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La penna stilografica ha un suo museo

del

Ha inaugurato sabato 6 agosto 2022 a Catania il “Museo degli antichi strumenti di scrittura”. Intervistiamo per Collezione da Tiffany il Direttore Salvo Panebianco, l’uomo che lo ha fortemente sognato e che vede oggi realizzato quel sogno.

Roberto Brunelli: Buongiorno Salvo, puoi per favore raccontarci da dove viene questa tua passione verso le penne stilografiche e gli strumenti di scrittura più in generale?


Salvo Panebianco: “Sono nato in una famiglia di commercianti di articoli di scrittura, cartoleria, giornali e rotocalchi. La prima attività aperta risale agli inizi del ‘900. Mio nonno Salvatore si prodigava nella riparazione dei pennini metallici negli anni ’30, oltre che alla vendita di cannucce e pennini nuovi. Mio padre invece dedicò tutta la sua vita alla distribuzione dei rotocalchi e quotidiani, aprendo una agenzia di distribuzione giornalistica negli anni ’40 che rimase attiva fino al 2000.

Per quanto mi riguarda, già da piccolo andavo a scuola ogni giorno con una penna diversa.  Le amavo, le coccolavo, le smontavo fino a quando un giorno trovai una scatoletta di antiche penne del nonno Salvatore sotto uno scaffale del magazzino di mio padre. Erano bellissime, luminose, nuove e perfettamente integre e soprattutto profumavano.

Da allora è partito tutto! Iniziai a mostrarle ad amici e parenti, a scambiarle con pezzi mancanti, incominciarono le visite ai mercatini e le letture dei giornali e libri specializzati”.    

Inaugurazione con il presidente della Regione Sicilia Musumeci: “Questo Museo che nobilita la città di Catania creando un volo pindarico nella storia nel mondo è di rilevanza internazionale”


R.B.: Quindi nasci prima Collezionista e poi, solo in un secondo tempo, matura in te l’idea di mettere in mostra a beneficio di tutti la tua Collezione…

S.P.: “Le due cose sono nate insieme perché sin da subito ho sentito il desiderio di condividere con amici e parenti le penne più belle, le penne strane, le penne insolite, le penne importanti, quelle che hanno scritto la storia”.

R.B.: Come sei arrivato alla scelta di questa sede espositiva? Quali aiuti hai avuto dall’esterno? Non mi riferisco esclusivamente a finanziamenti economici, ma anche a patrocini e collaborazioni con altre Associazioni e/o Collezionisti del genere...

S.P.: “Ho iniziato agli inizi degli anni ’90 portando con me in una mostra a Milano, a Villa Fracastoro, una serie di antiche penne stilografiche in celluloide di fattura italiana. Il successo della collezione celluloide è stato grande. Talmente grande che iniziai a pensare ad una esposizione nel mio paese, Giarre, in provincia di Catania. Infatti, la prima mostra porta la data di dicembre 1993 presso il Salone degli Specchi del Comune di Giarre.

Quindi dietro alla realizzazione del Museo ci sono 25 anni di mostre in Sicilia. Ho scelto Catania perché è la città dove ho vissuto maggiormente – studi, militare, famiglia, figli, etc. – e che mi ha sempre accolto favorevolmente con le mie mostre precedenti. Ho raggiunto un accordo triplice: Regione Sicilia, Città Metropolitana di Catania e L’Associazione “Club Internazionale della Penna Stilografica” che presiedo. Ognuno ha fatto la propria parte affinché si realizzasse questo Museo. Io personalmente ho contatti con collezionisti di tutto il mondo. Gli strumenti esposti al Museo sono tutti di mia proprietà!”

Elementi in collezione ed esposti nel museo

R.B.: Vedi nel museo un’opportunità di valorizzazione, e quindi di una futura rivalutazione anche economica della collezione?

S.P.: “Non ho mai visto un interesse economico anche perché non sono mai riuscito ad accantonare una lira prima e un euro dopo. Il collezionismo, a certi livelli, è una passione molto costosa e impegnativa. Gli antichi strumenti, oggetti e penne stilografiche “integre e funzionanti”, si rivalutano nel tempo anche se conservate in un cassetto, quindi la rivalutazione è storia a sé.

