Era caldo quell’estate, molto caldo. E per quanto potessi essere piccolo (9 anni), i volti dei tre ragazzi autori della famosa “beffa di Modigliani” mi sono rimasti sempre impressi, così come li avevo visti nel bianco e nero un po’ sfocato della grande televisione nella casa dei miei nonni a Marina di Massa. Un ricordo vago, forse anche pilotato dalle tante volte in cui la stampa è tornata nel tempo a riparlare di quello che accadde, ormai 33 anni fa, in quel di Livorno. Sì, perché la storia delle teste false di Amedeo Modigliani non si esaurì in quell’estate del 1984, ma ha avuto strascichi che arrivano fino ad oggi. Una storia contorta, che oltre a coinvolgere illustri esperti e critici d’arte, da Giulio Carlo Argan a Cesare Brandi – che un po’ ci persero la faccia dichiarandole autentiche -, ha in parte inciso anche sulla fortuna critica dello stesso Modigliani che, invece, avrebbe meritato maggior attenzione. Tanto che ancora oggi la tentazione degli studiosi è sempre un po’ quella di svicolare se viene richiesto un parere e il mercato – che nell’ultimo decennio ha riscoperto l’opera dell’illustre livornese – si difende trincerandosi dietro il buon vecchio Ceroni, l’unico catalogo generale ritenuto ancor oggi attendibile: o l’opera è lì dentro o di venderla non c’è sostanzialmente speranza, salvo possedere una documentazione talmente solida da fugare ogni dubbio sulla sua autenticità.
Una storia che, nel tempo, ha preso quasi i connotati della leggenda. Raccontata periodicamente dai vari media (l’ultimo è stato il Fatto Quotidiano qualche giorno fa), ma senza mai aggiungere elementi di particolare novità e confermando solo il solito copione. Per fare un po’ di ordine e gettare un po’ di luce sul Modigliani scultore e, soprattutto, sulla sua attività a Livorno, ci volevano allora un autore coraggioso (Maurizio Bellandi) e un editore altrettanto impavido (Sillabe) che con una buona dose di “incoscienza”, nel 2016, hanno arricchito la letteratura sul tema dando alle stampe il prezioso libro Amedeo Modigliani, le pietre d’inciampo. Un libro frutto di lunghi e certosini anni di ricerca; un libro-inchiesta che si legge come un noir, tra diari privati, documenti legali e indagini scientifiche.
Dalla struttura avvincente il libro di Bellandi ci conduce alla scoperta di una realtà fatta di leggenda – come quella delle statue che Modigliani avrebbe gettato nel Fosso Reale della città labronica – ma che rapidamente prende le tinte fosche di intrighi internazionali, sospetti, segreti, soldi e inimicizie. Sullo sfondo l’Italia fascista e la Seconda Guerra Mondiale, ma soprattutto un ricordo personale: quello di Piero Carboni, nonno dell’autore, che nel suo diario – ritrovato nel 2014 – racconta una storia incredibile. La storia delle vere teste che Amedeo Modigliani scolpì a Livorno nel 1909 e che, lungi dall’averle gettate in un fosso, sono state custodite per anni nel negozio di Roberto Simoncini che si trovava proprio davanti al laboratorio dell’artista e a cui Modigliani le affidò al momento di rientrare a Parigi. Quelle stesse teste che Carboni proteggerà negli anni del conflitto fino a quel fatidico 1984 che, come nei migliori thriller, rappresenta il colpo di teatro, l’accadimento che segna una brusca virata in quella che sembra una trama lineare. Lo scandalo internazionale che segue il ritrovamento delle tre teste nel fosso livornese, infatti, getta un’ombra anche sulle tre teste salvate da Carboni che, a questo punto, nessuno è più disposto a dichiarare autentiche sebbene indagini scientifiche e studi sembrino dimostrare il contrario. E qui mi fermo perché raccontare i finali non è cortese e l’unico consiglio è di leggere questo libro avvincente.
Un libro che magari non dà la risposta definitiva, che rimane sempre un po’ sullo sfondo; che solleva quesiti interessanti, che ci costringe anche a riflettere sullo stesso sistema dell’arte fatto di esperti che poi tanto esperti non sono, di pressappochismo, ma anche di tanta passione. La passione di coloro che si sono sempre battuti per distinguere il vero dal falso. E che sono convinti che dopo essere “inciampati” in delle pietre false, ci si può rialzare e andare avanti senza lasciarsi intimorire da un ambiente, come scrive l’autore, in cui talvolta «le opere autentiche devono essere false in modo da poter essere spacciate per buone quelle false»; da un caos in cui «vegetano indisturbati i disonesti con la compiacenza di una critica d’arte approssimativa e talvolta francamente impreparata».
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Titolo: Amedeo Modigliani. Le pietre d’inciampo
Autore: Maurizio Bellandi
Editore: Sillabe
Collana: Profili
Data: 2016
Prezzo di copertina: 20,00 €
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