Il 2015 potrebbe essere un nuovo anno record nella storia del mercato dell’arte, oppure l’anno del suo raffreddamento se non addirittura di un crollo. Ma anche se nelle ultime aste londinesi il mercato dell’arte ha mostrato i primi segni di stanchezza, record e prezzi in ascesa continuano a darci l’immagine di un settore decisamente florido. Ma vediamo dove e come, 150 anni fa, tutto questo è cominciato.
Cosa e quando del mercato dell’arte
La compravendita di oggetti è sempre stata alla base di una qualsiasi forma di commercio e l’arte non fa eccezione. Per comprendere questo mercato è indispensabile chiarire quale sia il prodotto messo in vendita. Come ci spiega l’art advisor Claudio Borghi: «E’ opera d’arte ogni creazione dell’ingegno umano espressamente pensata per essere tale e come tale riconosciuta da un vasto numero di persone». Una volta definito il cosa, è utile passare al quando e, facendo un balzo temporale all’indietro di 152 anni, veniamo così catapultati nell’Ottocento, secolo delle grandi rivoluzioni sociali ma anche culturali. Nel 1863 si tenne la prime edizione del Salon des Réfusés, promosso da Napoleone III per poter accogliere tutti quegli artisti che erano stati, per l’appunto, rifiutati dall’Accademia per il Salon des Artistes.
Fu quella, è evidente, la prima occasione per rompere con la tradizione e con un Accademia che, da sempre, decretava il bello e il cattivo tempo per gli artisti che, da questo momento, crearono le basi per rendersi indipendenti da quel rigido sistema istituzionale in cui la consacrazione di un qualsiasi artista avveniva prima attraverso le accademie e solo in un secondo momento sul mercato, senza che l’aspetto economico andasse a incidere sul valore dell’opera stessa. Dagli anni Settanta dell’Ottocento di assiste, invece, ad rottura radicale con il passato, anche grazie a figure di imprenditori che andranno a prefigurare quello che sarà il modello del mercante d’arte contemporaneo. In primo luogo Paul Durand-Ruel (1831-1921) che, con la sua attività, ha letteralmente ridefinito il ruolo del mercante. (vedi -> Paul Durand-Ruel e l’invenzione del mercato dell’arte)
Storia di un’evoluzione
Se lo scardinamento delle tradizioni avviene a Parigi, è negli Stati Uniti e, più precisamente, a New York che, a partire dal 1913, si svilupperà quel mercato dell’arte che negli anni a venire sarà il più influente: Negli anni Quaranta, dopo una battuta d’arresto a causa delle crisi del 1929, nasce qui un mercato dell’arte che ha già tutte le sue connotazioni moderne. La Grande Mela diviene il centro nevralgico di questa evoluzione in campo economico ed artistico: l’arte diventa un investimento solido e stabile, un bene di rifugio in cui depositare liquidità. È questa l’ottica dell’epoca: l’arte è un bene di cui appropriarsi più per le sue peculiarità finanziare che artistiche. Questo, almeno, per quanto riguarda l’America.
Nel corso della sua storia appare evidente che sviluppo e sopravvivenza del mercato artistico siano strettamente legati all’economia mondiale. Non a caso, quello dell’arte, è un genere di commercio che ha sempre risentito delle crisi finanziare globali, come avvenuto negli anni Novanta. Subito dopo il boom del decennio precedente (in parte determinato dalle liquidità introdotte dai giapponesi, che iniziarono ad interessarsi all’ambito artistico), si ebbe un generale crollo seguito da una ripresa lenta che ha visto, anche a partire dal 2000, un decentramento della propria attività dall’America all’Europa, tenendo sempre sott’occhio l’emergente, e sempre più rilevante, mercato asiatico, fino al nuovo collasso del 2001 a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle.
Quella dell’arte, però, ha dimostrato sempre di essere un’economia in grado di rialzarsi, con una flessibilità e velocità inconsueta per qualsiasi altro tipo di commercio. E la storia del mercato dell’arte ha visto un nuovo fondamentale punto d’approdo nel 2007, anno in cui le compravendite di opere d’arte contemporanea hanno superato quelle del periodo impressionista, tradizionale caposaldo del mercato internazionale. Ma arte e finanza sono sempre andate di pari passo sin dalle origini di questo mercato, e non poteva essere differente anche in occasione dell’ultima crisi economica che ha colpito, indistintamente, tutte le nazioni del globo e che ha visto il suo inizio il 15 settembre 2008 a New York con il crollo della Lehman Brothers. Evento che ha generato una sfiducia generale nell’economia che si è ripercosso sull’andamento del mercato dell’arte nel 2009 portando al più alto tasso d’invenduto di sempre nelle aste di arte contemporanea (come è possibile vedere dall’immagine che riporta i dati delle vendite all’asta). Ma, come già in passato, anche stavolta questo commercio ha saputo rialzarsi.
Già nel 2012, infatti, sono stati superati i risultati, allora considerati straordinari, del 2007 per continuare a crescere fino ad oggi: + 8% nel 2013 e livelli impensabile nel 2014 (+26%). E per renderci conto di cosa sia oggi mercato dell’arte, basti pensare che solo considerando gli introiti provenienti dalle due massime case d’asta – Christie’s e Sotheby’s – si parla di un indotto di oltre 2 miliardi di dollari con Christie’s che il 4 novembre 2014 ha battuto una statua di Alberto Giacometti per 101 milioni di dollari al gestore di hedge fund Steve Cohen. Cifre record che dimostrano come non mai l’interesse degli investitori in questo determinato campo e una fiducia ormai universalmente accordata nel riporre i propri investimenti in opere d’arte. (vedi: Steve Cohen e il Giacometti da 101 milioni di $)
Mai, dal 2008 ad oggi, durante questi anni di crisi economica, l’arte contemporanea ha avuto tanto successo e seguaci. Aste, fiere e musei continuano ad attrarre compratori, collezionisti e visitatori appassionati. I linguaggi della contemporaneità riescono a muovere interesse e denaro oltre ogni aspettativa.
Marilena Pirrelli, giornalista de Il Sole24Ore, è giunta a questa conclusione, mostrando come questa crescita esponenziale stupisca gli stessi addetti ai lavori. L’arte contemporanea è, ormai, diventata un traino in questo settore che costituisce un buona fetta del mercato economico globale.