per l’ex giocatore di football poi trasformatosi artista professionista Ernie Barnes, qui in uno stand congiunto Andrew Kreps/Ortuzar Project, che ora che-rappresentano l’estate: le gallerie hanno riferito di aver venduto opere di Barnes per oltre 1 milione di dollari nelle prime ore dell’anteprima VIP. Durante la settimana di Frieze, Barnes ha anche aperto una mostra completa presso l’UTA Artist Space.

Come era abbastanza facile prevedere, vendite veloci si sono registrate per altre artiste donne fra più richieste nell’arte ultra contemporanea, come l’ampia tela di Chloe Wise venduta da Almine Reich nelle prime ore per 79.000 USD, o la pittrice canadese Danica Lundy venduta per 100.000 USD da White Cube ad un importante museo, insieme ad altre vendite di Louise Giovanelli (60.000 USD) e Marguerite Humeau (85.000 USD). Tutte queste artiste hanno iniziato da poco a lavorare con la galleria, determinando un aumento sia dei prezzi che della domanda, come dimostra il record d’asta di 189.000 USD di Lundy presso Philips durante le vendite dello scorso novembre, dopo il tutto esaurito della sua personale a Magenta Plains proprio in questo periodo dell’anno scorso (dove poteva essere acquistata a prezzi notevolmente inferiori).

Stand sold out anche per un’altra artista ormai inaccessibile come Michaela Yearwood da Tiwani Contemporary (prezzi 40.000 / 70.000 USD) e per la giovane messicana Hilda Palafox presentata da Proyectos Monclova, che ha già un forte mercato sia in Messico che a prezzi interessanti tra i 5.000 e i 18.000 USD.

Tutto ciò lascia presagire una promettente correzione del canone con una maggiore attenzione alle donne artiste, anche se per ora ciò sembra avvenire soprattutto sul versante del mercato – e talvolta della mera speculazione, come alcuni critici hanno recentemente segnalato.

Lo stand di Proyectos Monclova a Frieze LA 2023

Sempre nella sezione principale MASSIMODECARLO ha presentato nello stand una mostra personale dell’artista emergente Ferrari Sheppard, che giusto prima della fiera, aveva avuto un articolo sul Los Angeles Times, oltre a notevoli articoli sul Washington Informer e su altre importanti pubblicazioni. La parte più incredula del successo di Sheppard è l’assenza di residenze, acquisizioni museali e altri “marcatori” tangibili, che generalmente contribuiscono alla canonizzazione. Ciò nonostante, il mercato di Sheppard è sano: lo stand di MASSIMODECARLO ha registrato il tutto esaurito a prezzi compresi tra i 60.000 e gli 85.000 USD, tanto che il giorno successivo la galleria ha cambiato interamente lo stand con un’altra personale dei futuristici reliquiari scultorei dell’artista americano Matthew Monahan ( 22.000 / 40.000 USD).

Sorprende in un contesto come quello di Los Angeles il dinamismo buona anche nel sezione del moderno ospitato nell’Hangar, con TornabuoniArt (Firenze, Parigi) che ha riportato già il primo giorno la vendita di due Pablo Atchugarry ( 300.000 USD ciascuno) e di un enorme arazzo di Alighiero Boetti, per una cifra di poco inferiore al milione.

Bene anche per l’altra italiana presente, Mazzoleni, che ha commentato a chiusura fiera “Ottimi riscontri per questa fiera, siamo molto entusiasti per l’attenzione da parte del pubblico per gli artisti italiani presentati all’interno del nostro booth, in particolare per le opere del secondo dopoguerra con Lucio Fontana, Carla Accardi e Victor Vasarely. Scoperta o riscoperta inoltre di Salvo, presente con vari lavori, da parte del pubblico locale. La nostra conclusione è senz’altro positiva; Diversi acquisti durante il week-end, tra cui un’importante opera di Lucio Fontana” 

Apprezzamenti e domanda abbastanza attiva anche per alcuni dei grandi maestri coreani del movimento Dansaekhwa sono stati segnalati da gallerie del paese come Kokjie gallery o Johyun gallery, a riprova dell’ampia estensione geografica e culturale degli interessi degli acquirenti in fiera. Alcuni dei nomi più noti hanno registrato una crescita significativa sia in termini di ammirazione che di prezzi negli ultimi anni, anche grazie alle gallerie internazionali che ora li rappresentano e che hanno costruito un mercato anche al di fuori della regione, con le nuove opere più colorate  di Park Seo-Bo (oggi rappresentato anche da Perrotin) che attualmente hanno un prezzo nel primario di ben 420.000 dollari, o quelle di Yun Hyong Keun che sono state vendute a 65.000 dollari, dopo una personale anche da David Zwirner Paris il mese scorso. Degne di menzione anche le dense opere a carboncino di Lee Bae sempre vendute a collezionisti americani da Johyun Gallery già nelle prime ore ( prezzi fra i 100.000 e 250.000 USD): ormai una star in Corea e con una lunga waiting list che lo rende ormai inaccessibile, anche il mercato  Bae ha beneficiato del coinvolgimento di Perrotin, che lo rappresenta ormai da qualche anno.

