Dopo una lunga battaglia da parte di gallerie d’arte e operatori del settore, la riduzione dell’iva sulle opere d’arte diventa realtà. In particolare, durante la riunione del Consiglio dei Ministri dello scorso 20 giugno, il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli ha confermato la scelta dell’esecutivo di introdurre l’aliquota IVA ridotta al 5% sulle cessioni domestiche di oggetti d’arte effettuata da soggetti diversi dall’autore, dai suoi eredi o legatari.
Tale provvedimento atteso da più parti pone fine ad una anomalia che vedeva l’Italia applicare un’aliquota del 22% molto più elevata di Francia e Germania- con aliquote fissate rispettivamente al 5,5% e al 7% – creando una forte disparità di trattamenti fiscali delle compravendite di oggetti d’arte e antiquariato all’interno del mercato unico europeo.
Sulla base di quanto riportato da Nomisma l’abbassamento dell’IVA potrebbe determinare una crescita del fatturato del comparto fino a 1,5 miliardi di euro nell’arco di tre anni, con un impatto economico complessivo stimato in 4,2 miliardi di euro.
Al contrario, mantenendo l’aliquota al 22%, il settore rischiava di perdere fino al 28% del fatturato, con punte del -50% per le piccole gallerie e potenziali ripercussioni per tutti i professionisti coinvolti: antiquari, galleristi, case d’asta, collezionisti, restauratori, trasportatori specializzati, artigiani, assicuratori e artisti.
La normativa prima della modifica
Prima dell’intervento dello scorso 20 giugno la normativa prevedeva come le cessioni di oggetti d’arte e da collezione sono soggette ad IVA con aliquota ordinaria ossia al 22%.
Tuttavia, il n. 127-septiesdecies della Tabella A, Parte III, allegata al DPR 633/72 avevo previsto l’applicazione dell’aliquota agevolata del 10% nei seguenti casi:
- importazioni di oggetti d’arte, da collezione o di antiquariato, indipendentemente dallo status dell’importatore (privato, rivenditore, casa d’asta, ecc.); in tal caso, l’aliquota agevolata è applicabile soltanto all’atto dell’importazione di detti beni, non anche alle successive rivendite interne, che sono invece soggette ad aliquota ordinaria;
- cessioni interne di oggetti d’arte quando vengono effettuate direttamente dagli autori delle opere ovvero dai loro eredi o legatari.
Pertanto, al di fuori dei casi riportati si applicava l’iva ordinaria del 22%.
La nuova aliquota al 5%
Come annunciato dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’aliquota IVA ridotta al 5% dovrebbe applicarsi sulle cessioni domestiche di oggetti d’arte effettuata da soggetti diversi dall’autore, dai suoi eredi o legatari.
In altre parole, verrebbe unicamente modificata quella ordinaria del 22% che passerebbe al 5% mentre rimarrebbero agevolate al 10% le importazioni e le cessioni effettuate direttamente dagli autori.
Un passo importante è stato effettuato per sostenere un mercato dell’arte che ha sofferto la concorrenza dei paesi europei con l’applicazione di un’iva nettamente superiore rispetto ai mercati più prossimi.
L’auspicio è che sia solo il primo intervento verso la creazione di un sistema fiscale più equo e stabile per l’intero comparto della cultura, a partire dalla tassazione delle plusvalenze effettuate dalla cessione di opere d’arte.