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La tecnica dell’esperienza

del

Siamo abituati a pensare che gli artisti contemporanei lavorino tutti di getto. Ci immaginiamo il pittore moderno sempre alla Jackson Pollock, investito dal furor mentre stende una materia dalla composizione sconosciuta o fatta di elementi eterogenei secondo lo schema della casualità, ma la realtà è ben altra.

Gli artisti sono invece spesso precisi nel loro eccentrico modo di sfruttare la materia come uno strumento; sono sì sperimentatori ma, al fine di raggiungere il risultato finale e desiderato, nella loro sperimentazione poco viene lasciato al caso. Così, anche quando l’opera finale presenta delle criticità dal punto di vista conservativo, molto spesso è così che deve essere: è questo il messaggio che l’artista vuole trasmettere.

Ne discende che il restauratore di arte contemporanea spesso si trova ad affrontare casi di intervento dovuti a danni accidentali o a degradi estranei alla tecnica esecutiva utilizzata dall’artista, mentre piuttosto raramente incappa in danneggiamenti causati dall’errore dell’artista. Anche quando questo capita, l’artista ha molto spesso nel frattempo già corretto la sua tecnica, cambiato materiali, sperimentato nuovi abbinamenti per trovare soluzioni più durature.

Di questa cura nella sperimentazione della tecnica e dell’uso dei materiali è senz’altro un esempio l’artista romano Giuseppe Salvatori, di cui quest’inverno ho avuto il piacere di visitare lo studio a Roma.

Artista raffinato e meticoloso, come il suo ordinatissimo studio all’interno di una villa bucolica poco fuori dal centro di Roma, Giuseppe Salvatori mi ha raccontato del suo lavoro, della sua tecnica, delle sue raffigurazioni e della sua grande esperienza. Ebbene, nonostante il mio lavoro di restauratrice e conservatrice mi porti sempre a cercare il degrado, la macchia, “l’errore” da risolvere, in quel caso non è stato possibile trovarne alcuno. Questo perché l’artista ha in quel caso affinato a tal punto la sua arte da eliminare ogni possibilità di errore. Le sue opere presentano campiture nere realizzate con la tempera come fossero velluto, bianchi splendenti, origami di figurazioni dai profili netti su pannelli di legno inamovibili, tutti realizzati con una mano precisa e una tecnica studiata in ogni dettaglio per durare.

Esponente del ritorno alla pittura figurativa alla fine degli anni Settanta, Salvatori lavora a quadri di architettura, di natura morta e di paesaggio, una poetica fondata sull’opposizione natura-cultura che si esplica nello stretto rapporto con il mondo letterario di cui condivide progetti e suggestioni.

Non c’è dubbio che la sua indole e il suo carattere abbiano senz’altro influito sul risultato finale delle sue opere, ma la continua sperimentazione, il suo modo accurato di fare ricerca e la grande esperienza sono stati indubbiamente determinanti nel raggiungere i risultati che oggi può vantare.

Al contrario, artisti più giovani agli albori della loro carriera, nella piena fase creativa, spesso commettono più “errori” e possono incappare in imperfezioni di tecnica che possono compromettere la resa conservativa delle loro opere.

Mi è capitato, in particolare, di incontrarne uno qualche tempo fa che si era rivolto a colleghi restauratori per problemi insorti sulle sue opere, dovuti in definitiva, a problemi di tecnica esecutiva. La fortuna di questo giovane artista è stata quella di non fermarsi alla sconfitta iniziale ma, dopo un’iniziale sperimentazione “fai da te”, ricercare soluzioni e alternative circondandosi di esperti di tecnica e materiali.

Il grande artista contemporaneo è infatti molto spesso colui che si circonda di artigiani altamente specializzati che lo aiutano a dare forma, da un punto di vista tecnico, alle sue idee. Fabbri, fonditori, stampatori, fotografi, falegnami, ceramisti, restauratori… Ogni artista ha la sua personalissima rete di professionisti dall’elevata specializzazione che entra nel loro modo di leggere il mondo, che finisce per conoscerli talmente bene da essere in grado di tradurre alla perfezione ciò che sentono e li aiutano a dare forma alla loro arte. Certamente gli artisti sono loro stessi sperimentatori e specialisti ma, non potendo essere esperti in ogni materia e settore della tecnica, carpiscono segreti e trucchi da chi ne sa più di loro in quei settori specificiper piegarli al loro personalissimo modo di fare arte.

Dietro ad ogni opera c’è una vita intera di sperimentazione e sapere. C’è ricerca, studio, reti di esperti, confronto, osservazione, esercizio e passione. Quando comprate a caro prezzo un’opera, per quanto all’apparenza semplice, ricordate che non state comprando solo un’opera, ma, come diceva Picasso, state comprando una vita intera di lavoro ed esperienza.

Sara Stoisa
Sara Stoisa
Sara Stoisa è un'Art Collection Manager specializzata nella gestione, archiviazione e conservazione delle collezioni d'arte. Laureata in Restauro dei Beni Culturali presso la Venaria Reale, si è specializzata nella creazione e curatela di archivi d'arte privati e archivi d'artista, oltre all'attività di restauro e consulenza in ambito conservativo delle opere.

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