Tra le presentazioni degni di nota nell’ Hangar, L.A. Louver Gallery di Los Angeles ha allestito uno memorabile stand di qualità museale con le opere di Ed e Nancy Kienholz. Con sede nell’Idaho, i Kienholz hanno realizzato provocatori assemblages  di oggetti trovati portando avanti con questi una critica senza filtri della società e politica in America, fra razzismo, segregazione, l’avidità e molti altri argomenti tabù. La direttrice Lisa Jann ha parlato in modo eloquente ed entusiasta delle opere, aiutando i collezionisti a comprendere il significato di questi lavori monumentali.

Edward Kienholz / Five Car Stud, 1969-1972 mixed media installation 

Una di queste opere, Five Car Stud, mostra la castrazione di un uomo di colore, nel cuore della notte, circondato da cinque auto e da uomini bianchi mascherati. Un’altra edizione dell’opera era stata inclusa nella memorabile mostra a cura di Germano Celantesi a Fondazione Prada di Milano nel 2016.

Nella stessa sezione, altrettanto degno di menzione anche il potente stand che Marianne Boesky ha dedicato a Jennifer Bartlett, che dopo essere morta l’anno scorso all’età di 81 anni vede oggi un mercato in evoluzione piuttosto interessante. Nonostante l’artista sia nota soprattutto per i suoi rigidi dipinti a griglia che combinano e un’estetica più concettuale basata sul sistema che si può vedere in questi giorni anche nella rassegna di internet art che il LACMA sta ospitando, a Frieze la galleria ha deciso di presentare invece alcuni dei suoi lavori raramente visti degli anni ’70, quando perde il controllo sulla tela passando a un approccio più espressivo e drammatico. Questo trova il suo culmine in un’enorme tela fiammata che domina lo stand con i suoi 192 pollici di lunghezza e i suoi colori esplosivi, risuonando in modo funesto con i massicci incendi locali. Altri dipinti simili sono conservati nelle collezioni di importanti istituzioni come la Yale University Gallery e il Whitney Museum di New York. ( 675.000 USD) 

Sempre nell’ hangar ma sezione focus, una serie di proposte da parte di gallerie emergenti alla loro prima volta a Frieze – e abbastanza significativo che molte di queste abbiano fondatrici donne, come nel caso di Chela Mitchell Gallery (Washington, DC), Anat Ebgi ( Los Angeles e Hannah Traore Gallery (New York) e Make Room ( Los Angeles), che ha fatto sold out dello stand nel fine settimana. 

Tra le presentazioni nel settore emergenti che ha attratto maggiore interesse, quella di REGULARNORMAL (New York), con opere di Melissa Joseph e Bony Ramirez.

Frieze LA, MELISSA JOSEPH _ BONY RAMIREZ WITH REGULAR NORMAL

L’artista indiana- americana Melissa Joseph ha attirato l’attenzione del pubblico con la sua tecnica pressoché unica che vede la realizzazione di immagini realistiche e narrazioni familiari tramite l’utilizzo del feltro: è stato subito riservato ad un museo il suo ironico dipinto infeltrito 2 Miles Behind the Chicken Truck in Bentonville, AR.con un formato di 60 x 43 pollici, questo potrebbe essere stato il più grande affare della fiera. L’opera è stata messa in attesa di un interesse istituzionale durante la giornata di anteprima, mentre gli altri pezzi in feltro sono stati venduti immediatamente a un importante collezionista di Atlanta (prezzi 18.000 USD ciascuno). Stesso destino di rapida acquisizione anche per l’unica opera di Bony Ramirez in stand nonostante le dimensioni (18.000 USD) dopo il tutto esaurito della sua personale che si è conclusa all’inizio del mese da Francois Ghebaly. 

