In realtà non c’è nient’altro da aggiungere. Anche perché la questione è stata già ampiamente dibattuta nella cronaca. Ma ribadire, prima che se ne dimentichi, che il Re Nudo in questione è ancora una volta il nostro provincialismo è un esercizio di memoria che non bisogna tralasciare.
La faccenda è nota a tutti: durante la visita del presidente Iraniano sono state coperte, e velate, alcune statue, ree di nudità, che, nella mente illuminata da provincialismo da Napoloni di qualcuno, ha fatto temere potessero offendere la vista di Rouhani. Ora, poco importa che In Iran le raffigurazioni di nudi artistici sono presenti da secoli e non censurate. Che numerose sculture di donne senza veli sono conservate al Museo Nazionale di Teheran, e che l ’Ercole di Bisotun (148 a.C.) è una figura maschile, nuda, di grandi dimensioni, e che a Persepoli sono presenti bassorilievi e sculture con corpi poco coperti. Poco importa anche che nella Cattedrale armena di Esfahan gli affreschi con le scene dell’inferno ritraggono donne senza vesti, ugualmente presenti anche nel Palazzo di Sad Abad e nei dipinti di Borujerdi House, a Kashan.
Infine, non è nemmeno rilevante che In Iran, inoltre, è conservata la più grande collezione di arte occidentale al di fuori dell’Occidente. Nata tra gli anni Sessanta e Settanta per volere dello Scià Reza Pahlavi e della sua terza moglie, Farah Diba, accoglie anche quadri raffiguranti nudi come il celebre “Two figures lying on a bed with attendants” di Francis Bacon, “Il pittore e la modella” di Pablo Picasso, un Willem de Kooning in seguito venduto e che su decisione del governo di Rohani il corpus della collezione sarà esposto, per la prima volta al di fuori dell’Iran, a Roma nel 2017.
Ciò che invece è rilevante, importante, inammissibile e che mostra ancora una volta (dopo le barzellette, l’inglese da scuola elementare e i litigi sui Rolex) che l’Italia ha bisogno di seri rappresentanti è che questo è un atteggiamento servile.
Non importa dunque che bastava farsi un giretto su Wikipedia: quello che conta è che la libertà di espressione artistica non può essere oggetto di un governo centrale, soprattutto se lo stesso Governo si erge contro quei sistemi che minacciano la libertà di espressione (quando deve spendere qualche soldino in più per favorire l’industria bellica).
Si badi bene: non è un discorso di rivalità tra culture. Il rispetto è la base di ogni dialogo, ed è alla base dello sviluppo di valori che sono imprescindibili per la vita umana. Ma il rispetto verso l’altro, non può che derivare dal rispetto di se stessi. E l’Italia, ancora una volta, ha mostrato di non essere all’altezza di se stessa, di non rispettare la propria cultura, le proprie rappresentazioni. Quasi fosse l’opposto di Maya, quel velo più che coprire, ha mostrato con candore l’atroce condizione della nostra cultura.