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Archivi e conservazione

del

Conservazione e restauro, nonostante sembrino argomenti così tecnici da riguardare solo gli operatori, dovrebbero interessare tutte le persone in possesso di almeno un’opera d’arte.

Prima di capire perché e come un archivio d’artista possa essere di supporto, è necessario chiarire la distinzione tra questi due termini, spesso erroneamente equiparati. Il restauro è infatti solo l’ultima fase della conservazione, e vi si arriva quando prevenzione e manutenzione non sono più sufficienti

Va chiarito, però, che l’intervento di restauro è comunque impattante e si dovrebbe quindi evitarlo il più possibile. Se necessario, andrebbe poi svolto correttamente, per evitare di intervenire sull’autenticità dell’opera, compromettendola e, di conseguenza, portando anche a un danno economico.

Si potrebbe pensare che, nei casi di artisti in vita, possa essere più facile rimediare ai danni, rivolgendosi direttamente alle mani dei loro creatori. Nulla di più errato, come già spiegato da Sara Stoisa, la quale chiarisce l’importanza dell’intervento oggettivo e scientifico dei professionisti, in grado di conservare l’autenticità di un’opera come un artista non sarebbe (fortunatamente!) in grado di fare.

L’archivio d’artista diventa così una fonte scientifica imprescindibile, dal momento che la conservazione nonriguarda solo la materialità, ma anche questioni storico artistiche e morali

Lo stesso Codice dei Beni Culturali, all’art. 29 primo comma, dichiara che l’intervento di conservazione ha come primo passaggio lo studio, perché si tratta di un’attività complessa che implica il coinvolgimento di molte competenze.

Gli operatori stessi devono anzi spesso confrontarsi e condividere eventuali progetti con l’archivio, per essere sicuri di operare nel rispetto dell’autenticità e dei diritti morali dell’artista

L’ideale sarebbe poi condividere con essi, anche da privati, report aggiornati in merito alle operazioni svolte sulle proprie opere, per evitare l’insorgere di contenziosi; senza dimenticare, inoltre, che anche le fasi di restauro sono dei momenti di profonda analisi delle opere e possono essere preziose opportunità di avanzamento storico artistico, di cui abbiamo già analizzato il peso economico.  

Uno dei documenti che più spesso fanno parte del corredo di un’opera in archivio è infatti il Condition Reportil quale ne attesta lo stato conservativo. Viene prodotto però anche da altri operatori nel settore nelle più disparate occasioni, come per una vendita, un’esposizione o semplicemente un trasferimento. 

Redigere questa tipologia di documento è infatti fondamentale in qualunque fase di manipolazione dell’opera, per potersi tutelare e dimostrare di aver subito eventuali danni o di non averne causati. 

Anche il mondo del contemporaneo  non è quindi esente da queste problematiche, ma va sottolineato che soprattutto nel caso in cui si fosse in possesso di opere ritenute beni culturali, è sempre il Codice all’art. 30 comma terzo a dichiarare che I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione

Quando si acquista un’opera è quindi importante ricordarsi che non si dovranno affrontare solo le spese di acquisizione, ma anche quelle conservative e, eventualmente, di restauro, rivolgendosi ad archivi e professionisti specializzati in grado di poterne mantenere il valore storico artistico e, di conseguenza, economico.  

Marta Raffa
Marta Raffa
Marta Raffa è laureata in Storia dell’Arte Contemporanea e ha proseguito la sua formazione conseguendo un Master in Arts Management. Coltiva la sua passione per la scena contemporanea e i diversi linguaggi artistici, lavorando nel settore degli archivi d’artista, dei festival di arti performative e nell’editoria specializzata.

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