Con la primavera si intensifica l’attività espositiva delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea. Tantissime le mostre che stanno aprendo e che sarà possibile visitare nelle prossime settimane, per un palinsesto la cui qualità media crea non poche difficoltà di selezione.
Anche questo mese, abbiamo cercato di distillare gli appuntamenti secondo noi imperdibili. Iniziamo da Gli uomini delle scintille, la seconda mostra personale di Cristiano Tassinari negli spazi della Ncontemporary di Milano. Con questo nuovo progetto l’artista ripercorre alcuni aspetti del suo rapporto con il padre mettendo esso nel contesto dell’immagine complessiva degli uomini nell’arte.
La ricerca di Tassinari ha sempre avuto una forte componente autobiografica. Nelle opere si legge un profondo affetto verso la figura paterna, unito ad un’intima ostilità verso immagini idealizzate di mascolinità virile e patinata.
Due uomini che si baciano in un locale berlinese, un bambino nudo che gioca – o forse uccide – un’oca, Davide e Golia, la testa di un’antica statua che rappresenta Giuseppe, l’archetipo di un padre. Tutti questi personaggi, dipinti da Tassinari, non solo rimescolano la semantica del rapporto padre-figlio, ma creano una nuova narrazione attorno alla rappresentazione maschile.
A Milano, la Dep Art Gallery ha da poco inaugurato la mostra Wolfram Ullrich. Opere 1987 – 2023 a cura di Gianluca Ranzi, oltre 30 opere, che ripercorrono le tappe principali della produzione artistica di Ullrich: dai “Tagli” su lastre in ferro di fine anni Ottanta, alle “Pieghe” in alluminio degli anni Novanta, fino alle complesse modulazioni geometrico-prospettiche in acciaio degli anni Duemila. Focus della mostra sarà l’opera monumentale che accoglierà i visitatori all’ingresso della galleria milanese.
Sempre a Milano, strati di pastello, rilievi di resina e inchiostro, sono gli ingredienti della pittura di Orodè Deoro, protagonista della personale Make Up! alla Other Size Gallery curata da Dario Giancane. Artista eclettico che si esprime attraverso il mosaico, la pittura e l’action painting, Deoro porta a Milano la recente produzione di ritratti su carta – dodici opere di medio e grande formato – i cui tratti espressionisti e drammatici raccontano un’epoca e un Occidente a un passo dal disfacimento.
A Torino, Mazzoleni propone la mostra Bianco Nero Colore Chiuso Aperto, dedicata alle ricerche tra forma e linguaggio di tre artisti che, percorrendo strade diverse, hanno esplorato il ricorso ad elementi segnici in grado di evocare – o condensare – in oggetti tangibili significati e riferimenti simbolici rilevanti. Nelle opere di Carla Accardi (1924 – 2014), Giuseppe Capogrossi (1900 – 1972) e David Reimondo (Genova, 1973) il segno assume senso e valore non solo per le comunità e il momento storico per le quali sono stati prodotti, ma – travalicando i limiti temporali – assurge a valore universale sia sul piano materiale che sul piano simbolico.
La Galleria Umberto Benappi di Torino dal 5 aprile prossimo ospita nei suoi spazi The image-creating Demiurge, a cura di Lóránd Hegyi. Tre gli artisti presentati in mostra: Jiří Georg Dokoupil, Giuseppe Gallo e Hubert Scheibl, esponenti del nuovo revival pittorico iniziato negli anni ’80, le cui opere restano tutt’oggi, anche a distanza di quattro decenni, vivide e autentiche.
Mentre i primi lavori di Jiří Georg Dokoupil testimoniano chiaramente tematiche politiche e socio-culturali influenzate da conflitti sociali e da tensioni politiche della società tedesca, l’opera di Giuseppe Gallo rappresenta un atteggiamento piuttosto introverso e poetico, basato sulla rivalutazione della grande tradizione dell’artista-pensatore del Manierismo italiano.
L’opera di Hubert Scheibl si sviluppò invece negli ambienti intellettuali austriaci nei quali i discorsi politici sembravano influenzare meno le discussioni artistiche generali, e l’orientamento dei giovani artisti si concentrò probabilmente più sulle questioni secolari del dilemma centro/periferia che sulle dispute politiche attuali.
La Galleria L’ARIETE artecontemporanea di Bologna propone, fino al 15 aprile, una mostra dedicata all’ultimo inedito ciclo di opere di Gabriele Lamberti dedicate al Coniglio Nero – figura polimorfa scaturita dall’immaginario ludico e pungente dell’artista – che ‘entra’ in immagini di opere appartenenti alla storia dell’arte modificandone il senso e caricandolo di ambiguità e ironia. Un trickster, spiritello errante che – come Pan nelle mitologie classiche mediterranee e Puck nelle nordiche – si diverte a confondere le certezze che governano le relazioni fra gli esseri umani.
Ancora a Bologna, dal 6 aprile prossimo, LABS Contemporary Art presenta Black Box, personale dell’artista slovacco Milan Vagač. La mostra espone una selezione di opere inedite nate dalla riflessione sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia. Al centro della mostra, la serie Gizmo che fa riferimento al concetto di “scatola nera” richiamata nel titolo. Gizmo è un termine che viene utilizzato per indicare un dispositivo o una macchina che svolge un particolare compito, di solito in un modo nuovo ed efficiente ma di cui non si conosce il vero nome. L’artista attraverso il medium pittorico realizza superfici illusorie di dispositivi astratti mostrando strati e meccanismi nascosti: lo spettatore rimane affascinato dalla struttura del dipinto grazie all’uso della trasparenza delle tele e all’ossatura del telaio in legno.
Spostandoci a Firenze, la Galleria Il Ponte ospita fino al 12 maggio la mostra Guy Massaux. Opere 1987-1999 parte prima, a cura di Andrea Alibrandi. Il percorso della mostra si snoda attraverso disegni a carboncino di grande formato (1987),
collage inchiostro di china e acrilico (1989), grandi carte su tela (1994), disegni su lucido (1995-1997), cassette-oggetti-quadri in alluminio e vernice colorata (1999). L’opera di Guy Massaux si colloca nell’orbita di un minimalismo che si muove verso il concettuale in modo simile a quello di Sol Lewitt, per esempio, in particolare nel comune orientamento di entrambi gli
artisti verso il disegno.
A Roma, Francesca Antonini Arte Contemporanea presenta Assolo #4. Opere su carta, quarta tappa del progetto dedicato a un artista ospite che questa volta vede protagonista Andrea Fontanari (Trento, 1996) in una personale realizzata in collaborazione con Boccanera Gallery, Trento. Per l’occasione Fontanari ha realizzato un nucleo di lavori accomunati dallo stesso supporto: la carta. Catturando e collezionando momenti appartenenti alla sfera della quotidianità, l’artista invita a soffermarsi su ciò che è ordinario per decifrarne le diverse possibilità, apparentemente nascoste da attimi qualunque.
Rimanendo a Roma, la Galleria Lorcan O’Neill ospita presenta The Planetary Garden, mostra personale di Pietro Ruffo con nuovi lavori che riflettono sull’evoluzione umana e le nostre interazioni con la Terra. Dalla fine degli anni Novanta, lo studio di Ruffo ha esaminato alcune delle questioni sociali più urgenti del nostro tempo, dall’eredità del colonialismo e dell’imperialismo europei alla crisi dei migranti degli ultimi due decenni. Con The Planetary Garden l’artista continua la sua esplorazione del rapporto dell’uomo con il mondo naturale e dell’impatto delle attività umane sul clima.