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Gli NFT e la nuova mappa del mercato dell’arte. Intervista a Nadia Taiga (snark.art)

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La rivoluzione innescata dagli NFT continua ad avanzare, tra critiche ed entusiasmi, e sembra sfidare apertamente il mercato dell’arte tradizionale.

Nelle piattaforme (marketplace) si osserva però che il modello ideale di compravendita decentralizzata sta lasciando il passo a una struttura che è simile a quella della finanza e del mondo dell’arte reali, in cui intermediari come case d’asta, gallerie, fiere e musei hanno sempre avuto anche la funzione di garantire la qualità delle opere, la reputazione degli artisti e la trasparenza delle transazioni. Sempre di più quindi li vediamo avanzare anche nella blockchain.

Gli esperti affermano che la finanza decentralizzata non è un fenomeno passeggero e che è anzi destinata a crescere, così questi importanti attori del mondo dell’arte stanno cercando di adattarsi.

Se inizialmente si esaltava la decentralizzazione della blockchain, spazio democratico in cui si può vendere senza intermediari, ora questi stanno dimostrando la necessità del loro ruolo anche in questo mercato.

Ad esempio, diverse gallerie stanno pianificando di lanciare la propria piattaforma, alcuni musei stanno considerando la tokenizzazione delle collezioni e stanno nascendo nuove piattaforme, con dimensioni e caratteristiche diverse, per lo più curate e gestite come gallerie o agenzie creative.

Mentre seguiamo gli sviluppi di questo fenomeno, abbiamo parlato con Nadia Taiga, executive director di Snark.Art, tra le prime piattaforme curate, presente nel mercato dal 2018. Abbiamo cercato di capire come è strutturata e come funziona una piattaforma curata, che tipo di collezionisti attira e quali sono le prospettive di posizionamento sul mercato.

 

Una vista del sito di Snark.Art, courtesy: SnarkArt

Lucia Longhi: Prima di tutto, cos’è Snark.Art? Da quali premesse è nata e come si è evoluta dopo l’avvento degli NFT?

Nadia Taiga: «Snark.art è tra i pionieri del mercato della crypto art, fondata nel 2018 da Andrey Alekhin e Misha Libman. Snark.Art è principalmente due cose: produzione artistica e piattaforma curata di NFT.

Nel 2018 i primi progetti da collezione NFT come RarePape, CryptoPunks e CryptoKitties hanno ottenuto un grande riconoscimento dalla community della crypto art. Snark.art ha visto un potenziale per coinvolgere gli artisti tradizionali nell’esplorazione della tecnologia blockchain e nella creazione di nuove forme d’arte e di nuovi modi di comunicazione con il pubblico.

Abbiamo sperimentato la blockchain e sviluppato progetti complessi,  come 89 Seconds Atomized di Eve Sussman, Sometimes a Thousand Twangling Instruments di Volkmar Klien, CryptoCookies in collaborazione con una AI e il poeta anonimo Mr.Fox e molti altri.

Dalla scorsa primavera, quando è iniziata la pandemia, abbiamo sviluppato una piattaforma curata di NFT in cui le persone possono acquistare opere d’arte digitali di artisti tradizionali sia affermati che emergenti».

 

Eve Sussman, 89 Sec atomized, courtesy the artist and SnarkArt

L.L.: La vendita di NFT nelle piattaforme funziona principalmente attraverso i cosiddetti drops e le aste digitali. Potresti spiegare cosa sono e approfondire sia il processo tecnico che quello curatoriale alla base di questi eventi?

N.T.: «Molte piattaforme hanno una struttura di vendita simile: un artista posiziona la sua opera nella piattaforma, poi può stabilire un prezzo fisso oppure metterla all’asta, puntando a una buona offerta. Quindi il collezionista per trovare un’opera che gli interessa dovrà fare una ricerca in autonomia.

