Per il mondo del collezionismo internazionale è stato il giallo dell’anno: chi ha comprato l’Urlo di Munch? Un mistero svelato l’11 luglio scorso da Kelly Crow del Wall Street Journal: l’uomo che il 2 maggio scorso ha acquistato il capolavoro dell’artista norvegese, messo all’asta da Sotheby’s ,è stato nientemeno che Leon Black, uno dei 10 maggiori collezionisti del mondo.
Otto collezionisti e dodici minuti di contrattazioni infuocate al telefono hanno reso l’asta del 2 maggio, da Sotheby’s, un momento storico per la casa d’aste, fondata nel 1744 dal libraio Samuel Baker, e per il mercato dell’arte che hanno visto l’aggiudicazione dell’Urlo di Munch per la cifra strabiliante di 119.9 milioni di dollari: la più alta mai offerta in asta per un’opera d’arte e che ha letteralmente infranto il precedente record stabilito nel 2010 da Nude, Green Leaves, and Bust di Picasso, battuto da Christie’s per 106.5 milioni. Un risultato, quello stabilito ieri a New York, che è andato ben oltre le aspettative pre-asta di 80 milioni di dollari.
Delle quattro versioni esistenti dell’Urlo, quella in catalogo da Sotheby’s era l’unica ancora in mano ad un privato: l’uomo d’affari norvegese Petter Olsen il cui padre fu amico e patrono di Munch. Non appena il martello ha battuto, i rumors sull’identità dell’anonimo bidder telefonico che si è accaparrato il capolavoro hanno cominciato a farsi sentire senza però sciogliere del tutto il mistero: c’era chi diceva che l’opera fosse finita nelle mani del finanziere Leonard Blavatnik mentre altri sostenevano che il capolavoro di Munch fosse andato ad arricchire la collezione di Paul Allen, tycoon della Microsoft, ma si ventilava anche la possibilità che ad aggiudicarsi l’Urlo fosse stato qualche membro della famiglia reale del Qatar. Niente di più lontano dalla realtà.
Come abbiamo scoperto a due mesi di distanza dall’aggiudicazione, il capolavoro di Munch è finito nella collezione del finanziere americano Leon Black.
Con un patrimonio di 3.4 miliardi di dollari, Mr. Black è tra gli uomini più ricchi al mondo (n. 330 della classifica di Forbes) e può vantare una collezione dal valore di ben 570 milioni di dollari – gelosamente custodita nel suo appartamento di Park Avenue – che comprende, tra le altre opere, disegni di Van Gogh e Raffaello e dipinti di Turner e Picasso.
Una passione, quella di Black per l’arte, che viene da lontano – dalla madre e dalla zia Grace Borgenicht Brandt, mercante d’arte di Manhattan che rappresentava il pittore Milton Avery – e che ha potuto coltivare grazie ad una fortuna economica iniziata negli anni Settanta quando, poco più che ventenne, divenne direttore della Banca d’Investimento Drexel Burnham Lambert per poi fondare, nel 1990, la Apollo Global Management quotata in borsa nel marzo dello scorso anno: un passaggio che ha fatto lievitare di non poco la ricchezza di Mr Black il quale ha cominciato da giovane a collezionare arte – principalmente disegni – per poi interessarsi recentemente anche alla pittura.
Urlo a parte, Leon Black non è nuovo ad acquisti record: tre anni fa aveva già comprato da Christie’s un disegno di Raffaello, Testa di Musa, per la bellezza di 47.6 milioni di dollari – un record per un’opera su carta -; nel 2006, in coppia con il collezionista Ronald Lauder, si è impossessato di un lavoro del pittore espressionista Ernst Ludwig Kirchner per 38 milioni dollari (record per artista); mentre nel 2001, sempre in coppia con Lauder, ha pagato da Sotheby’s 22.5 milioni per l’Autoritratto con corno da caccia di Max Beckmann.
Non è un caso, d’altronde, se oggi, sessant’anni appena compiuti, Leon Black è uno dei personaggi di primo piano del mercato dell’arte e, per capire come mercato e istituzioni vadano a braccetto, siede nei Consigli d’amministrazione del MoMa e del Metropolitan Museum di New York. Due musei che, peraltro, potrebbero in futuro ospitare la recente acquisizione di quello che oggi è uno dei dieci che compongono la Top 10 del collezionismo stilata ogni anno, rigorosamente in ordine alfabetico, da ARTNews e che comprende: Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia a capo del gruppo del lusso LVMH; Edythe L. e Eli Broad, che vantano una doppia collezione che conta complessivamente oltre 2000 opere; Pierre Chen, che guida la Yageo, società taiwanese produttrice di componenti elettronici passivi fondata nel 1977 a Taipei – e colleziona arte moderna e contemporanea; Steven A. Cohen, fondatore della SAC Capital Advisor e appassionato di arte moderna, contemporanea e impressionisti, tanto da spendere il 20% dei suoi guadagni in aste e possedere oggi una collezione da oltre 700 milioni di dollari; Ronald S. Lauder, figlio di Estée e Joseph Lauder – fondatori dell’omonimo gruppo di cui è alla guida -, colleziona opere della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo; il finanziere greco Dimitri Mavromatis che nel 2011 ha pagato un dipinto di Picasso la bellezza di 18 milioni di sterline; Philip S. Niarchos che ha ereditato e prosegue la collezione del padre, l’imprenditore nautico greco Stavros Niarchos, una delle più importanti raccolte private di arte moderna e impressionista; François Pinault ossia il proprietario di Christie’s e della catena del lusso PPR importante collezionista d’arte moderna e contemporanea oggi esposta a Palazzo Grassi a Venezia, di sua proprietà; infine: Shelkha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, figlia dell’Emiro del Qatar.
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