Dal 2008 ad oggi, l’economia internazionale è stata scossa da ben due crisi. Due terremoti che non sembrano aver influenzato in alcun modo la fascia alta del mercato dell’arte contemporanea che prosegue la sua conquista del mondo a colpi di record. Un fenomeno capace di catalizzare l’attenzione di tutti i media e che, cinque anni fa, Piroschka Dossi, una delle massime conoscitrici delle relazioni (più o meno pericolose) tra arte ed economia, ha analizzato con disarmante lucidità nel libro “Hype – Kunst und Geld”. Tradotta in Italia con il titolo “Art-Mania. Come l’arte contemporanea sta conquistando il mondo (e perché)” (Silvana, 2009), quest’opera ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per capire i segreti di un mercato dell’arte sempre più dominato dall’estetica del denaro. Per questo, a dieci giorni dall’apertura di Frieze e dalle principali Evening Sale dall’anno, abbiamo incontrato l’autrice che, recentemente, ha partecipato alla conferenza ‘Geldkulturen’ (La cultura dei Soldi) organizzata dalla Zürcher Hochschule der Künste, per farci spiegare, dall’interno, il funzionamento del “motore” che fa girare il mercato dell’arte contemporanea.
Nicola Maggi: Dott.ssa Dossi, oggi, le Case d’Asta sono tra i protagonisti del mercato dell’arte contemporanea ma, in passato, le cose erano diverse. Ci può descrivere, in breve, la loro ascesa a partire dalla metà degli anni Sessanta fino ad oggi?
Piroschka Dossi: «A metà degli anni Sessanta è emersa una classe di nuovi ricchi che Peter Wilson, allora presidente della casa d’aste Sotheby ‘s, individuò come potenziali acquirenti d’arte. Il problema era come attirare questo gruppo di persone che possedeva i mezzi finanziari per acquistare opere d’arte, ma era caratterizzato da un’assoluta mancanza di apprezzamento per essa. La risposta è stata: ridefinendo l’arte come uno status symbol e un investimento redditizio. La successiva introduzione del Times-Sotheby’s Art Index ha reso visibile l’evoluzione dei prezzi degli oggetti d’arte e plausibile la loro redditività futura. Questo cambiamento di atteggiamento non solo ha allargato la cerchia, precedentemente limitata ai collezionisti di arte contemporanea, aprendo le porte verso l’espansione del mercato, ma ha influenzato anche il modo in cui l’arte viene percepita, come viene commercializzata e le motivazioni che stanno dietro all’acquisto».
N.M.: Il suo libro sul mercato dell’arte, “Art-Mania. Come l’arte contemporanea sta conquistando il mondo (e perché)” è stato pubblicato nel 2007, appena un anno prima della crisi finanziaria innescata dal crollo di Lehman Brothers. Due crisi più tardi (2008-2011) il mercato dell’arte contemporanea è cambiato? Se sì, in che modo?
P.D.: «Gli sviluppi del mercato dell’arte contemporanea descritti nel mio libro sicuramente sono proseguiti se non addirittura intensificati – intendo la globalizzazione e la concentrazione. Nel 2011 i ricavi d’asta per l’arte hanno superato il loro picco storico del 2009 a causa del dinamismo in corso nella fascia alta del mercato, e della massiccia crescita del mercato cinese. Il numero delle opere d’arte contemporanea messe in vendita all’asta è triplicato negli ultimi dieci anni. Allo stesso tempo, la crisi finanziaria ha intensificato la lotta per la sopravvivenza della maggior parte degli artisti e delle gallerie. La crisi del debito pubblico ha portato tagli ai bilanci culturali che hanno indebolito ulteriormente la posizione dei musei pubblici, mentre l’influenza dei collezionisti privati si è rafforzata. Una ragione più profonda di questo sviluppo, apparentemente paradossale, è il crescente divario tra i redditi e la ricchezza che si trasferisce all’interno del mondo dell’arte, in cui il mercato è vincitore assoluto con disparità estreme di prezzi».
N.M. : Nel primo semestre di quest’anno, abbiamo assistito a qualcosa che ha suscitato il nostro sospetto sui meccanismi nascosti del mercato dall’arte: da un lato dei risultati d’asta sorprendenti per le opere di Cindy Sherman e, quasi nello stesso periodo, l’inaugurazione al MoMa di un’importante mostra dedicata al suo lavoro. Secondo lei è solo una casualità o ci potrebbe essere una connessione tra le due cose? Si potrebbe pensare ad un caso di insider trading…
P.D.: «Nel mercato dell’arte il ‘valore’ è creato e sostenuto dalle stesse persone che occupano posizioni chiave nella stessa catena del valore. Molti di loro sono collezionisti privati, che capita siano anche curatori, espositori, sponsor e commercianti della stessa arte che collezionano. Quindi vorrei rispondere con una domanda: che bisogno c’è di essere ‘sospettosi’ quando il funzionamento interno del mondo dell’arte è diventato così evidente anche all’esterno?».
N.M.: Nel giugno scorso Dan Kadmey, sul suo blog del New York Times, si chiedeva se un dipinto di Basquiat può valere veramente 16 milioni di dollari. In che modo il mercato crea il valore di un’opera d’arte contemporanea?
P.D.: «Il termine ‘valore’ corrisponde al concetto sociale di ‘desiderabile’ che influenza le preferenze, le scelte e le decisioni di investimento degli altri. Poiché molti dei tastemaker del mondo dell’arte sono collezionisti che investono in arte con un occhio puntato sulla sua redditività, il valore artistico tende a diventare sempre più definito in termini finanziari; ciò dà luogo ad una forma ibrida di valore: l’”estetica del denaro”. Il prezzo di un’opera d’arte è diventato un segnale di qualità. Questa logica è illustrata dalla storia dell’Hanging Heart di Jeff Koons, il cui proprietario lo ha acquistato per 1,9 milioni di dollari e venduto pochi anni dopo per 23,6 milioni – senza averlo neanche mai guardato. In poche parole si tratta del riflesso culturale della condizione attuale del sistema di mercato capitalistico in cui viviamo».
Piroschka Dossi, autrice e curatrice, è specializzata sulle relazioni tra arte ed economia. Le sue pubblicazioni comprendono il libro “Hype – Kunst und Geld (2007)” [uscito in Italia nel 2009 con il titolo “Art-Mania. Come l’arte contemporanea sta conquistando il mondo (e perché)] – una ricerca sui fondamenti culturali e sui meccanismi economici del mercato dell’arte e sul loro impatto sull’arte, tradotto in numerose lingue -; saggi, articoli e conferenze. Recentemente ha preso parte alle conferenze ‘Arte e Finanza’, tenutasi a Firenze nel 2011, e ‘Geldkulturen’ tenutasi quest’anno alla Zürcher Hochschule der Künste. Con il concept e il libro realizzato per la serie di documentari della ZDF-ARTE, “Gegenangriff – Wirtschaft im Fadenkreuz der Kunst / Contre-attaque – Quand l´art prend l´économie pour cible (2009 / 2010)”, ha aperto una nuova prospettiva sui fenomeni economici attraverso la lente dell’arte contemporanea. Ha curato la mostra “Art, price and value – Contemporary art and the market (2008 / 2009)”, un’esplorazione delle principali posizioni artistiche contemporanee tra autonomia creativa e meccanismo di mercato e, recentemente, la mostra “Declining Democracy – Rethinking democracy between utopia and participation (2011)”, entrambe per il Centro d’Arte Contemporanea (CCCS) di Palazzo Strozzi a Firenze.