Un drop è una sorta di asta a prezzo fisso e a tempo limitato, che si basa su una precisa selezione di opere d’arte di pochi artisti, ed è accompagnata da una attività di promozione e curatela da parte della piattaforma.

Snark.Art include tutte e tre queste opzioni in modo curato, infatti conosciamo gli artisti personalmente, gestiamo i loro profili, discutiamo personalmente le opere d’arte, consigliamo le strategie migliori per fare le prime mosse nel mondo della crypto art.

Nonostante l’attuale boom degli NFT, questo mercato è un territorio nuovo per gli artisti tradizionali e anche quelli affermati iniziano come neofiti; è importante muoversi con prudenza.

Le piattaforme come Superrare, NiftyGateAway, MakersPlace e tante altre nuove piattaforme hanno diversi livelli di curatela dei prodotti. Snark.art è a un livello elevato in quanto seleziona artisti suggeriti da curatori o gallerie e considera le candidature dando priorità ad artisti e fotografi tradizionali».

 

Domenico Barra, HandOnHeart, courtesy the artist and Snark.Art

L.L.: Ci puoi spiegare come trattate la tokenizzazione di un bene digitale e come funziona nel caso di un’opera d’arte tradizionale?

N.T.: «Abbiamo iniziato con progetti di proprietà della community, come 89 Seconds Atomized di Eve Sussman, basato sul suo iconico video di 10 minuti 89 Seconds at Alcazar, che si trova nelle collezioni del MoMa e del Whitey Museum.

Il video (stima di mercato di oltre $ 200.000 nel 2018) è stato suddiviso in 2300 atoms (token), frammenti di 20 x 20 pixel, e offerto per $ 100 ciascuno. Abbiamo una community di 300 collezionisti e ognuno può richiedere una proiezione pubblica o privata del video completo.

Lo stesso principio di community ownership (proprietà condivisa) può essere applicato all’opera d’arte fisica, ma la parte dell’interazione e il coinvolgimento con la community dipendono dall’idea dell’artista.

Il token, che è un certificato digitale di autenticità, può essere allegato all’opera d’arte fisica o a qualsiasi altro oggetto anche di moda o design.

Poiché la tokenizzazione fornisce un’idea chiara della scarsità e della proprietà dell’opera, dal mio punto di vista qualsiasi transazione di proprietà di un’opera d’arte fisica dovrebbe essere accompagnata da una transazione del suo token.

Per il momento Snark.art accetta solo opere d’arte native digitali, ma abbiamo alcuni progetti in fase di sviluppo che prevedono la traduzione dell’opera d’arte da fisica a digitale. Recentemente abbiamo anche venduto una serie di tre NFT “The Garbage” del gruppo Recycle che sono oggetti fisici accompagnati da AR (realtà aumentata).

La parte più impegnativa è stata occuparsi dell’imballaggio e della consegna. Quando un NFT non è collegato all’oggetto fisico, devi solo coniarlo e trasferirlo nel crypto wallet del cliente. Credo che molto presto vedremo combinazioni molto interessanti di arte digitale e fisica, così come le collezioni museali verranno presto tokenizzate».

 

Adrian Fernandez, Untitled, courtesy the artist and Snark.Art

L.L.: Una questione importante riguarda la risposta dei collezionisti tradizionali a questo mercato. Potresti delineare il profilo del crypto-collezionista? In Snark.Art è possibile conoscere l’identità dei clienti e interagire con loro con servizi di consulenza?

N.T.: «I collezionisti tradizionali sono ancora in una fase iniziale di esplorazione degli NFT, ma c’è un interesse crescente. I crypto-collezionisti provenivano principalmente dal mondo del trading e inizialmente acquisivano immagini e oggetti da collezione come investimenti artistici.

Ora vediamo che con l’ingresso di così tanti nuovi artisti in questo mercato, i crypto-collezionisti sono un po’ spaesati. Prima sostenevano principalmente crypto-artisti – li conoscevano anche personalmente – ma ora, con l’aumento e la diversificazione delle offerte, hanno iniziato a riconsiderare le loro scelte e valutare con attenzione in quale arte investire.

