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La Black Light Art e Mario Agrifoglio

del

La storia della Black Light Art si lega, inevitabilmente, con quella della luce nera, conosciuta anche come lampada di Wood o, più semplicemente, luce ultravioletta.  Introdotta da Robert Williams Wood nel 1903, cominciò ad avere una diffusione, limitata, con lo sviluppo dei bulbi da parte di William H. Byler nel 1935. Usata unicamente in settori di nicchia, quale la rilevazione di tracce di sangue o il riconoscimento delle monete false, ha avuto una diffusione esponenziale dagli anni Novanta grazie alla sua introduzione nel mondo dello spettacolo e giovanile (discoteche, pub, ecc.) e grazie all’uso nei centri per l’abbronzatura.

Il fisico statunitense Robert Williams Wood
Il fisico statunitense Robert Williams Wood

Come vedremo prossimamente, negli ultimi anni la luce nera sta conoscendo un’applicazione sempre più ampia anche nel mondo dell’arte, in particolare tra gli artisti  legati alla pop art giovanile, alla street art, alla body art e alle varie derivazioni dei movimenti influenzati dalla Light Art.

Cercando nel passato testimonianze ed espressioni connesse all’uso della luce nera ci siamo già imbattuti nelle sperimentazioni di  Lucio Fontana che “mosso dallo slancio di modernità, nel 1949 realizzò alla galleria del Naviglio un’opera emblematica: l’Ambiente spaziale a luce nera, in cui una serie di elementi fosforescenti e fluttuanti sono appesi al soffitto dello spazio espositivo completamente nero”.

Ricostruzione dell'Ambiente spaziale a luce nera (1948-49) di Lucio Fontana realizzata per la retrospettiva attualmente in corso al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris
Ricostruzione dell’Ambiente spaziale a luce nera (1948-49) di Lucio Fontana realizzata per la retrospettiva attualmente in corso al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris

Negli Stati Uniti, invece, troviamo tracce dell’impiego della luce nera nell’ambiente psichedelico della fine degli anni Sessanta (1967-1969). Per trovare una sperimentazione seria e continuativa della luce nera in ambito artistico si deve, ancora una volta, tornare in Italia dove, dagli anni Settanta, è attivo Mario Agrifoglio, artista che fece dell’uso della Black Light, dello studio della sua lirica e, infine, della sua fenomenologia in senso più ampio, il centro della propria ricerca artistica, arrivando a descrivere una personale linea teorico-filosofica in grado di porsi in contrapposizione con la visione scientifica standard del colore.

 

Mario Agrifoglio

 

Nato a Santa Margherita Ligure nel 1935, Mario Agrifoglio iniziò, alla fine degli anni Sessanta, ad esplorare le tematiche legate al fenomeno della luminescenza e della fosforescenza, arrivando a definire una tecnica personale di dominio dei fenomeni di metamerismo intra-luminosi, controllando pienamente le variazioni di colore al variare della fonte luminosa.

Partendo dalla premessa che il colore è armonia di per sé, indipendentemente da ciò che la pittura lo porta a rappresentare, Mario Agrifoglio è giunto a stabilire le leggi che determinano la composizione in un insieme di forme libere, armonizzate dai rapporti derivanti dal potenziale elettromagnetico del colore. Si ha così una compensazione tra forma e colore in obbedienza a stimoli fantastici suggeriti dallo stato d’animo e dall’estro creativo dell’artista. Di qui il termine “Compensazionismo” che Agrifoglio ha coniato per la sua pittura.

Mario Agrifoglio, 1972, prime esperienze luminescenti: a sinistra l'opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.
Mario Agrifoglio, 1972, prime esperienze luminescenti: a sinistra l’opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.

Per descrivere le opere di Mario Agrifoglio occorre introdurre alcuni neologismi che rappresentano il controllo di una superficie colorata sotto luce naturale, nella variazione multipla, passando alla luce ultravioletta (è il caso di Wdivergenze del 1982)

Mario Agrifoglio, Wdivergenze Rosse, 1982: a sinistra l'opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.
Mario Agrifoglio, Wdivergenze Rosse, 1982: a sinistra l’opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.

In altri casi, invece,  ci troviamo davanti a sperimentazioni che giocano sulla riduzione ad un colore determinato sotto luce nera di una moltitudine di superfici diversamente colorate sotto luce solare (come nel caso di Wconvergenze del 1992).

Mario Agrifoglio, Wconvergenze rosse e blu , 1992: a sinistra l'opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.
Mario Agrifoglio, Wconvergenze rosse e blu, 1992: a sinistra l’opera illuminata con luce solare e, a destra, illuminata con luce nera.

Il suo controllo completo della lirica del cambiamento lo portò a definire e a proporre una sua teoria di respiro più ampio dello stesso ambito pittorico invadendo la filosofia e la fisica teorica.

Nella realtà odierna, con migliaia di ambienti adatti alla rappresentazione dei fenomeni di fosforescenza e luminescenza che stanno nascendo in tutto il mondo, decine di artigiani e artisti hanno ricominciato ad esplorare questo cammino espressivo a cavallo tra scienza ed arte. In realtà la mancanza teorica e la difficoltà tecnica connessa a questi fenomeni riduce, ancora oggi, la maggior parte di loro ad usare effetti già espressi nelle opere di Agrifoglio dei primi anni ’70.


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