Frieze LA, Sow_Taylor _Veronica Fernandez solo

Sempre tra le nuove gallerie che entrano in fiera, Sow & Taylor ha presentato un’impressionante personale dell’artista ventiquattrenne Veronica Fernandez, originaria da famiglia Latina nel Jersey ma oggi con sede a Los Angeles: nell’arco di poco più di 3 anni dalla sua laurea, l’artista ha mostrato una crescita rapida nelle proprie capacità pittoriche e relativo apprezzamento, attirando l’attenzione in tutti i continenti con i suoi dipinti altamente espressivi che parlano dell’insicurezza domestica e di un tentativo di riconciliazione con un’infanzia travagliata, fornendo un vivido ritratto della vita della comunità latina nell’America di oggi. (prezzi da 8.000 a 26.000 USD). La galleria ha aperto solo da pochi anni su iniziativa dell’artista Gregor Ito e la moglie Karen Galloway, diventando rapidamente un punto di riferimento nella ricerca emergente losangelina, con un focus specifico in avviare e nutrire le carriere di nuovi giovani talenti soprattutto da comunità emarginate come Latinx o Asian-American e offrendo loro opportunità internazionali come la mostra curata al K11 di Hong Kong inaugurata qualche mese fa.

Come in altre fiere americane e in linea con le ultime aste, anche Frieze LA conferma ancora una volta maggiore dinamismo e appetito nell’ambito della proposta ultra contemporanea, e in particolare nella fascia prezzo sotto i 100.000 USD o addirittura quella più emergente sotto i 30.000 USD. 

Anche le gallerie in città hanno concentrato le proprie esposizioni su questa fascia, mentre lasciano ai musei organizzare ampie rassegne di nomi più affermati come la notevole personale di William Kentridge al The Broad o quella di Henry Taylor al MOCA Grand Avenue, che finalmente riesce a mette in risalto anche la componente più attivista e politica della sua arte aldilà di una perlopiù piacevole e spesso ironica figurazione. Sempre ai musei a LA è lasciato il compito di presentare un’arte che possa reagire ed offrire un commento su quanto accade nel mondo, come nel caso della mostra dell’artista di origine iraniana Tala Madani e il suo irriverente commento sulle contraddizioni e distorsioni di un secolare sistema patriarcale che opprime la donna, ma non solo, fra opere pittoriche, animazioni e film. 

Al LACMA è arrivata invece dalla National Gallery di Washington invece l’apprezzatissima mostra itinerante “Afro- Atlantic Histories”, a cui si affianca una interessante investigazione dell’evoluzione dell’ internet art inaugurata in settimana.

Per concludere, se Los Angeles è sicuramente uno degli hub culturali americani per eccellenza sebbene soprattutto per il settore dell’intrattenimento e cinema, è evidente come ora possa vantare anche una scena artistica primariamente legata al contemporaneo in rapida espansione, e sempre con maggiore offerta. Ora rimane da provare se questa evoluzione sarà accompagnata però anche da una crescita della relativa domanda, e soprattutto del suo mercato . 

In questi giorni l’affluenza in tutte le fiere sembra provare come l’arte contemporanea sia diventata più popolare che mai, percepita come fattore fondamentale anche in uno stile di vita e di una comunità di cui sempre più persone soprattutto fra gli under 40, vogliono sentirsi parte e mettersi in mostra. Resta da dimostrare ed esplorare ( ma forse trovare anche il giusto modo di incoraggiare) se queste nuove folle di influencer, aspiranti celebrità e imprenditori che affollano oggi fiere e musei si convertiranno anche in acquirenti, e soprattutto in collezionismo, nel tempo.

Report in collaborazione con Andrew S. Jacobson, fondatore di Balmoré Art, società di consulenza artistica e di media. 
Jacobson è anche avvocato, scrittore per il Washington Informer 
e il Washington Informer Bridge, nonché professore alla Georgetown University. 
Il suo focus è sull'arte contemporanea afroamericana, con una particolare attenzione agli artisti emergenti.
IG: andrewsjacobson
https://www.instagram.com/andrewsjacobson/
Elisa Carollo
Elisa Carollo
Elisa Carollo è art advisor, curatrice e appraiser conforme alla normativa USPAP, con un focus particolare sull' arte contemporanea e ultracontemporanea. Ha conseguito un master in Art, Law and Business presso Christie's New York e un BA in Marketing e management delle industrie culturali e creative presso l'Università IULM di Milano. Lavora come consulente freelance per collezionisti, gallerie e artisti e collabora stabilmente con la Fondazione Imago Mundi di Treviso. Fa parte del gruppo curatoriale della Fondazione Quadriennale per il monitoraggio della scena artistica contemporanea italiana e dell'IKT (International Association of Curators of Contemporary Art). È parte del team della start-up Innextart. Fra le mostre organizzate, le prime personali in Italia di artisti come Kennedy Yanko, Veronica Fernandez, David Antonio Cruz e a curato a New York il programma del Pintô International.
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