Loro stanno imparando a conoscere l’arte, mentre i collezionisti tradizionali stanno imparando a conoscere la crypto art e il mercato degli NFT. Per questo penso che piattaforme come Snark.Art siano un buon strumento per colmare questo divario.

Noi possiamo dire di avere esperienza sia nella tecnologia blockchain che nel mercato dell’arte tradizionale. Sì, abbiamo un’interazione personale sia con gli artisti che con i collezionisti. Molti dei nostri collezionisti hanno collezioni di arte tradizionale e la stanno ora espandendo agli NFT.

Uno dei nostri clienti, un collezionista di antiquariato, ha avviato con noi una collezione di NFT per i suoi bambini. Un altro collezionista è impegnato in un’attività di belle arti ma è rimasto affascinato dalla crypto art.

Per noi è importante fornire anche un servizio di consulenza, che spazia dalle questioni tecniche, come impostare un portafoglio crittografico, a come costruire una valida collezione di NFT».

 

Carlos Vila, ruido blanco, courtesy the artist and Snark_Art

L.L.: Prima hai spiegato il concetto della frammentazione di un bene. Secondo te, frammentare la proprietà dell’opera d’arte può portare a una rete di investitori più nuova e più ampia?

N.T.: «L’esempio migliore è 89 Seconds Atomized di Eve Sussman che ho già menzionato. Sono stati creati 2300 atoms (gettoni), 1500 sono stati venduti per $ 100 ciascuno a 300 collezionisti, 800 atoms sono riservati dall’artista.

La vendita primaria era terminata, però tutti i collezionisti potevano scambiare i propri atoms sul mercato secondario. Recentemente abbiamo deciso di espandere le opportunità per i nostri collezionisti e abbiamo creato una coppia di scambi su SushiSwap in cui i clienti possono scambiare un atom con un altro.

Scambiare risorse digitali può essere divertente e sicuramente apporta più liquidità. Non solo attrae una rete di investitori più nuova e più ampia, ma fornisce soprattutto un’interazione con la comunità che è molto importante nel mercato dell’arte del nostro tempo».

 

Wu Jian’an, Boxing Men#1, courtesy the artist and Snark.Art

L.L.: Parliamo ora degli intermediari. Nella blockchain gli artisti possono promuovere e vendere direttamente la loro arte. Tuttavia, nel mercato dell’arte tradizionale gli intermediari come gallerie e dealers hanno anche la funzione di garantire l’autenticità dell’opera, la reputazione degli artisti e la validità delle transazioni. Secondo te quale sarà il ruolo di gallerie d’arte, musei, fiere, dealers e piattaforme curate come Snark.Art in questo scenario?

N.T.: «Poiché questo nuovo fenomeno riguarda il decentramento, la collaborazione e il potere della comunità, le gallerie, i dealers, i musei e le fiere d’arte dovranno probabilmente riconsiderare i modelli con cui hanno operato finora.

Credo che inizieranno a sviluppare le proprie piattaforme o a collaborare con piattaforme curate. In effetti, per noi questo sta già accadendo: abbiamo lavorato con gallerie e curatori e siamo aperti alla collaborazione con fiere d’arte, musei e fondazioni, poiché crediamo che la loro competenza sia una risorsa molto preziosa e ce n’è bisogno, anche nel mercato della crypto art».

Lucia Longhi
Lucia Longhi
Lucia Longhi è curatrice indipendente e contributor per magazine internazionali. Lavora tra Venezia e Berlino. La sua pratica curatoriale esplora le intersezioni tra arte, natura e tecnologia, con un focus sui nuovi media. Collabora con gallerie, fondazioni private e istituzioni per la curatela di mostre, servizi di art advisory e scrittura di saggi critici.

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