Il Museo l’ho realizzato per il piacere di condividere con tutti la mia raccolta, la mia collezione già questo per me è la massima soddisfazione. Dopotutto è stato sempre il mio desiderio sin da ragazzo quando portavo a scuola le penne più belle per mostrarle ai compagni di classe. La mia collezione si rivaluta nel tempo come tutte le collezioni del mondo”.

R.B.: Un museo che quindi non è solo un’occasione espositiva, ma diviene, nelle vostre intenzioni, un vero e proprio polo culturale, dove non solo organizzare altre mostre temporanee, ma in cui tenere eventi, dibattiti, conferenze sul tema dell’arte e del collezionismo più in generale...

S.P.: “Il Museo nasce all’interno di un Centro Culturale Fieristico “Le Ciminiere” di Catania. All’interno delle Ciminiere ci sono altri Musei: Il Museo dello Sbarco in Sicilia 1943, Il museo del Cinema e la Mostra Carte geografiche. È mia intenzione organizzare eventi e corsi all’interno del Museo tutti dedicati alla scrittura e alla calligrafia, studi e corsi. 

Penna stilografica della collezione Panebianco

R.B.: Una cosa che mi ha sempre colpito (positivamente) di te è che, al contrario della maggioranza assoluta dei collezionisti, non hai mai avuto alcun timore a mettere in mostra la tua collezione, ad esporla. Non hai mai avuto paura che certi pezzi particolarmente importanti potessero rovinarsi? Se sì che accorgimenti hai messo in atto.

S.P.: “È vero che ho il piacere di condividere con tutti i miei gioielli, ma è anche vero che sono sempre io a prendere le giuste precauzioni. Non è facile sottrarre a me una penna. In merito agli accorgimenti devo dire che sono diversi tutti mirati alla conservazione nel tempo dello strumento e sono diversi perché diversi i materiali di costruzione nella storia dello strumento di scrittura. Ad esempio: la piuma d’oca o le penne di uccello hanno una conservazione diversa da una penna stilografica in ebanite o in oro o in celluloide…”

Un momento dell’inaugurazione del “Museo degli antichi strumenti di scrittura” a Catania

R.B.: Personalmente pensi che esporre la propria collezione sia un’opportunità per conservarla meglio rispetto che tenerla nelle mura domestiche oppure non vi trovi differenze in questo senso…

S.P.: “Non so rispondere a questa domanda perché non ho mai conservato la mia collezione. Penso che la mia sia una collezione che ha girato parecchio negli ultimi 30 anni. Ho un’innata la voglia di condivisione”.

R.B.: In conclusione cosa ti aspetti da questa esposizione permanente e quali sono le tue aspettative di collezionista per il futuro…

S.P.: “Mi aspetto gratificazione e condivisione da parte di tutti e soprattutto il piacere di trasmettere alle future generazioni cultura, storia e artigianato. In merito alla collezione sono certo che non smetterò mai la ricerca del pezzo più raro. Il Museo è nato con l’obiettivo educativo e didattico e soprattutto sarà vivo, in continuo movimento intendo dei pezzi esposti”.

Roberto Brunelli
Roberto Brunelli
Forlivese, classe 1972, autore e critico d'arte. Annoverato tra i massimi esperti della generazione anni ‘60 italiana ai quali ha dedicato “Anninovanta 1990-2015. Un percorso nell'arte italiana” presente nelle collezioni di prestigiose biblioteche, università e musei in tutto il mondo. Coautore di “Investire in arte e collezionismo” per cui è stato intervistato su Radio 24 prima da Debora Rosciani e Nicoletta Carbone nella rubrica “Cuore e Denari” poi da Debora Rosciani e Mauro Meazza nel programma “Due di denari” e da Marina Minetti su Radio 101; e di “Chi colora Nanù?” inserito al Salone del Libro di Torino 2017 all'interno della mostra "Children's Books on Art" che documenta il meglio dei libri d'arte mondiali per ragazzi.Nel 2011 è stato tra i promotori di ShTArt - Manifesto del collezionismo 2.0 e della omonima mostra tenutasi a Milano dal 25 marzo al 15 aprile.Ha curato la Mostra Pentapoli a Roma presso la Galleria Montoro 12 dall'11 febbraio al 19 marzo 2016 e a Torino presso Giampiero Biasutti – Studio d'Arte per il '900 le Mostre MIA's Mid-career Italian Artists dal 2 novembre al 2 dicembre 2017 e Italia's National Treasure Artists dal 3 novembre al 11 dicembre 2018 entrambe con catalogo bilingue italiano/inglese.

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